Simone Bianchi è un artista a tutti gli effetti: lo sapevo già prima di conoscerlo personalmente. Guardando (anzi, leggendo) le sue opere, si comprende a pieno la sua anima ma soprattutto il suo incredibile talento. Sì, di questo ne ero profondamente sicura. Dopo la nostra chiacchierata telefonica, ho raggiunto però una consapevolezza in più: Simone Bianchi è un artista soprattutto nella sua quotidianità e nella vita che tutti i giorni vive.
Mi chiama da Lucca mentre, immerso nella natura, è alle prese con la sua Arte. “Vivere in America no“, dice il disegnatore, “c’è troppo caos, e io ho bisogno di silenzio per creare“. Eppure lui, in America, ci lavora già da moltissimi anni: Bianchi ha infatti raggiunto la notorietà grazie alla sua collaborazione con due giganteschi colossi americani: la Marvel e la DC Comics, per cui realizza continuamente i loro personaggi. Per il momento però, si vuole allontanare da questo suo essere associato al mondo dei fumetti e crea un progetto tutto nuovo, dedicato all’amatissimo Festival di Sanremo 2022. Un omaggio ad Amadeus, e alla forza di questo conduttore che sta cercando di riportare in piedi il nostro Paese grazie alla magia (e alla potenza) della musica.
Le tue più grandi passioni sono la musica e il fumetto: come ti sei avvicinato a questi due mondi? C’è stato un momento particolare in cui hai compreso che sarebbero stati la tua strada?
Mio padre ha fatto e fa il pittore da tutta una vita, e io mi sono sempre trovato ad avere in mano i pennelli (molto prima di imparare a leggere o scrivere). Il merito della mia passione per la musica è da attribuire sempre a lui, perché mi faceva ascoltare sempre i suoi giradischi. Mi sono così innamorato dei Pink Floyd e di tutto il rock in generale. Quando avevo circa 15 anni, il mio papà mi disse di scegliere uno strumento e di imparare a suonarlo. Lui mi disse: “Anche se il tuo lavoro sarà quello del pittore o disegnatore, la musica ti rimarrà sempre e ti darà una matrice e un’armonia interiore che ti porterai dietro per tutta la vita”. Mi sono così innamorato della batteria, e pensai anche di iscrivermi al Conservatorio. Quando mi sono reso conto che disegnare era il mio miglior talento, ho dovuto lasciare la musica in secondo piano. Il mio è uno studio che continua ancora oggi. Michelangelo, all’età di 90 anni, disse: “Io sto ancora imparando”.
Hai realizzato recentemente un’opera dedicata ad Amadeus e al Festival di Sanremo. Dov’è nata questa meravigliosa idea di rappresentare il conduttore in veste di super eroe?
Sono in un momento della mia vita in cui mi sento terrorizzato dall’idea di restare fossilizzato nel ruolo di disegnatore di fumetti/illustratore di super eroi. Vorrei uscire da questa etichetta, nonostante questo ruolo mi dia una serie di soddisfazioni. Sento però la necessità e l’urgenza di viaggiare in qualsiasi altra direzione. Con il mio ufficio stampa, si è quindi deciso di fare qualcosa che fosse attinente al Festival di Sanremo. Ho pensato così ad un Amadeus che avesse un richiamo ai super eroi e ai personaggi della Marvel, ma che avesse anche una qualità completamente a sé stante. L’idea era proprio quella di rappresentare Amadeus come una sorta di spirito della Terra e dell’Aria, che riuscisse a salvaguardare la musica e lo spettacolo dal pericolo incombente del virus. La scorsa settimana, ci ho lavorato ancora continuativamente: l’ho ricambiata rispetto all’immagine che è arrivata in comunicato stampa. Ho molto ritoccato la parte superiore e anteriore, perché sono un perfezionista.
Hai all’attivo una lunga carriera americana: lavori, infatti, per il DC Comics e per la Marvel. Com’è collaborare con questa meravigliosa realtà?
Quando ho iniziato a disegnare fumetti in modo professionale, per me (che avevo all’epoca solo vent’anni) era un sogno impensabile da realizzare. Io e miei colleghi abbiamo aperto un mondo che, in quel periodo, era praticamente impossibile per noi italiani. Adesso sembra la cosa più normale e più semplice del mondo, ma è richiesta un’enorme quantità di lavoro e di dedizione. Mi recai per la prima volta a New York nel 1998, prendendo un bel po’ di porte in faccia. Nel 2004, sono tornato e ho poi iniziato a lavorare con loro.
Hai inoltre avviato una collaborazione con Pau dei Negrita. Com’è stato il vostro incontro e com’è avvenuta la vostra decisione di lavorare insieme?
Ci siamo incontrati su Instagram. Mi compariva spesso la pagina di Pau (ero da sempre fan dei Negrita). Gli ho semplicemente scritto: “Pau come fa uno come te a non conoscere uno come me?”. Da allora, abbiamo iniziato a parlare e ci siamo poi incontrati durante il Lucca Comics. È nata così l’idea di una mostra che si terrà a Lugano, in cui saranno esposte 20 opere di Pau e 20 mie opere. Stiamo lavorando duramente per questa esibizione: c’è uno scambio tra musica, arte e pittura (questi sono i nostri argomenti di conversazione). È nata un’amicizia bella e profonda.
Cosa mi dici invece della tua collaborazione con il cantante Caparezza?
Noi due ci siamo incontrati qualche anno fa, ci siamo sempre tenuti in contatto e abbiamo così deciso di collaborare. Lui ha così inserito un mio lavoro sulla copertina di un suo disco: l’Exuvia Pop Up, un’edizione speciale del suo vinile. È stata una ciliegina sulla torta.
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Cos’ha in serbo per te il futuro? Puoi anticiparci qualcosa?
Sono impegnato per tutto il 2022. Fino a fine febbraio, sto lavorando a dieci personaggi tra cui Black Cat, Black Panther, X-Men, Colossus, Captain Marvel e altri. A febbraio, dovrò prepararmi per la mostra di Lugano. Farò poi un bel po’ di firmacopie. Intanto, ci sarà un’altra mostra a Roma. A inizio maggio, ci sarà una invece una bellissima convention di soli collezionisti, che si terrà sul Lago di Como. A settembre, dovrò preparare invece un’altra mostra e andrà poi luogo il Lucca Comics.
Intervista a cura di Stefania Meneghella