Simone Somekh – “Grandangolo”

La realtà in cui viviamo è una realtà spesso in frammenti; piccole polveri che volano in un cielo che a volte stentiamo a conoscere.

Non conoscerci diventa spesso l’unico incubo presentato in una vita che vorremmo con noi, ma non possiamo, perché troppo fragili, noi. Troppo fragili mentre cerchiamo sogni, mentre allunghiamo la mano per raccoglierli e ci rendiamo conto, poi, di essere troppo distanti. 

Troppo distanti da ciò che avevamo sperato, da ciò che avevamo creduto si sarebbe potuto realizzare. Guardiamo la vita dalla serratura di una porta che ci separa da quello che siamo e da quello che vorremmo essere. La realtà… troppo cruda, spesso crudele, a volte impossibile da costruire.

E’ un po’ questo uno dei tanti temi affrontati nel romanzo “Grandangolo” (Giuntina Editore) dell’autore Simone Somekh. Un romanzo che è anche una storia di riscatto, di orgoglio, e ancora di speranza e di sogni.

Ezra Kramer, ebreo, vive in una comunità ortodossa, e ha una passione. Una passione che non può permettersi di avere, e un sogno che non può svelare a nessuno. La fotografia è per lui fonte di rivincita, un luogo in cui potersi rifugiare sempre, un mondo che incontra altre dimensioni.

Così…pregiudizi, repressioni e paure lottano contro desideri, sogni, speranze.

Continuamente.

Soprattutto quando, nella vita di Ezra, entra Carmi che, nel romanzo, rappresenta l’ingiustizia e la voglia di riscatto.

Tutto è nella mente di Ezra e tutto è nella mente del lettore che, come se fosse nella storia, cerca di tirar fuori tutto ciò che c’è di bello in quelle parole che, scritte dalla penna di Simone, trasformano ogni vicenda in qualcosa di straordinario.

Lo stile è semplice, ma allo stesso tempo intenso e colmo di significati celati, che sta al lettore cogliere e mutarli in essenze in cui credere e sognare.

Lascio la parola a Simone Somekh, con l’augurio che possa proseguire in questo meraviglioso percorso.


D: Come nasce l’idea per “Grandangolo“?
R: Qualche anno fa ero a Londra per una visita alla scuola di giornalismo della City University. Una sera, a casa di amici, ho incontrato una famiglia ortodossa; il padre era appena rimasto vedovo e aveva “distribuito” i vari figli ad altre famiglie della sua comunità. Quella sera non sono riuscito a dormire al pensiero. L’idea di collettività, così estrema, mi ha toccato, tanto che ho deciso di basare parte del libro su quell’episodio. Sia per giornalismo, che per motivi personali, in Israele e negli Stati Uniti ho incontrato tanti giovani che sono cresciuti in famiglie ortodosse e che hanno lasciato le loro comunità di appartenenza alle spalle. Questi giovani, nella maggior parte dei casi, si trovano soli, senza riferimenti; devono scegliere il loro destino e i loro valori. I miei personaggi, Ezra e Carmi, fanno molte scelte difficili e sono soli nei momenti critici, senza punti di riferimento, senza guide. Questa solitudine per me e’ un parallelo con la mia generazione, per la quale è comune svolgere esperienze di studio o lavoro lontano da casa e che spesso si trova a dover navigare la realtà contemporanea senza una guida.

D: C’è qualcosa di autobiografico in questa storia? Se sì, come è stato raccontare di te all’interno di queste pagine?
R: Grandangolo non è un’autobiografia. I mondi che racconto, però, sono mondi a cui io appartengo o che ho visto in diverse occasioni, come l’ebraismo ortodosso, il liceo negli Stati Uniti, il desiderio di trasformare una passione creativa in una professione. Come giornalista ho anche scritto molti articoli su questi argomenti: per esempio, due anni fa ho lavorato alla Fashion Week di Tel Aviv per una rivista tedesca. Qui a New York mi sono occupato del tema dell’omosessualità ed ebraismo ortodosso per il Forward.

D: Interessante è lo stile che usi all’inizio di ogni capitolo, in cui il titolo ha come continuo l’inizio del testo. Come nasce questa idea? 
R: Ho adottato questo modello fin dal primo capitolo, o meglio…dal capitolo “zero”. Domenica Luciani, una scrittrice fiorentina che seguivo assiduamente da piccolo, l’ha usato in uno dei suoi romanzi per ragazzi. Di questo stile mi piace il dinamismo che scaturisce. Se vuoi trasformare la prima frase di un capitolo nel titolo del capitolo, devi pensare al tuo incipit molto attentamente.

D: C’è un personaggio al quale sei particolarmente affezionato? Perché?
R: Sono legato a tutti i personaggi! Mi piacciono perché non sono buoni né cattivi; ognuno ha degli aspetti positivi e negativi, ognuno commette i suoi errori. C’è una caratteristica che accomuna molti dei personaggi: la determinazione e il desiderio di riscatto. Viviana e Patryk lasciano i loro paesi d’origine, l’Italia e la Polonia, per tentare la carriera a New York. Un altro esempio di determinazione è la storia di Travon, che intuisce che la sua carriera come modello è terminata e ha l’umiltà di ricominciare da zero, come stagista per una fotografa. Il romanzo è narrato dal punto di vista di Ezra, a cui Trevon non sta simpatico; ma se lasciamo da parte questa prospettiva “deformata”, ci rendiamo conto che anche Travon è un ragazzo valido ed interessante.

D: In un capitolo spieghi implicitamente il significato del titolo del tuo romanzo con la frase “la realtà in un grandangolo”. Cosa vuoi comunicare mediante queste parole?
R: Ho costruito la trama sul tema della fotografia e sulla deformazione della realtà, ma credo i lettori dovranno leggere Grandangolo per scoprire a cosa si riferisce il titolo…

D: Tra i tanti temi da te affrontati c’è quello dell’omosessualità. Come pensi si possano sconfiggere i tanti pregiudizi che sono presenti non solo nella comunità ortodossa ma anche nella società odierna occidentale nei confronti degli omosessuali?
R: Uno dei miei personaggi è omosessuale, e nonostante la storia sia ambientata in una realtà molto specifica, quella ortodossa, le discriminazioni di cui è vittima potrebbero avvenire ovunque: anche nella laicissima Italia, che come ben sai ancora fatica ad accettare le differenze, che siano religiose, etniche o sessuali. Per quanto sia un personaggio controverso, Ezra è un “alleato”. Assiste ad un’ingiustizia di cui lui non è vittima diretta, resta sconvolto e dichiara il suo sostegno al fratello Carmi e a tutti i ragazzi discriminati per via della loro identità. Scrivendo Grandangolo ho sperato che altri giovani prendessero spunto dalla determinazione di Ezra nel condannare le ingiustizie a cui assistono. A volte leggo sui quotidiani italiani storie agghiaccianti su episodi di bullismo omofobico nelle scuole. La lotta all’intolleranza deve partire da chi non ne è vittima diretta.

D: Quali sono secondo te le differenze e le analogie tra lo stile di vita occidentale e quello ortodosso?
R: L’appartenenza ad una comunità ortodossa comporta l’applicazione di una serie di valori di responsabilità collettiva che raramente si vede nel mondo occidentale urbanizzato. Ma l’amore tra fratelli, la paura di non riuscire ad adattarsi alla maggioranza circostante, la peer pressure e il desiderio di realizzarsi sono temi universali che chiunque può vivere.

D: Nel tuo libro, il protagonista ha una passione infinita per la fotografia, unica realtà che gli permette di fuggire in un’altra dimensione. Secondo te, come l’arte riesce ad avere questo potere?
R: L’arte ha la facoltà di sfatare i tabù, che non fanno di noi persone intelligenti, critiche, pensanti. L’arte può essere un ottimo mezzo per aiutarci a vincere la paura di confrontarsi ed imparare.  

D: Cosa vorresti trasmettere al lettore?
R: Spero che i lettori aprino il libro con spirito critico e voglia di conoscere qualcosa di nuovo e diverso. E spero che lo chiudano con un sentimento di speranza…

D: Quali sono i tuoi futuri progetti in merito alla promozione del tuo libro?
R: Sarò in Italia a gennaio per presentare il libro in numerose città, tra cui Roma, Milano, Torino e Palermo… seguitemi su Facebook e su Instagram per scoprire tutti i dettagli del tour. Tante sorprese in arrivo!


Ringrazio Simone Somekh per la sua collaborazione e per il tempo che mi ha donato, augurandogli di continuare a sorprenderci e a sorprendersi.

 

Recensione e intervista a cura di Stefania Meneghella

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Stefania Meneghella