Zeep torna sulla scena musicale italiana con il singolo Come la sindrome di Peter Pan: un brano, questo, scritto in un periodo molto complicato della sua vita ma che si è trasformato in note e parole. Il cantante ci ha parlato della sua esperienza con i ragazzi di Amici – per cui ha scritto alcuni brani – e di tutti i suoi sogni.
Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
E’ nato quando ero molto piccolo: avevo 5/6 anni e mi esibivo spesso davanti alla mia famiglia. Scrissi una canzone all’epoca e la facevo ascoltare a tutti. Che questa sarebbe stata la mia strada, l’ho capito dopo, quando ho iniziato ad approfondire lo studio della musica.
Hai recentemente collaborato alla stesura di alcuni singoli per i ragazzi di Amici. Com’è stata questa esperienza e cosa ti ha insegnato più di tutto?
Ho iniziato a scrivere brani per altri insieme ai ragazzi di Culto, autori di Torino che ho avuto modo di conoscere. C’è stata così la possibilità di scrivere brani per Alex Bella, e lui mi ha proposto di scrivere per i ragazzi di Amici. Sono infatti stati l’autore delle canzoni di Deddy e Luigi Strangis. E’ stata una bella esperienza, che mi ha permesso di immedesimarmi nelle vite di altri artisti e di interpretare il suono e il modo di parlare.
Parliamo del tuo nuovo singolo Come la sindrome di Peter Pan: dove nasce l’idea per questo brano?
E’ nato in modo molto spontaneo, come tutto quello che scrivo. E’ nato in un momento molto caotico della mia vita dovuto al cambio di lavoro e alla fine di una relazione. Era un periodo in cui mi stavo autoanalizzando, e ho così pensato “questo vuol dire crescere?“. Poi tutto è sfociato in questo brano.
Parlando invece del tuo EP “Mare Mosso, Maremoto”, qual è il significato principale che vuoi trasmettere con questo progetto?
È tutto molto autobiografico; non c’è un messaggio di fondo ma c’è la necessità di raccontarmi. Racconta un percorso di crescita musicale e personale, racconta la sfera emotiva, l’amore, la crescita, le relazioni.
Come ti sei approcciato a questo genere musicale? Chi sono stati i tuoi maestri musicali?
Ho iniziato facendo rap: il mio background è urban. Ascoltavo rap per un periodo, poi c’è stata la possibilità di avere una chitarra, provare a imparare due accordi e ho iniziato a scrivere un po’ per gioco. Mi è piaciuto, e ho pensato di provarci. Ho avuto tanti riferimenti musicali tra cui i cantautori italiani e i pionieri dell’indie italiano (come Calcutta, Franco 126, Carl Brave).
Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Il primo passo è quello di far uscire l’EP che conterrà degli altri singoli. Ci sono inoltre in ballo ancora un po’ di canzoni che ho scritto per altri artisti.