Cuoco
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I sorrisi non vanno solo guardati, ma assaggiati. Sono come cibo, i sorrisi; essenziali e saporiti. La parte più importante di noi stessi, il modo di diventare chi si è veramente. Ci sono sorrisi che esistono solo sui volti di chi guarda, ma ci sono sorrisi che vivono su altre dimensioni, altre realtà a noi così vicine. I sorrisi si possono incontrare in piatti, ricette, lavori, cuochi. Sono ovunque, i sorrisi.
Per questo i nostri sorrisi saranno rivolti oggi a Simone Finetti, divenuto celebre per la sua partecipazione alla quarta edizione del talent show Masterchef; contraddistinto per la sua allegria e simpatia, i piatti di Simone sono l’emblema della felicità, portatori di colori vivaci e primaverili, tramutati nel modo di essere sé stesso, tramutati in quello che lui vuole esprimere. Dopo aver preso parte al celebre talent, Finetti è stato vincitore di Master of Pasta (Concorso interno a Masterchef), in cui ha collaborato con Voiello. Di seguito, fondamentale è la sua laurea presso ALMA (Scuola Internazionale di Cucina Italiana). Simone ha partecipato a numerosi eventi di cucina e cooking show, tra cui Negroamaro Wine Festival, Salone delle sagre, Aperichef Fiera di Argenta, Festival Internazionale del tartufo bianco pregiato di Savigno 2015, Valconca Summer Festival di Morciano; ha inoltre collaborato con Kasanova per una serie di partecipazioni a spot televisivi. Importanti sono inoltre le sue collaborazioni con lo chef Giacinto Rossetti e il ristorante San Domenico di Imola, e con Alice Tv (canale televisivo delle reti Sky).
Ora lasciamo la parola a Simone Finetti, con l’augurio di continuare a sorprenderci e a sorprendersi con i suoi piatti fatti di sorrisi.
D: Come ti avvicini al mondo della cucina?
R: Ho iniziato con mia nonna, durante il periodo della scuola elementare. Infatti trascorrevo l’estate con lei ed essendo un bambino molto vivace l’unica maniera per tenermi buono era quello di impastare; quindi mia nonna mi dava mattarello, uova e farina e facevo con lei la pasta tipica della mia zona come i cappellacci, le tagliatelle e i cappelletti. Il primo approccio è stato proprio questo qui.
D: A quale età e qual è stato il primo piatto che hai preparato?
R: Ho preparato il mio primo piatto a 5/6 anni; non mi sono fermato lì, anzi quello per me è stato un punto di partenza per iniziare ad apprendere sempre di più. Quindi ho iniziato a dilettarmi nei piatti tipici delle domeniche a pranzo: la passata di pomodori in estate, il ragù, il coniglio, la faraona, il brodo. I grandi piatti storici quindi.
D: Cosa ti ha spinto a partecipare al talent culinario Masterchef? Come è stato poi entrare a far parte di un’esperienza così frenetica ma allo stesso tempo densa di emozioni?
R: Io non mi sono iscritto a Masterchef; è stato un mio amico che mi ha fatto una sorpresa. Prima di allora, infatti, io lavoravo come elettricista. Ho ricevuto la chiamata della redazione proprio mentre stavo montando un condizionatore. Nonostante lo stupore ero molto carico, anche perché uscivo da poco da una relazione, quindi è stata una bella svolta per la mia vita. All’inizio ci credevo ma fino ad un certo punto; ho iniziato a realizzare soprattutto quando sono arrivato tra i primi cento. E’ stato il momento in cui ho capito che anche io ce l’avrei potuta fare.
D: Quali sono i più bei ricordi o l’insegnamento più grande che quell’esperienza ti ha dato?
R: Tra i ricordi sicuramente le amicizie: ho conosciuto tantissime persone. E’ stato fondamentale, perché almeno per me è significato compiere una scelta di vita, un cambiamento radicale. All’inizio credevo fosse solo una bella esperienza, ma Masterchef è stato uno stimolo forte che mi ha fatto ricominciare da zero.
D: Come è cambiata la tua vita dopo la partecipazione a Masterchef sia in campo lavorativo che puramente personale?
R: In senso lavorativo mi sono dato da fare, perché ho compreso una cosa: tutti quando escono da Masterchef sono cuochi amatoriali, ma per lavorare in cucina bisogna studiare ed impegnarsi veramente tanto. Da lì, quindi, ho deciso di fare Alma da Gualtiero Marchesi, laureandomi qualche mese fa con il massimo dei voti. Ho avuto poi la fortuna di conoscere, oltre Marchesi, un altro grande maestro: Giacinto Rossetti, tre stelle Michelin, e maestro di Bruno Barbieri, Vescorelli, Marcello Leoni, uno dei migliori professionisti europei a livello gastronomico ed enologico. Da lì sono diventato professionista di alta cucina e attualmente lavoro ancora con lui, con i ragazzi del San Domenico ad Imola. Mi sono dato molto da fare in questi ultimi due anni, ho fatto un percorso molto intenso.
D: Subito dopo il programma hai avuto modo di trasformare pian piano quella che era una passione in un vero e proprio lavoro. Com’è stato veder trasformare il tuo sogno nel tuo mestiere?
R: E’ un sogno che pian piano si sta realizzando, però c’è tanta strada ancora da fare. Citando una canzone mi piace pensare che “il meglio deve ancora venire”.
D: Che idea ti sei fatto del mondo culinario dopo averlo vissuto in prima persona? E’ come te lo aspettavi?
R: Si, comunque è importante che la gente non pensi che la cucina sia un lavoro facile, anzi, è uno tra i mestieri più duri e difficili. Si fanno tantissime ore al giorno, ci vuole tanto impegno, si fanno tanti sacrifici. Non è solo apparire in tv, molti abbandonano quando entrano in contatto con quello che è il mestiere; si può stare anche dodici ore in piedi a pelare patate con degli stipendi non altissimi. Il mestiere del cuoco non si trova nel mezzo: o lo si ama completamente, oppure lo si odia.
D: C’è un piatto che più ti rappresenta o che rievoca in te un momento particolare della tua vita? Se si quale?
R: Uno dei piatti al quale sono maggiormente legato è un grande classico che mi ha insegnato mia nonna e che sono riuscito a reinterpretare: i cappelletti in brodo di cappone. Io ho fatto un cappelletto in pasta d’oca con crema di cappone, un’infusione di pepe di Sichuan e scaglie di tartufo bianco. E’ un piatto che mi ha portato a vincere numerosi concorsi.
D: Come definiresti il tuo stile di cucina per le persone che non ti conoscono?
R: Il mio stile di cucina lo definirei particolare; grazie ai maestri si basa su quelle che sono le radici della tradizione, non si può tentare la strada dell’innovazione se non si conoscono quelle che sono le basi fondamentali della cucina come l’alta cucina francese e quella italiana. Il popolo francese è stato il pioniere della cucina, giunta poi in Italia che basava le sue radici su una tradizione di osterie e trattorie. Il primo a portare l’alta cucina nel nostro paese è stato Gualtiero Marchesi e da lì è importante capire tante tradizioni che anche dai grandi maestri purtroppo sono state dimenticate: i fondi bruni, i brodi, le salse, le bouillabaisse. Queste preparazioni sono quelle che fanno la differenza in cucina e che bisognerebbe reinsegnare nuovamente.
D: Raccontaci dei tuoi progetti futuri.
R: Vorrei trascorrere un mesetto, due in Francia non appena sono libero; ho l’estate piena fino a Settembre/ Ottobre. Ho, infatti, firmato con Voiello per altri due anni quindi farò il presentatore nuovamente a Masterchef 6, ho anche firmato un contratto con Alice Tv (canale 221 del digitale terrestre), e farò un programma di venticinque puntate come presentatore e conduttore. Andremo in giro per l’Italia a riscoprire le tradizioni delle nonne, rivedremo i piatti, li faremo insieme, ci divertiremo sicuramente. Inoltre ci sono tanti altri progetti che mi vedranno protagonista in tv… ma scoprirete tutto più avanti!
Ringraziamo Simone Finetti per la sua collaborazione e per il tempo che ci ha donato, augurandogli di continuare a sorprenderci e a sorprendersi con i suoi piatti fatti di sorrisi.
Recensione a cura di Stefania Meneghella
Intervista realizzata da Manuela Ratti
Pubblicazione a cura di Roberta Giancaspro