Vincenzo Incenzo è tornato sulla scena musicale italiana con il nuovo album Comizi d’amore, che riprende tutto il suo percorso artistico nei 30 anni di carriera che ha da poco festeggiato. Il cantautore ha infatti scritto per i più grandi artisti della musica italiana come Michele Zarrillo, Lucio Dalla, Sergio Endrigo, Renato Zero e moltissimi altri. Ce ne ha parlato in questa intervista.
Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
E’ un progetto che parte da molto lontano: a 17 anni ho avuto la fortuna di capitare in un locale romano che si chiamava Folk Studio, e che era un po’ il punto di riferimento di tutti i cantautori di quel periodo come De Gregori, Venditti, Rino Gaetano. Mi trovai quindi a suonare lì per una prima selezione, e il proprietario del locale mi coinvolse in grandi concerti. E’ partita così l’avventura che ha preso poi una direzione diversa con l’autorato; ho dato i miei scritti ad altri artisti fin quando Renato Zero ha deciso, quattro anni fa, di produrre un disco tutto mio.
Nel corso della tua carriera, hai collaborato con i più grandi artisti della musica italiana tra cui Renato Zero. Com’è lavorare con lui e cosa ti ha insegnato più di tutto?
Lavorare con questi artisti mi ha dato la possibilità di impossessarmi di codici importantissimi, di modelli non solo legati alla musica e alla scrittura ma anche alla vita. Quando si lavora con Renato Zero, si ha davanti a sé un’infinità di prospettive: lui è artisticamente sempre in movimento, non si pone mai dei confini o limiti, passa dalla canzone al teatro fino a un nuovo album. E’ una continua miniera di idee che diventa stimolante e che raddoppia le forze di chi gli sta accanto. E’ insomma stato sin dall’inizio una scuola fondamentale e un portatore di creatività.
Parliamo del nuovo album Comizi d’amore: dove nasce l’idea per questo progetto?
Avevo voglia di fare un nuovo album album dopo i primi tre, che in qualche modo guardasse anche quello che avevo fatto come autore. Ho registrato i vari concerti che ho fatto nella stagione precedente, e quello che mi piace di più di questo album è che le canzoni sono riportate nella loro condizione originale. C’è solo pianoforte o pochi strumenti; chi ascolta le può riscoprire così come sono nate. E’ un album che si sottrae a qualunque tendenza discografica, e non risponde a nessuna regola discografica. E’ un disco che ha un’autonomia perché abbraccia 30 anni di carriera.
Questo disco celebra appunto il tuo percorso musicale e artistico, sia come cantante che come autore di canzoni. C’è qualcosa che rimpiangi e che vorresti fare in futuro?
Mi è capitato di non considerare attendibile un progetto come autore, che invece si è rivelato molto importante. Mi proposero un artista, non colsi questa occasione e mi dispiace ancora oggi molto. Questo mi ha dato però lo stimolo per essere più attento a tutto; ho in seguito scelto con grande cura gli artisti con cui lavorare.
Come ti sei approcciato a questo genere musicale? Chi sono stati i tuoi maestri musicali?
Il mio riferimento fondamentale va alla grande lezione che mi hanno dato cantautori; mi formo su quella scuola lì: De Gregori, Battiato, Dalla. Sono stati per me punti di riferimento assoluti, sia sotto l’aspetto musicale ma soprattutto sotto quello letterario.
Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
A parte i concerti, inizieremo un tour di questo album partendo da Cortona e via via con altre date. Sono molto proiettato anche sul teatro: ci saranno tre grandi musical che stanno per prendere corpo. Realizzerò un musical francese che ha avuto un successo straordinario in Francia, e si baserà sul personaggio di Bernadette.