LETTERATURA

Scarlett Douglas Scott racconta l’800 nel nuovo libro: “Così ho studiato la prima rivoluzione industriale” | La scrittrice si racconta

Scarlett Douglas Scott arriva sugli scaffali delle librerie nazionali con il romanzo storico L’Erede dei Gainsbourg (edito da PubMe Editore). La storia è un viaggio verso un periodo storico che ci sembra quasi distante ma che – se solo riuscissimo a chiudere gli occhi e catapultarci nel passato – sembra invece di averlo vissuto in pieno. Le vicende raccontate sono ambientate nell’Ottocento quando, nel corso di una rivoluzione industriale, la società conosceva altre abitudini, altri modi di essere e – soprattutto – un’altra medicina.

Il protagonista è infatti Nigel Gainsbourg, medico chirurgo dell’Università di Oxford. Il suo obiettivo è trovare una cura per sua sorella Edwina, in un mondo in cui le teorie di Sigmund Freud non avevano ancora messo piede nel mondo della psichiatria. Si parla anche di donne – nelle sue pagine -, ma di donne che rappresentano l’emblema della forza e del coraggio. Donne che rappresentano tutto, e in cui le lettrici possano sempre riconoscersi. L’autrice usa uno stile semplice, per raffigurare i personaggi da lei creati: sembra quasi di volare e di guardare dall’alto – come fossimo aeroplani – un mondo da noi distante ma che abbiamo amato, e da cui è – ancora oggi – impossibile fuggire. E’ il mondo del nostro passato, che ci ha reso quello che siamo e quello che saremo. L’autrice ce ne ha parlato in questa intervista.


Com’è nato il tuo primo approccio alla letteratura? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?

È nato moltissimi anni fa, quando nel dicembre del 1996 la rivista Romantica, edita da Editrice Nord, pubblicò un mio racconto di narrativa contemporanea. Si trattava di una edizione sperimentale, ma per me fu una grande spinta emotiva per continuare a scrivere. Tre anni dopo, nel 1999, pubblicai a quattro mani con mia sorella il nostro primo romanzo fantasy, Amadron, con Blu di Prussia Editore, e da allora non ho mai smesso di scrivere. All’inizio non lo consideravo un mestiere, poiché facevo tutt’altro come lavoro, ma si trasformò in un impegno serio solo nel 2006, quando aprii la mia casa editrice, Edizioni Domino. Una grande avventura che mi spalancò un mondo straordinario, di cui conservo ricordi ed esperienze importanti. Dopo la chiusura della casa editrice nel 2013, non ho abbandonato la scrittura, dedicando tempo ed energie a realizzare progetti personali che negli anni da editore avevo dovuto mettere da parte, e tutt’ora li sto portando avanti.

Parliamo del tuo nuovo libro L’Erede dei Gainsbourg: dove nasce l’idea per questo progetto?

Nasce dalla commistione di diverse opere letterarie delle quali sono molto appassionata, soprattutto per le ambientazioni. Mi piaceva l’idea delle miniere raccontata da Winston Graham nella sua saga I Poldark, ma anche il valore dell’attaccamento alla terra raccontato in Via col Vento. Ma volevo ricreare anche le atmosfere di Cime Tempestose e Il giardino segreto. Tutte storie che raccontano le vicende di famiglie nobili decadenti, di territori particolari, di microcosmi legati a tradizioni e ambienti lavorativi. Ho studiato per circa due anni l’evoluzione della prima rivoluzione industriale nel territorio del Great Manchester, la fondazione delle miniere di carbone, la geografia del territorio e la nascita delle logge sindacali, i personaggi realmente esistiti e le lotte tra nobiltà e operai per l’estrazione del carbone, le prime locomotive a vapore e il commercio con le acciaierie. Ci sarebbe materiale per scrivere un’intera epopea, ma per il momento ho voluto scrivere questa storia e vedere se avrebbe catturato il gradimento delle lettrici.

Il libro L’Erede di Gainsbourg di Scarlett Douglas Scott (kosmomagazine.it)

La storia è ambientata nel periodo di fine ottocento, e racconta lo stile e i costumi dell’epoca. Sembra quasi di essere lì con i protagonisti. Cosa rappresenta per te quel periodo storico e, secondo te, cosa ci ha insegnato più di tutto l’800?

È un periodo di transizione estremamente importante per l’Inghilterra. Si sta sviluppando la prima rivoluzione industriale, quella che introduce le macchine a vapore e cambia totalmente l’economia del territorio, della vita delle persone, del commercio, dell’industria e delle relazioni sociali. Rappresenta una svolta drastica, che da una parte crea una spinta enorme verso lo sviluppo economico, la sperimentazione, l’innovazione e l’esplorazione di altri continenti, mentre dall’altra causa uno spopolamento delle campagne, l’abbandono dell’agricoltura e dell’allevamento, la sovrappopolazione delle grosse città come Londra, l’instaurarsi del degrado e della delinquenza nei quartieri periferici. Di questo periodo mi attrae la genialità dell’ingegneria e la sperimentazione in campo medico, che finalmente esce da quel medioevo che guarda solo alla provvidenza divina e prende finalmente coscienza delle potenzialità dell’essere umano. Siamo ancora molto lontani da Freud e dalla nascita della psicologia, che inizierà a guardare con un occhio più razionale tutta la parte che riguarda le malattie mentali, ma gli scienziati iniziano a porsi le giuste domande, così come le persone iniziano a comprendere che la dignità e la legge devono essere portate anche nei luoghi di lavoro. È un periodo di risveglio straordinario, anche con i suoi lati drammatici, e forse proprio grazie a quelli si è potuto arrivare dove siamo ora, con i diritti dei lavoratori e il trattamento dignitoso delle malattie mentali.

La protagonista è Athena, che tu hai raccontato con un tocco leggero e semplice. Quanto c’è di te in lei e cosa ti ha insegnato lei più di tutto?

Athena mi assomiglia per buona parte nel suo essere una donna emancipata, che prende in mano le redini dell’impresa famigliare, un po’ come è capitato a me. Non ho voluto creare una damina fragile e svampita, interessata solo al matrimonio e con idee romantiche nella testa, perché non la vedevo giusta nel contesto storico che stavo creando. Un contesto storico che tra l’altro era realistico, in quanto molti eventi di cui parlo sono realmente accaduti. Era necessario creare una donna caparbia e ostinata nei suoi obiettivi, ma allo stesso tempo fragile e bisognosa del supporto di un uomo per poter affrontare il mondo patriarcale in cui vive volente o nolente. Il suo insegnamento più importante è saper accettare un compromesso, se questo può facilitare il raggiungimento di uno stato di armonia e felicità. Athena ne dovrà accettare più di uno, ma avrà la fortuna di vedere realizzati i suoi sogni.

La scrittrice Scarlett Douglas Scott (kosmomagazine.it)

Come ti sei approcciata a questo stile? Chi sono stati i tuoi maestri letterari?

Lo stile che utilizzo tutt’ora si è sviluppato negli anni di pratica, dopo molto letture e molto studio. Leggere non è sufficiente per imparare a scrivere, ho frequentato diversi corsi di scrittura e ho studiato tecniche avanzate di sceneggiatura e storytelling. Non ho molti maestri letterari, ne seguo un paio per comprendere i diversi approcci dedicati ai generi di nicchia. Tra tutti, rileggo spesso Frank Herbert per la sua capacità di introdurre i personaggi in particolari situazioni ambientali ostili, ma leggo anche Kathy Reichs per le sue doti investigative, e Patrick O’Brian per le ambientazioni storiche viste con un occhio totalmente maschile.

Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Sto lavorando ai sequel di alcuni romanzi già pubblicati. Spero per il prossimo anno di mettere on line il seguito di La Stagione dei narcisi, a cui lavorerò durante l’inverno, e sto scrivendo un romanzo di SF, un’opera che procede lentamente e che richiederà ancora molto tempo. Nello stesso tempo sto preparando un saggio sulla tematica degli angeli, un argomento che mi ha sempre molto interessato che sto approfondendo da alcuni anni, in seguito agli studi esoterici iniziati tempo fa, l’altra mia passione.

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Stefania Meneghella