Stazione spaziale con gravità artificiale: presto il primo esperimento in orbita

stazione spaziale gravità

Un’azienda privata ha recentemente dichiarato di voler portare in orbita una stazione spaziale dotata di gravità artificiale. Ecco come sarà.

In questo momento, nell’orbita terrestre, ci sono ben due stazioni spaziali: la prima è la International Space Station (ISS), gestita dalla NASA (Stati Uniti), dalla Roscosmos (Russia), dall’ESA (Europa), dalla JAXA (Giappone) e dalla CSA (Canada); la seconda è invece la Tiangong della CNSA (agenzia spaziale cinese). Come sappiamo, la famosa ISS viaggia nell’orbita terrestre bassa alla velocità di 8 km al secondo da più di 20 anni, ad un’altitudine di 330-410 chilometri.

Questa meravigliosa opera ingegneristica lontana dalla Terra, la cui costruzione è iniziata nel 1998, è costantemente abitata da astronauti fin dal 2 novembre 2000. Si tratta quindi di una stazione spaziale non più giovanissima che – secondo le ultime dichiarazioni della NASA – sarà prossimamente sostituita da una privata. Vediamo allora quali sono i progetti.

Una gravità artificiale nella prossima stazione spaziale

La NASA ha recentemente annunciato che la SpaceX di Elon Musk si è aggiudicata un appalto da 843 milioni di dollari, per sviluppare e costruire un veicolo capace di trascinare in sicurezza la ISS verso la Terra dopo il 2030. L’obiettivo è infatti quello di far bruciare la gigantesca Stazione Spaziale Internazionale nell’atmosfera terrestre, affinché possa essere smaltita ad un costo irrisorio. La cosiddetta manovra di “deorbit” spaccherà in più parti la ISS: i primi a staccarsi saranno i pannelli solari e i radiatori; subito dopo toccherà invece ai vari moduli centrali. Tutto brucerà quindi in atmosfera ma – in base ai calcoli – alcuni detriti di dimensioni importanti potrebbero comunque arrivare fino alla superficie terrestre.

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Moduli della stazione spaziale di VAST (foto vastspace.com) – kosmomagazine.it

Per questo motivo, la navicella spaziale della SpaceX avrà anche il compito di trascinare la ISS in un punto remoto del pianeta, precisamente al Punto Nemo nell’Oceano Pacifico. Ciò significa che gli eventuali detriti cadrebbero in una delle zone più distanti dalle terre emerse. Cosa succederà allora dopo la distruzione della Stazione Spaziale Internazionale? La NASA, assieme ai suoi partner, si concentrerà soprattutto sul programma Artemis, il cui obiettivo è quello di riportare l’umanità sulla Luna. Nell’orbita terrestre bassa nasceranno invece numerose stazioni orbitanti private, come ad esempio quella dell’azienda americana VAST.

Quest’ultima ha recentemente dichiarato di voler cominciare con l’invio in orbita di un modulo Haven-1 a metà del 2025. Il piano prevede inoltre l’invio di quattro astronauti nel 2026, i quali raggiungeranno il modulo orbitante attraverso la navicella Dragon di SpaceX. Se la NASA selezionerà VAST per il programma CLD, allora l’azienda americana inizierà la costruzione della stazione spaziale Haven-2 nel 2028. Tra il 2029 e il 2032 è invece previsto l’invio degli altri moduli che andranno a completare l’opera ingegneristica.

C’è però un’idea ai limiti della fantascienza che VAST ha intenzione di sperimentare nello Spazio tra il 2025 e il 2028: la gravità artificiale. Quest’ultima, che consentirebbe agli astronauti di “camminare” normalmente sul pavimento, verrebbe generata grazie alla rotazione del modulo Haven-1. Tuttavia, l’azienda americana non potrà utilizzare la gravità artificiale nella futura stazione spaziale Haven-2, ma solo nel modulo Haven-1. La NASA, se dovesse accettare il progetto, ha infatti dichiarato di non voler nessuna tecnologia del genere all’interno di una stazione spaziale abitata dai suoi astronauti.