La modella, influencer e attivista Sunshine ha partecipato di recente all’80esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Un momento, quello, che custodirà per sempre e che le ha permesso di toccare con mano l’importanza del lavoro che sta facendo ormai da anni. Con una carriera ricca di esperienze alle spalle, il suo profilo Instagram vanta oggi la presenza di quasi 80 mila followers e lei è al timone di un’importante campagna di sensibilizzazione contro il bullismo e il cyberbullismo. Si è raccontata ai microfoni di Kosmo Magazine, a cui ha svelato qualcosa in più sul suo presente e sui suoi sogni futuri.
Sei una cosplayer, reporter di moda, modella, influencer. Cosa ti ha spinto a prendere questa strada?
Io nasco come fotomodella e modella: da ragazzina avevo iniziato a insinuarmi in Sardegna nelle agenzie di moda, ho fatto tanti corso di portamento e posing fotografico. Verso i 22 anni, mi sono invece addentrata nel mondo dei cosplayer. Ne ero già attratta da un giorno vidi per caso, a Cagliari, una locandina di un evento Giocomix. Era una Fiera del fumetto, e ho pensato di iniziare ad entrare in questo mondo. Da allora non ho più smesso e ho vinto diverse competizioni nazionali e internazionali. Dopo qualche anno, ho però iniziato a capire che la Sardegna stava risultando un po’ limitante dal punto di vista lavorativo e ho così lavorato fuori come modella, agganciandomi a queste realtà. Io sono alta 1.67 m, ho le mie forme ma ho sempre sofferto sin da piccola perché le agenzie chiedono spesso donne di 1.90 m.
I canoni sono adesso cambiati grazie al body positivity, ma all’inizio non era così. Questa cosa mi ha spronato ancor di più a migliorarmi, e mi sono per questo appassionata alla fotografia artistica. La fotografia è un altro mondo in cui mi rifugio, anche se negli ultimi è diventata una specie di giungla. Adesso c’è troppa spazzatura, soprattutto perché le modelle usano spesso Only Fans ed è diventata tutta una mercificazione. Ci tengo a precisare che sono per la libertà di pensiero, ma solo se ci sia la consapevolezza delle conseguenze e delle problematiche in cui si può incorrere. Questi portali sono stati la rovina del mondo fotografica e della cultura di tante ragazzine.
Non si può incentivare le nuove generazioni a un messaggio del genere: facendo così, stai dicendo che spogliarsi e vendere il proprio corpo è giusto. Vendere i contenuti pornografici è prostituzione online, e questo fenomeno si è riversato anche nella carriera di noi modelle e fotografi. Io, nel mio piccolo, sto provando a influenzare la massa anche dal punto di vista psicologico ed emotivo mediante una mia personale campagna di sensibilizzazione contro il bullismo, il cyberbullismo e la violenza psicologica.
Il cosplay è un mondo che hai scoperto nel 2012 e che ti ha permesso di vincere numerosi premi e riconoscimenti. Qual è la bellezza di essere una cosplayer? Cosa consiglieresti a coloro che vogliono intraprendere questo cammino?
Quello che consiglio è soprattutto divertirsi: con il cosplay puoi essere chi vuoi e ti diverti sempre nell’interpretare un personaggio. Puoi ispirarti a qualsiasi persona e replicare dal vivo le sue fattezze, il comportamento, il parlato. Puoi entrare in un personaggio e portarlo lì in mezzo alle persone. La soddisfazione più bella è vedere i bambini e i grandi che rivivono un sogno. Per chi vuole invece addentrarsi nel mondo professionale del cosplay, è chiaro che bisogna impegnarsi molto. E’ importante studiare i tipi di materiale e gli accessori, ma anche porre accuratezza nella scelta dei colori e avere cura dei dettagli massimi. Bisogna curare la sincronizzazione tra il parlato e il doppiaggio, ed è fondamentale il trucco sia per le donne che per gli uomini, in quanto si deve replicare sul proprio viso anche la più piccola ruga.
Sul web ti batti contro varie tematiche come il bullismo e cyberbullismo, la violenza fisica e psicologica. Degli argomenti, questi, di cui si parla ormai ogni giorno. Le cose, secondo te, stanno cambiando, anche se molto lentamente?
Sono molto sincera e schietta. Ormai è tutto a portata di clic, e il problema principale nasce dai social e dai media. No, secondo me le cose non stanno cambiando: anzi, stanno degenerando. Le persone lanciano dei messaggi sbagliatissimi: sui social ci sono tutte le età, e i giovani possono pensare che quella cosa sia corretta. Vedo inoltre tantissimi insulti sotto i posti di Vip, celebrità ma anche sotto i miei post, e non capisco perché si prendano la libertà di farlo. Le istituzioni non mettono in regola, e per me la cosa principale è educare le persone ad avere determinati comportamenti e al rispetto del prossimo.
Non è possibile che nel 2023 ci sia tanta misoginia, tanto disequilibrio tra uomo e donna, che venga giustificato uno stupro o un atto di bullismo. Io e il mio fidanzato abbiamo ad esempio un canale Youtube dove parliamo di queste tematiche, ma spesso la gente non interagisce molto: anzi, preferisce i soliti video trash che circolano in rete. Nel mio piccolo, cerco sempre di migliorare tutto questo e, secondo me, se continuiamo a divulgare iniziamo a far cambiare la visione alle persone che usano questi mezzi. L’importante è rieducare la gente.
Tra le esperienze più importanti, c’è stata sicuramente quella del Festival del Cinema di Venezia dove hai sfilato sul Red Carpet. Come ti sei sentita in quel momento e cosa hai provato?
Fino a ieri non avevo ancora realizzato bene cosa avevo fatto: ho sempre visto questo Red Carpet come qualcosa di impossibile. Vedevo queste persone bellissime e le guardavo con uno sguardo sognante, e non avrei mai pensato di trovarmi in questa situazione.
Qualche anno fa sono entrata nel mondo degli influencer: tra i miei obiettivi c’era anche proprio il Red Carpet di Venezia. Alla fine ce l’ho fatta: mi sono sentita tremare e alla fine ne ho fatti 5, di Red Carpet. Solo quando ho visto le foto mi sono resa conto di quello che avevo appena fatto. Penso di non essermi mai sentita così bella e così importante come in quel momento.
Cosa pensi del cinema attuale italiano?
E’ un po’ come l’ambiente musicale, ultimamente non ci stiamo migliorando e non stiamo dando dei grandi capolavori in giro. Odio la classica cinematografica italiana, come i cinepattoni, e ultimamente ho notato che ci sono questi film fondati sull’atto sessuale, sulla ragazza bella, e sono tutti uguali. Ho però assistito a Venezia alla prima di Io capitano di Matteo Garrone, e ho apprezzato il fatto che ci siano state tante tematiche importanti: integrazioni, temi sociali, lotta contro il razzismo e la discriminazione. Per la prima volta mi sono ricreduta e ho pensato: “Finalmente stiamo creando nel cinema italiano qualcosa di più importante“.
Ho apprezzato la mossa di Pier Silvio Berlusconi che ha voluto cambiare tutto; i programmi interessanti di Mediaset erano pochissimi. Ad esempio, il salottino di Barbara D’Urso l’ho sempre trovato un po’ troppo fastidioso per i miei gusti. Sarebbe invece bello integrare con dei programmi interattivi. Mi piacerebbe fare un salottino in tv dedicato proprio a queste tematiche sociali, che possano abbracciare tutto il pubblico con le loro esperienze. Ognuno di noi avrà una storia da raccontare, e tutti possiamo ritrovarci. Tra i miei sogni c’è anche quello: lavorare nell’ambiente televisivo e arrivare alla conduzione di una mia rubrica. Mi piacerebbe lavorare anche come reporter in tv e come opinionista per un programma sportivo.
Futuri progetti?
Presto ci sarà la Fashion Week dove andrò con il mio agente in veste di influencer e reporter, e intervisterò stilisti importantissimi. Ci sarà il Festival del Cinema di Roma e Sanremo. Il mio festival sta inoltre già progettando un’esperienza al Festival di Cannes.