Un violento terremoto, verificatosi nei pressi di un super vulcano, ha causato una frattura potenzialmente pericolosa per la popolazione.
Tra i 1.500 vulcani attivi, attualmente presenti sulla Terra, circa una ventina sono considerati estremamente pericolosi e letali per chi ci vive accanto. Tra questi possiamo citare l’Eyjafjallajökull dell’Islanda, il Popocatépetl del Messico, il Vesuvio e i Campi Flegrei dell’Italia, il Monte Fuji del Giappone, il Krakatoa dell’Indonesia o la famosa caldera di Yellowstone degli Stati Uniti. Tuttavia, esiste un altro super vulcano potenzialmente letale, che potrebbe rilasciare nell’atmosfera ben 2,6 gigatonnellate di CO2 (anidride carbonica) qualora si aprisse una frattura eruttiva.
Questa catastrofe di proporzioni apocalittiche – secondo i vulcanologi – causerebbe la morte di circa 4-5 milioni di persone che abitano nelle vicinanze dell’immensa struttura geologica.
Il vulcano più temuto al mondo
Uno dei super vulcani più pericolosi sulla Terra è senza dubbio il Nyiragongo della Repubblica Democratica del Congo (Africa), soprattutto perché si trova a soli 20 km dalla città di Goma e dal pericolosissimo lago di Kivu. E non solo: l’intera struttura geologica è posizionata a pochi passi dal confine con il Ruanda. Si tratta quindi di una situazione piuttosto rischiosa, poiché gli eventuali gas tossici rilasciati dal vulcano potrebbero uccidere milioni di persone. Quali sono allora le caratteristiche più importanti del Nyiragongo? Innanzitutto, è un monte alto 3.470 metri e situato all’interno del Parco nazionale dei Virunga. I vulcanologi lo considerano quindi uno dei vulcani più attivi e pericolosi al mondo, a causa della fluidità della sua lava e delle massicce emissioni di gas sprigionate dal suo lago.
Quest’ultimo, il temutissimo lago di Kivu, è infatti in grado di rilasciare enormi quantità di biossido di zolfo e di anidride carbonica qualora si aprisse una frattura eruttiva. Gli esperti affermano infatti che il lago custodisca circa 300 chilometri cubici di CO2 e 60 chilometri cubici di metano: questi corrispondono al 5% delle emissioni di gas serra emesse attualmente in tutto il mondo. Ciò che preoccupa maggiormente i vulcanologi è il fatto che l’ultima eruzione del Nyiragongo, verificatasi a maggio 2021, abbia generato uno sciame sismico particolarmente intenso (il terremoto più forte ha sfiorato una magnitudo 5). Gli ipocentri di questi terremoti, dopo aver toccato l’area del vulcano e la vicina città di Goma, si sono purtroppo direzionati verso il gigantesco lago di Kivu.
Ora, gli esperti temono che il violento sisma possa aver fratturato la zona e aperto un piccolo varco ai gas tossici sottostanti. La paura più grande è che si possa verificare la temuta “eruzione limnica”, la quale sprigionerebbe nell’aria una quantità enorme di anidride carbonica e di metano. Un qualcosa di simile è già successo in passato, precisamente nel 1986 sul Lago Nyon del Camerun. In quella circostanza, furono rilasciate circa 100-300.000 tonnellate di CO2, che invasero i villaggi vicini e uccisero 1.746 persone e 3.500 animali. Per quanto riguarda il lago di Kivu, gli ultimi studi hanno però tranquillizzato gli esperti, poiché gli ipocentri dei terremoti si sono verificati qualche chilometro sotto il livello del mare. Ciò significa che non avrebbero toccato la parte superficiale.