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Nuova scoperta della NASA (foto NASA) - kosmomagazine.it
La NASA ha scoperto tracce di vita in un luogo inaspettato: nessuno si aspettava di trovarle proprio su quel corpo celeste.
L’agenzia spaziale americana, grazie ai suoi programmi di esplorazione spaziale, continua incessantemente la ricerca di tracce di vita nello spazio, con particolare attenzione ai vari corpi celesti che orbitano nell’universo attorno alla nostra stella, il Sole. Nel corso degli ultimi decenni ha infatti inviato numerose sonde, rover e lander alla ricerca dei preziosi ingredienti della vita, che possano finalmente fornirci la prova definitiva dell’esistenza, passata o presente, di esseri viventi capaci di nascere, svilupparsi e procreare al di fuori del nostro pianeta.
Se riuscissimo a trovare una prova del genere, sarebbe una notizia straordinaria per tutta l’umanità. Per il momento, sulla base degli ultimi studi condotti dagli scienziati, si ritiene che possa esserci vita presente o tracce di antichi organismi viventi (come batteri o microbi), vissuti miliardi di anni fa, su alcune lune di Giove e Saturno e sul pianeta Marte.
Queste eventuali tracce di vita potrebbero quindi essere di due tipi: biofirme, ovvero segni chimici o fisici lasciati da organismi viventi, e ambienti abitabili, luoghi con condizioni che potrebbero supportare la vita. Il rover Perseverance della NASA, che dal 2021 lavora senza sosta su Marte, sta, ad esempio, cercando prove di acqua liquida, molecole organiche e altri indicatori di attività biologica passata o presente.
La scoperta di vita extraterrestre, anche microbica, avrebbe un impatto rivoluzionario sulla nostra comprensione dell’Universo e del nostro posto in esso. Inoltre, la ricerca di ambienti abitabili ci aiuterebbe a comprendere meglio i segreti della vita e come essa possa evolversi in ambienti differenti.
Gli ingredienti della vita trovati dalla NASA
Un team di scienziati, dopo aver studiato e analizzato la roccia e la polvere recuperate dall’asteroide Bennu grazie alla missione OSIRIS-REx, che ha prelevato campioni direttamente dall’asteroide e li ha portati sulla Terra, ha rivelato la presenza di molecole essenziali per la vita. Questi ingredienti suggeriscono la possibilità che la vita sulla Terra si sia formata anche grazie al contributo di questi corpi celesti, i quali, cadendo sul nostro pianeta, potrebbero aver trasportato gli elementi essenziali per la vita, favorendo lo sviluppo dei primi microbi e, successivamente, degli esseri viventi.
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Come descritto in dettaglio nell’articolo pubblicato su Nature Astronomy, tra le scoperte più importanti ci sono quelle relative agli amminoacidi (14 dei 20 utilizzati dalla vita sulla Terra per produrre proteine) e a tutte e cinque le basi azotate che la vita terrestre impiega per immagazzinare e trasmettere istruzioni genetiche nelle biomolecole più complesse, come il DNA e l’RNA.
Gli scienziati hanno anche trovato concentrazioni eccezionalmente elevate di ammoniaca nei campioni di Bennu. L’ammoniaca è molto importante per i processi biologici, perché può reagire con la formaldeide, anch’essa rilevata nei campioni, per la formazione di molecole complesse, come gli amminoacidi. Questi ultimi, quando si collegano in lunghe catene, formano proteine che sono alla base di quasi ogni funzione biologica nota.
Questi mattoni per la vita rilevati nei campioni di Bennu sono stati trovati in precedenza in rocce extraterrestri. Tuttavia, la loro identificazione in un campione incontaminato raccolto nello spazio supporta l’idea che oggetti che si sono formati lontano dal Sole potrebbero essere stati una fonte importante di ingredienti per la vita in tutto il sistema solare. L’articolo pubblicato dalla NASA potete leggerlo cliccando QUI.