Un team di ricercatori ha finalmente individuato il misterioso vulcano che rivoluzionò il clima del pianeta nel 1831: è uno dei più potenti.
Sulla Terra ci sono circa 1500 vulcani potenzialmente attivi, di cui circa 500 hanno eruttato in epoca storica, ovvero negli ultimi 5.000 anni. La maggior parte di essi, circa il 75%, si concentra lungo la cosiddetta ‘Cintura di fuoco‘, una zona che si estende per circa 40.000 km attorno all’Oceano Pacifico, in particolar modo dalla Polinesia al Giappone e dall’Alaska al Cile. Alcune eruzioni vulcaniche, però, hanno letteralmente stravolto il clima globale, raffreddando addirittura il pianeta e portando alla fame milioni di esseri viventi.
Un esempio è la famosa eruzione del Tambora avvenuta nel 1815 sull’isola di Sumbawa, nell’attuale Indonesia. Questo devastante evento naturale provocò carestie e disordini non solo nell’Oceano Indiano, ma anche nel resto del mondo. Il 1815 è infatti ricordato come l’anno senza estate, poiché la cenere rilasciata dall’eruzione si disperse nell’atmosfera terrestre, abbassando le temperature globali per un intero anno.
Tuttavia, i ricercatori hanno recentemente scoperto un altro supervulcano, una gigantesca caldera responsabile del drastico cambiamento climatico del 1831.
Il vulcano che cambiò il mondo nel 1831
Quasi 200 anni dopo una delle eruzioni più potenti del XIX secolo, gli scienziati sono finalmente riusciti ad identificare il misterioso vulcano che rivoluzionò il clima globale nel 1831. La violentissima esplosione, seguita dalla fuoriuscita di lava, rilasciò un’ingente quantità di biossido di zolfo nella stratosfera, facendo scendere le temperature medie annuali nell’emisfero settentrionale di circa 1 grado Celsius e raffreddando così il pianeta per molti mesi. Il drammatico evento naturale si verificò durante la cosiddetta ‘Piccola Era glaciale‘, uno dei periodi più freddi degli ultimi 10.000 anni.
Tuttavia, nonostante l’anno della storica eruzione fosse noto, la posizione esatta del vulcano era invece sconosciuta. I ricercatori sono quindi riusciti a risolvere l’enigma, durato quasi 200 anni, grazie ai famosi carotaggi eseguiti sui ghiacci della Groenlandia. Questi campionamenti, che hanno l’obiettivo di prelevare porzioni del sottosuolo per sbirciare indietro nel tempo, hanno rilevato isotopi di zolfo, granelli di cenere e minuscoli frammenti di vetro vulcanico depositati tra il 1831 e il 1834, ovvero dopo la potentissima eruzione.
Le analisi di geochimica, la datazione radioattiva e i modelli computerizzati per mappare le traiettorie delle particelle – come ha rivelato la rivista Proceedings of the National Academy of Sciences – hanno poi aiutato gli scienziati a collegare l’eruzione del 1831 a un vulcano insulare situato nell’Oceano Pacifico nord-occidentale. Secondo gli studi, il misterioso vulcano che cambiò il clima globale nel 1831 si trova quindi sull’isola di Simushir, che fa parte dell’arcipelago delle isole Curili, in Russia. L’enorme caldera, la cui ultima eruzione nota risaliva all’800 a.C, è chiamata Zavaritski.