Imitatore, cantante e cabarettista
Facebook: Leonardo Fiaschi
Sito Web: Leonardo Fiaschi
Oggi è con noi l’imitatore, cantante e cabarettista, ormai celebre volto della televisione italiana, Leonardo Fiaschi.
Leonardo inizia il suo percorso artistico in varie trasmissioni televisive regionali. Frequenta il Laboratorio Zelig di Firenze. Nel 2009 approda a Radio R101, dove tuttora lavora nel programma mattutino di successo “La Carica di 101” con Militello, Cavallone, Sara e Sironi.
Negli anni partecipa a diversi programmi televisivi, “Cercasi comico disperatamente” e “Comicittà” con Paolo Ruffini (Comedy Central), “Festa Italiana” condotto da Caterina Balivo (Rai 2), “Speciale Calciomercato” di e con Alessandro Bonan (Sky), “Striscia la Notizia” (Canale 5), “Di Che Talento Sei” di Maurizio Costanzo (Rai 3), “Italia’s Got Talent” (Canale 5) Edizione 2013 dove è approdato alla finalissima. 2014 Colorado, con i personaggi “Gordon Ramsay e Marco BERRY”., nel 2015 Le iene Presentano Scherzi a Parte con i famosi scherzi a Pupo e a Paolo Brosio.
Nel 2016 fa parte del programma di successo di Carlo Conti ” Tale e Quale Show” su Rai 1
Si alterna in partecipazioni teatrali ad opere classiche come Pirandello, Baricco e Shakespeare al Cabaret vero e proprio ( “Tutti i Fiaschi della mia vita” di e con Leonardo Fiaschi), passando per progetti originali come il Talk Show Teatrale “Parolando” con Paolo Ruffini.
Lasciamo la parola a Leonardo Fiaschi con l’augurio di proseguire in questo meraviglioso percorso.
D: Come si definisce Leonardo Fiaschi nella vita quotidiana?
R: Nella vita quotidiana, mi piace separare il lavoro dalla sfera privata. Leonardo è quello della vita normale, Leo è quello del lavoro. Non trovo una parola per definirmi, sicuramente sono un sognatore. Nella vita quotidiana faccio altre due cose, quindi mi piace staccare totalmente dal lavoro che faccio.
R: Nella vita quotidiana, mi piace separare il lavoro dalla sfera privata. Leonardo è quello della vita normale, Leo è quello del lavoro. Non trovo una parola per definirmi, sicuramente sono un sognatore. Nella vita quotidiana faccio altre due cose, quindi mi piace staccare totalmente dal lavoro che faccio.
D: Hai sempre desiderato diventare comico? Cosa ti ha sempre affascinato di questo mondo?
R: Da piccolo ero totalmente l’opposto: odiavo il calcio, odiavo la musica. Improvvisamente dalle scuole superiori ho iniziato a guardare la sera gli spettacoli di Panariello, poi sono diventato un fan di Fantozzi e delle commedie; io e i miei amici compravamo i suoi dvd per riguardarli tutti insieme. E’ stato un imprinting, mi rimanevano in testa le battute e tutto il resto. La scuola dei vecchi comici ci ha molto aiutato, per me è stato un dispiacere enorme aver saputo della scomparsa di Paolo Villaggio, perché io sono cresciuto insieme ai suoi film, e hanno aiutato a definire la mia passione.
R: Da piccolo ero totalmente l’opposto: odiavo il calcio, odiavo la musica. Improvvisamente dalle scuole superiori ho iniziato a guardare la sera gli spettacoli di Panariello, poi sono diventato un fan di Fantozzi e delle commedie; io e i miei amici compravamo i suoi dvd per riguardarli tutti insieme. E’ stato un imprinting, mi rimanevano in testa le battute e tutto il resto. La scuola dei vecchi comici ci ha molto aiutato, per me è stato un dispiacere enorme aver saputo della scomparsa di Paolo Villaggio, perché io sono cresciuto insieme ai suoi film, e hanno aiutato a definire la mia passione.
D: Come inizia la tua gavetta?
R: Il primo spettacolo a pagamento è stato in nave e avevo 17 anni, con Roberto Cipriani che era un animatore che chiamavo “pirata”, poiché essendo rasato indossava sempre una bandana. Poi ci sono state le tv locali, che mi davano la possibilità di fare nel periodo di “Sanremo” imitazioni di cantanti. Riguardando ora quelle esibizioni mi viene un po’ da ridere, perché vedo come ero concentrato a far bene la voce del personaggio, mentre ora sono più attento all’anima; è una cosa che con il tempo si apprende, anche grazie alle persone che attraverso le loro opinioni mi hanno aiutato.
R: Il primo spettacolo a pagamento è stato in nave e avevo 17 anni, con Roberto Cipriani che era un animatore che chiamavo “pirata”, poiché essendo rasato indossava sempre una bandana. Poi ci sono state le tv locali, che mi davano la possibilità di fare nel periodo di “Sanremo” imitazioni di cantanti. Riguardando ora quelle esibizioni mi viene un po’ da ridere, perché vedo come ero concentrato a far bene la voce del personaggio, mentre ora sono più attento all’anima; è una cosa che con il tempo si apprende, anche grazie alle persone che attraverso le loro opinioni mi hanno aiutato.
D: Nel 2013 partecipi ad Italia’s got talent. Cosa ricordi di questa esperienza?
R: E’ stata una bellissima esperienza. Mi è molto piaciuto l’ambiente, tra gruppo di lavoro, staff e concorrenti. Ricordo di uno scherzo che mi fecero gli autori, essendo io un iperattivo durante le esibizioni. Durante la finale, gli autori dissero a me e ai “Gemelli siamesi” che la trasmissione per noi era finita, perché il regolamento non prevedeva certi atteggiamenti. Feci quindi la valigia, senza capire il motivo, ma improvvisamente ci chiamarono sul palco di fronte a tutti gli autori che ridevano per lo scherzo ben riuscito. Prima mi infastidivo se le cose non andavano come volevo io, ma poi ho capito che l’importante era stare lì. L’anno scorso ad esempio a Tale e quale l’ho vissuta con più tranquillità e divertendomi, senza pensare molto alla classifica. La prima puntata di Tale e quale con l’imitazione di Francesco Gabbani andò benissimo e arrivai secondo, mentre la puntata successiva con Jovanotti arrivai ultimo e ho cominciato a vederla in maniera diversa; poi ho pensato a godermi il momento e da lì è andato tutto liscio.
R: E’ stata una bellissima esperienza. Mi è molto piaciuto l’ambiente, tra gruppo di lavoro, staff e concorrenti. Ricordo di uno scherzo che mi fecero gli autori, essendo io un iperattivo durante le esibizioni. Durante la finale, gli autori dissero a me e ai “Gemelli siamesi” che la trasmissione per noi era finita, perché il regolamento non prevedeva certi atteggiamenti. Feci quindi la valigia, senza capire il motivo, ma improvvisamente ci chiamarono sul palco di fronte a tutti gli autori che ridevano per lo scherzo ben riuscito. Prima mi infastidivo se le cose non andavano come volevo io, ma poi ho capito che l’importante era stare lì. L’anno scorso ad esempio a Tale e quale l’ho vissuta con più tranquillità e divertendomi, senza pensare molto alla classifica. La prima puntata di Tale e quale con l’imitazione di Francesco Gabbani andò benissimo e arrivai secondo, mentre la puntata successiva con Jovanotti arrivai ultimo e ho cominciato a vederla in maniera diversa; poi ho pensato a godermi il momento e da lì è andato tutto liscio.
D: Ti aspettavi di ricevere subito consensi da parte del pubblico?
R: Credo sia ancora presto, è un percorso lungo e mi ritrovo in una fase non facile, poiché non tutti riescono a riconoscermi. E’ un percorso lento ma bello; la notorietà tutta d’un tratto può essere anche traumatica. Io mi auguro un giorno di poter raggiungere i miei obiettivi, ma cerco di viverla molto tranquillamente, dandomi degli obiettivi anche con una scadenza, facendo scelte giuste al momento giusto, e sapendo dire anche di “no” se necessario. Gli errori vanno fatti perché non si possono ottenere grandi cose, solo così si può migliorare.
R: Credo sia ancora presto, è un percorso lungo e mi ritrovo in una fase non facile, poiché non tutti riescono a riconoscermi. E’ un percorso lento ma bello; la notorietà tutta d’un tratto può essere anche traumatica. Io mi auguro un giorno di poter raggiungere i miei obiettivi, ma cerco di viverla molto tranquillamente, dandomi degli obiettivi anche con una scadenza, facendo scelte giuste al momento giusto, e sapendo dire anche di “no” se necessario. Gli errori vanno fatti perché non si possono ottenere grandi cose, solo così si può migliorare.
D: Più recente è invece la tua partecipazione in “Tale e quale show”. In cosa pensi questa esperienza ti abbia arricchito?
R: Prima di “Tale e quale show” ho fatto un percorso con un mental coach di Salerno. Bisogna avere, oltre il talento, una grande strategia, utilizzare cioè la formula giusta nel momento giusto. Carlo Conti è un professionista pazzesco, che riesce perfettamente a gestire un team, dando importanza a tutti i ruoli presenti all’interno del programma, sapendo dosare serietà e scherzo. Mi ha dato consigli al momento giusto. Inoltre, il programma mi ha dato la possibilità di dare tutto me stesso lasciandomi andare. Se è tutto costruito, lo si nota ed è questa la principale caratteristica del programma. E’ il programma più bello che abbia fatto.
R: Prima di “Tale e quale show” ho fatto un percorso con un mental coach di Salerno. Bisogna avere, oltre il talento, una grande strategia, utilizzare cioè la formula giusta nel momento giusto. Carlo Conti è un professionista pazzesco, che riesce perfettamente a gestire un team, dando importanza a tutti i ruoli presenti all’interno del programma, sapendo dosare serietà e scherzo. Mi ha dato consigli al momento giusto. Inoltre, il programma mi ha dato la possibilità di dare tutto me stesso lasciandomi andare. Se è tutto costruito, lo si nota ed è questa la principale caratteristica del programma. E’ il programma più bello che abbia fatto.
D: La tua “Occidentali’s mamma” ha raggiunto milioni di visualizzazioni su Youtube. Ti va di raccontarci come nasce l’idea di questa canzone e cosa ti ha spinto a scegliere il tormentone vincitore dell’ultimo festival di Sanremo?
R: E’ nato tutto dalla scelta di imitare personaggi mai stati imitati o di renderli originali, in collaborazione del mio braccio destro Leandro. Dopo “Tale e quale”, è nata un’amicizia con Gabbani. Per quanto riguarda “Occidentali’s mamma” a me è venuta l’idea di riprendere Bart Becker, un ragazzo americano che riprende il videoclip originale cercando di avvicinarsi più possibile all’originale. La canzone deve essere un evergreen, non su un tema che può essere dimenticato. La mia idea era di farla sull’olio di palma, poi i ragazzi di Salerno, i “Villa per bene”, sono stati molto bravi, scrivendo il testo, al quale mi sono aggregato, ed è nata una fusione. Ci siamo completati. Il loro gruppo è formato da un regista, un cabarettista e un attore. Il video è andato molto bene, anche grazie a Francesco Gabbani che lo ha condiviso. Avevamo l’intenzione di instaurare progetti come questi con altri cantanti, come si fa in America. La parodia può far bene al video stesso della canzone originale.
R: E’ nato tutto dalla scelta di imitare personaggi mai stati imitati o di renderli originali, in collaborazione del mio braccio destro Leandro. Dopo “Tale e quale”, è nata un’amicizia con Gabbani. Per quanto riguarda “Occidentali’s mamma” a me è venuta l’idea di riprendere Bart Becker, un ragazzo americano che riprende il videoclip originale cercando di avvicinarsi più possibile all’originale. La canzone deve essere un evergreen, non su un tema che può essere dimenticato. La mia idea era di farla sull’olio di palma, poi i ragazzi di Salerno, i “Villa per bene”, sono stati molto bravi, scrivendo il testo, al quale mi sono aggregato, ed è nata una fusione. Ci siamo completati. Il loro gruppo è formato da un regista, un cabarettista e un attore. Il video è andato molto bene, anche grazie a Francesco Gabbani che lo ha condiviso. Avevamo l’intenzione di instaurare progetti come questi con altri cantanti, come si fa in America. La parodia può far bene al video stesso della canzone originale.
D: Cosa ci racconti in merito ai tuoi ultimi spettacoli “Tutti i Fiaschi della mia vita” e “Parolando”?
R: In “Tutti i Fiaschi della mia vita”, cerchiamo sempre di rinnovarci trovando nuovi spunti, creando anche attraverso il titolo un’aspettativa bassa. Stiamo vedendo di aggiungere personaggi, tormentoni, cercando di essere originali.
R: In “Tutti i Fiaschi della mia vita”, cerchiamo sempre di rinnovarci trovando nuovi spunti, creando anche attraverso il titolo un’aspettativa bassa. Stiamo vedendo di aggiungere personaggi, tormentoni, cercando di essere originali.
D: C’è un progetto nell’ambito dello spettacolo che speri di poter realizzare?
R: Noi siamo fan sfegatati di Jim Carrey; ho unito questa passione a dei miei studi spirituali legati allo sviluppo del subconscio sull’energia e abbiamo cercato di mescolare tutto insieme. Credo che si può riuscire a dare qualcosa di più. Noi ce la mettiamo tutta per dare qualcosa di buono. Se dovessi puntare a qualcosa di buono penso a Zalone, mi piacerebbe un percorso simile al suo, credo che il suo percorso sia stato calcolato, lui è bravissimo; anche Fiorello è un grande.
R: Noi siamo fan sfegatati di Jim Carrey; ho unito questa passione a dei miei studi spirituali legati allo sviluppo del subconscio sull’energia e abbiamo cercato di mescolare tutto insieme. Credo che si può riuscire a dare qualcosa di più. Noi ce la mettiamo tutta per dare qualcosa di buono. Se dovessi puntare a qualcosa di buono penso a Zalone, mi piacerebbe un percorso simile al suo, credo che il suo percorso sia stato calcolato, lui è bravissimo; anche Fiorello è un grande.
D: Quali sono i tuoi futuri progetti?
R: Mi piacerebbe arrivare al cinema, essendo un collezionista di film; a volte mi ritrovo ad avere il doppione. Sono l’unico livornese a non aver lavorato con Virzì; mi piacerebbe molto collaborare con lui. Credo che abbia le capacità di arrivare all’oscar. Il cinema rimane il mio sogno più grande, oppure mi piacerebbe parlare in una conferenza internazionale con tanto pubblico. Più che sogni, reputo questi degli obiettivi ai quali si può mirare.
R: Mi piacerebbe arrivare al cinema, essendo un collezionista di film; a volte mi ritrovo ad avere il doppione. Sono l’unico livornese a non aver lavorato con Virzì; mi piacerebbe molto collaborare con lui. Credo che abbia le capacità di arrivare all’oscar. Il cinema rimane il mio sogno più grande, oppure mi piacerebbe parlare in una conferenza internazionale con tanto pubblico. Più che sogni, reputo questi degli obiettivi ai quali si può mirare.
Ringraziamo Leonardo Fiaschi per la sua collaborazione e per il tempo che ci ha donato, augurandogli di continuare a sorprenderci e a sorprendersi.
Intervista realizzata da Manuela Ratti