Un team di scienziati ha recentemente analizzato ben 26 mummie egizie, attraverso una serie di TAC e di radiografie. Ecco tutti i dettagli.
Uno dei metodi più utilizzati per studiare dettagliatamente le mummie dell’antico Egitto è quello di ispezionarle attraverso delle speciali radiografie o TAC. Queste ultime consentono infatti ai ricercatori di analizzare i delicatissimi e millenari corpi umani senza dover togliere le bende. Ricordiamoci che le mummie egizie sono dei cadaveri che hanno subìto un minuzioso processo di mummificazione, che è tuttora ancora avvolto dal mistero. Gli esperti devono quindi studiarle con una strumentazione moderna e all’avanguardia, senza però rischiare di danneggiarle.
Gli scienziati del Field Museum of Natural History di Chicago (USA), che si trova vicino al Lago Michigan, sono ad esempio riusciti a “vedere” cosa si nasconde sotto le bende delle mummie sfruttando una speciale tecnologia. Il team ha infatti utilizzato un CT scanner mobile per la tomografia computerizzata (TAC) e altri strumenti di ultima generazione.
Cosa ci dicono le TAC eseguite sulle mummie egizie
Nel mese di settembre 2024, lo staff del museo ha trasportato ben 26 mummie su dei speciali carrelli fino al laboratorio scientifico, affinché gli scienziati potessero eseguire le attesissime TAC. Questa tecnica di indagine radiodiagnostica, che consente di riprodurre immagini in sezione e tridimensionali dell’anatomia del corpo, ha prodotto migliaia di radiografie delle mummie e delle loro bare. I ricercatori, grazie all’enorme mole di dati ottenuti, hanno poi creato delle immagini 3D degli scheletri e dei manufatti presenti all’interno dei sarcofagi. L’obiettivo principale del team di scienziati del Field Museum of Natural History di Chicago è ovviamente quello di scoprire tutti i segreti legati alle pratiche funerarie degli antichi egizi, compreso ciò che ritenevano importante per la nuova vita nell’aldilà.
Dobbiamo però ricordare che l’elaborazione e l’analisi dei rendering 3D potrebbero richiedere fino a tre anni di lavoro, anche se le semplici radiografie prodotte dalle TAC hanno richiesto solamente quattro giorni. Tuttavia, è già possibile svelare qualche mistero: il processo della mummificazione durava ad esempio circa 70 giorni e comprendeva la rimozione degli organi interni, eccetto il cuore, poiché si pensava che fosse la casa dell’anima. Gli imbalsamatori usavano poi il sale per asciugare i corpi prima di avvolgerli con delle bende di lino, le quali potevano a volte contenere delle preghiere o degli amuleti protettivi.
Successivamente, si procedeva con una sepoltura cerimoniale per “inviare” la persona mummificata nell’aldilà. Gli organi interni rimossi durante il processo, venivano solitamente posti in vasi canopi e chiusi con un coperchio che ricordava uno dei quattro figli del Dio egizio Horus. Il fegato, ad esempio, veniva chiuso con un coperchio che simboleggiava Imsety, il Dio dalla testa umana; i polmoni erano invece “protetti” dal Dio Hapy, che aveva la testa di un babbuino.
Le recenti scansioni hanno però rivelato una sorpresa inaspettata: alcuni imbalsamatori reinserivano misteriosamente gli organi nelle mummie, precisamente all’interno di appositi pacchetti, che contenevano anche le statuette di cera “protettive” raffiguranti i figli del Dio Horus. E non solo: dalle radiografie si evince che le mummie hanno un’imbottitura nella trachea, per evitare che il collo collassasse nei secoli. I ricercatori hanno persino scoperto degli occhi artificiali posizionati nelle orbite oculari, affinché l’individuo potesse “vedere” nell’aldilà. Per approfondire l’argomento vi consigliamo di leggere l’articolo pubblicato dalla CNN. Per leggerlo cliccate QUI.