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Il silenzio diventa spesso il nostro rifugio, l’unico momento in cui ci sentiamo davvero noi stessi ed entriamo in piena connessione con il mondo; aiuta ad allontanarsi da tutte le cose che ci circondano che sono superficiali o inutili, facendoci comprendere quello che di più profondo c’è. Il silenzio è quindi indispensabile non solo per conoscere meglio il mondo e le altre persone, ma soprattutto per conoscere noi stessi. E’ un rifugio, perché ci protegge da tutto quello che di negativo c’è facendoci cogliere solo l’essenza delle cose. Altri mezzi che come il silenzio ci fanno evadere per un attimo dal mondo esterno sono le forme d’arte, soprattutto la scrittura e la musica. La scrittura, infatti, permette di esprimere tramite un foglio e una penna tutte le nostre emozioni più nascoste, mentre la musica a volte sembra comprenderci più di quanto noi riusciamo a fare; una melodia può descrivere perfettamente non solo ciò che si sente ma anche ciò che siamo. La musica, la scrittura e il silenzio sono temi principali del romanzo “Silenzi messaggeri” scritto da Stefania Meneghella.
L’autrice è una ragazza di 21 anni e la sua passione per lo scrivere nasce sin da piccola, quando a soli sette anni compone i suoi primi racconti. Da allora, scrive di ciò che la circonda e delle emozioni e sentimenti custoditi dentro di sé.
E’ presente nel sito web Pensieri Parole come autore e nel libro in forma cartacea “Dieci anni di Pensieri Parole”. E’ stata presente con una sua recensione dell’artista Anna Maria Saponaro sul sito web della galleria Art&co Gallerie, è presente con una sua recensione sull’opera della stessa artista. Ha ricevuto il diploma di merito “AlberoAndronico – premio nazionale di poesia, narrativa e fotografia 2013, Roma”; il diploma di merito “Premio Osservatorio 2013 – Bari”; il riconoscimento come Dama dell’Arte – Premio “Federico II” 2015; il Premio Speciale “Antonio Vivaldi” 2015. E’ presente sull’e-book “Pendolibro 2014”, e nella raccolta di poesia “Tracce” edita dalla casa editrice Pagine. I suoi racconti sono stati recensiti dalla Baronessa Elisa Silvatici.
Stefania Meneghella è stata da sempre destinata alla scrittura e attraverso il suo romanzo ha avuto modo non solo di raccontare, ma di raccontarsi. Attraverso uno stile poetico, affronta con tatto argomenti di estrema delicatezza legati al sociale. Nel suo romanzo, sono infatti presenti queste tematiche poiché fanno parte della personalità dell’autrice e sono in linea con il suo corso di studi, decidendo quindi di unire ciò che per lei è più importante. Altro fondamentale perno del romanzo è l’importanza della corrispondenza; vi è un filo invisibile che unisce i protagonisti ed è il silenzio che permette di essere vicini, seppure lontani. La scrittura e la musica, passione dei protagonisti, aiutano a immedesimarci in loro, capendo alla perfezione tutto ciò che loro provano e sentono, e attraverso loro possiamo rivedere in parte quella che può essere la storia di tutti noi.
D: Come nasce l’ispirazione per la stesura del tuo primo romanzo “Silenzi messaggeri”?
R: Credo che non ci sia stato un momento preciso; questa storia è sempre stata da qualche parte dentro di me. L’idea di trasformarla in libro è però nata quando ho capito che avevo qualcosa da raccontare al mondo, qualcosa che per me aveva significato tanto. E’ stato molto istintivo, semplicemente il racconto di ciò che c’era nella mia anima e nel mio cuore.
D: All’interno del tuo libro fondamentale è il ruolo del silenzio come si denota già dal titolo. Che ruolo ha avuto quest’ultimo nella tua vita?
R: Il mio libro è dedicato “alla mia famiglia, che mi ha insegnato a credere nel silenzio..”. Devo a loro la sua presenza nella mia vita. Negli anni, nei momenti difficili, mi sono sempre rifugiata nel mio mondo fatto di silenzio; solo con il silenzio, si possono fare grandi cose, e vivere in un mondo libero dalle tecnologie, dai materialismi, dalle superficialità. Nella mia vita, ho sempre ritagliato una parte delle mie giornate al silenzio e forse è proprio grazie a lui che ho conosciuto pienamente me stessa.
D: Quanto di te c’è all’interno della tua opera?
R: Credo che in ogni libro sia contenuta l’anima di chi l’ha scritto; i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi vissuti, le sofferenze, le gioie. E’ questo il senso dello scrivere: trasformare in foglio ciò che non si riesce a dire a parole. Nel mio libro, c’è dunque tantissimo di me. Anzi, io direi che ci sono io e basta e vorrei che, leggendo quelle pagine, la gente mi conosca per la persona che sono sempre stata.
D: Insieme al silenzio, anche la musica e la scrittura assumono un ruolo determinate nell’ opera. Quanto l’arte, in tutte quelle che sono le sue forme, influenzano la tua vita e quanto hanno influenzato la stesura di questo romanzo?
R: Io sono nata e cresciuta con l’arte, in tutte le sue forme; la definirei la protagonista della mia vita. La scrittura è sempre stata dentro di me; ho sempre pensato che io e lei fossimo nate assieme, come un’unica anima. Non riesco a immaginare un mondo senza la possibilità di scrivere qualcosa, anche di sfuggita. E nemmeno un mondo senza musica: sarebbe impossibile. La musica classica mi ha sempre accompagnato nella mia vita, sin dalla tenera infanzia quando indossavo le scarpe da punta e danzavo con le note di Pachelbel, uno dei miei musicisti preferiti. Poi, con il trascorrere del tempo, ho iniziato ad ascoltare il suo celebre “Canone” anche quando scrivevo. Credo che non sarebbe mai esistito il mio libro senza la sua musica in sottofondo; per questo ho deciso di inserirla anche nel romanzo, come melodia che unisce Jamie e Schlomo, legati da un filo invisibile. Penso che la musica e la scrittura siano un binomio perfetto per andare incontro al silenzio.
D: Come mai hai deciso di unire alla scrittura un tema inerente al sociale nel tuo libro?
R: Il mio è un percorso di studi in questo campo: studio per diventare assistente sociale. Ho sempre sognato unire queste mie due passioni; nel mondo ci sono persone che soffrono, che lottano per un po’ di felicità, che vivono in un costante conflitto interno, e credo che le loro sensazioni possano essere descritte solo attraverso la scrittura. Vorrei avere l’opportunità di farmi conoscere da più gente possibile solo perché ognuno possa capire il male nel mondo e dare un piccolo contributo per sconfiggerlo. Il mio sogno sarebbe poter eliminare, almeno in parte, l’indifferenza che attanaglia l’uomo e toglie il respiro a chi ha bisogno di abbracci e sorrisi.
D: Ti rispecchi in uno dei personaggi del romanzo? Se si, perché?
R: Si, mi rispecchio in Jamie che, oltre ad avere la passione per la scrittura, è ingenua e sognatrice. La sua vita è fatta di illusioni e attese, di continue ricerche di qualcosa che stenta ad arrivare.
D: Ci sono conclusioni che hai tratto tu stessa dalle parole che sei riuscita a scrivere?
R: Assolutamente si; quando scrivo, parto con mille domande e arrivo con il doppio delle risposte. Per me la scrittura significa questo: io e le parole siamo completamente in sintonia. Sono tante le conclusioni che ho tratto quando scrivevo il libro, alcune delle quali riguardano la bellezza del mondo e la consapevolezza che essa possiamo trovarla ovunque: nelle piante, nel Sole, nel cielo, nella notte e sopra ogni cosa nell’anima delle persone, spesso lontana dal corpo.
D: Ci sono canali social nei quali le persone che decidono di acquistare il libro o lo hanno già comprato possono essere costantemente aggiornati su ciò che ti riguarda?
R: Si, oltre alla mia pagina Facebook personale (“Stefania Meneghella Words”) ho aperto una pagina Facebook e un profilo instagram, dedicati al libro, che portano il suo stesso titolo.
D: Ci sono capitoli o parti del libro nei quali hai avuto più difficoltà o non è stato semplice immedesimarti?
R: La parte che tratta la violenza di Jamie; per quanto possiamo sforzarci tutti quanti, è sempre complicato capire pienamente cosa realmente si prova in quelle situazioni e, ancor di più, immedesimarci. Ho fatto molte ricerche su cosa avviene dal punto di vista psicologico, ma le sensazioni che vengono dall’anima non sono semplici da descrivere.
D: Cosa vorresti comunicare attraverso il tuo libro a chi lo legge? Qual è il messaggio più importante che vorresti fosse recepito dal pubblico?
R: Sono tanti i significati che vorrei trasmettere, il primo tra tutti invitare la gente a vivere in un mondo più armonioso, dove il bene vinca la sua lotta con il male. Ma ciò non possiamo farlo se continuiamo ad essere così in conflitto con noi stessi. Viviamo in un mondo di caos, ipocrisia, falsità, in cui non si riesce a trovare un po’ di tempo per pensare alle cose belle della vita, che sono davvero tante. Per questo, occorre il silenzio, necessario per allontanarsi dalla solita vita frenetica e avere un po’ di tempo per sé stessi, per poter così donare qualcosa agli altri, qualcosa di vero e puro. Ricordate: siamo tutti legati da fili invisibili, e le nostre anime si incontrano ogni giorno, sebbene i nostri corpi sono distanti. Solo il silenzio ha la capacità di farci ritrovare, e restare uniti per sempre. Abbandoniamo per un attimo ciò che la società ci impone, i sorrisi falsi, le invidie, le finte strette di mano, e rendiamoci utili gli uni agli altri. Sebbene non possiamo vederci con gli occhi, un giorno ci incontreremo tutti e ci abbracceremo con l’anima. Jamie e Schlomo ci sono riusciti, e voi?
La scrittura è una delle più belle forme d’arte, è dare vita a qualcosa di straordinario e affascinante che, attraverso le parole, prende forma. Quello dello scrittore non è solo un mestiere, è anche un mezzo che ci aiuta a mettere su carta ciò che abbiamo dentro, ciò che sentiamo e che abbiamo paura di mostrare all’esterno, un modo per dire al mondo chi siamo davvero senza alcun timore. È proprio questo che fa uno scrittore: mettere a nudo le proprie emozioni, renderci partecipe della propria storia, condividere con i lettori la propria anima, poter permettere di leggerla tra le righe di un libro. È proprio questo che fa Stefania Meneghella: ci rende partecipi di un’esperienza di vita che cambia l’anima e protagonista di questo cambiamento è proprio il silenzio, profondo ed eterno.
Silenzi messaggeri non è solo un libro, è una guida, uno spunto per riflettere, un nuovo modo di percepire le cose, il mezzo che ci permette di avere nuovi occhi, di aprire la mente e il cuore.
Silenzi messaggeri è abbandonarsi ad una storia, amare la storia, viverla e riuscirsi a immedesimare.
Il male della società, il male che da sempre esiste nella quotidianità e che assume diverse forme, il silenzio che invece si mostra come strumento in grado di combatterlo.
Riuscire a far amare ciò che si scrive, a far amare ogni singola pagina, è proprio questo che Stefania Meneghella ha fatto con il suo libro.
Le auguriamo di continuare a scrivere per permetterci di portare con noi una nuova storia, una nuova esperienza, per donarci un nuovo spunto per crescere, comprendere, riflettere e diventare persone migliori.
Presentazione e intervista realizzate da Manuela Ratti
Conclusione e pubblicazione a cura di Roberta Giancaspro