Fringe benefit 2025: limite fino a 5.000 euro per chi si trasferisce in affitto. Ecco tutte le norme per il nuovo anno
La legge di Bilancio per il 2025, attesa in discussione alla Camera a metà dicembre, introduce significative novità riguardo ai fringe benefit, strumenti di welfare aziendale che le imprese possono offrire ai propri dipendenti. Il governo Meloni ha deciso di intervenire su questo tema cruciale, con l’obiettivo di alleggerire il carico delle spese che i lavoratori devono affrontare, specialmente in un contesto economico in cui la mobilità lavorativa e le competenze richieste sono in continua evoluzione.
I fringe benefit rappresentano una forma fondamentale di welfare aziendale, offrendo ai dipendenti vantaggi che vanno oltre la retribuzione base. Questi possono includere una vasta gamma di prestazioni, come auto aziendali, buoni pasto, telefoni e dispositivi aziendali, assicurazioni sanitarie, concessione di prestiti, acquisti di azioni societarie, alloggi e asili aziendali, tra gli altri.
L’assegnazione di fringe benefit è riservata esclusivamente ai lavoratori dipendenti, escludendo così i lavoratori autonomi. Questa distinzione è importante, poiché i fringe benefit rappresentano un ulteriore strumento di attrattività per le aziende, permettendo loro di fidelizzare e attrarre talenti.
Tetto massimo di 5.000 euro
Tra le misure più rilevanti, spicca l’intenzione di incentivare la mobilità lavorativa, un aspetto fondamentale per ridurre il gap tra domanda e offerta di lavoro. In un momento in cui molte aziende si trovano in difficoltà nel reperire le competenze necessarie sul territorio locale, il governo propone un intervento mirato che potrebbe tradursi in vantaggi fiscali significativi sia per i dipendenti sia per le aziende stesse.
Una delle novità più interessanti riguarda l’introduzione di un’esenzione fiscale per le somme che i datori di lavoro possono erogare o rimborsare ai dipendenti assunti a tempo indeterminato che decidono di trasferire la propria residenza a oltre 100 chilometri dalla loro abitazione precedente. Questa misura prevede un limite massimo di 5.000 euro annui, destinato a coprire i costi di locazione o manutenzione dell’abitazione per i primi due anni dalla stipula del contratto di lavoro.
In questo modo, il governo mira a incentivare i lavoratori a prendere in considerazione opportunità professionali lontane da casa, contribuendo così a una maggiore mobilità geografica. La misura si inserisce in un contesto in cui il mercato del lavoro richiede flessibilità e adattamento, sia da parte dei lavoratori che delle aziende.
Per il triennio 2025-2027, la legge di Bilancio prevede anche una revisione delle soglie di esenzione fiscale per i fringe benefit. Sono stabiliti i seguenti limiti:
- 1.000 euro annui per i lavoratori in generale;
- 2.000 euro annui per i dipendenti con figli fiscalmente a carico, inclusi quelli adottivi o in affido.
Questi importi si applicano ai beni e servizi forniti dalle aziende, nonché ai rimborsi per le spese relative a utenze domestiche, canoni d’affitto o interessi sul mutuo dell’abitazione principale. È importante notare che i dipendenti con figli a carico dovranno dichiarare il loro diritto al beneficio al datore di lavoro, specificando il codice fiscale dei figli. Le aziende, a loro volta, sono obbligate a informare le rappresentanze sindacali unitarie, se presenti.
La novità principale rispetto al passato è il focus sui dipendenti che accettano di trasferirsi oltre 100 chilometri dalla loro residenza. L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che, per poter usufruire dei fringe benefit, il dipendente deve dimostrare che le spese riguardano immobili ad uso abitativo posseduti o detenuti, basandosi su un titolo idoneo, sia esso suo, del coniuge o di familiari. Ciò significa che non sarà possibile sfruttare la misura nel caso di pendolarismo occasionale, come ad esempio appoggiarsi a un parente o a un amico per brevi periodi.