L’attore, regista e autore siciliano Rosario Lisma è apparso di recente in tv con Il nostro Generale, il prodotto Rai che racconta la storia del Generale Dalla Chiesa. E’ adesso tornato sul palco teatrale debuttando l’8 febbraio con lo spettacolo Il Giardino dei Ciliegi, un testo che rappresenta l’importanza di diffondere la cultura russa in un periodo storico come questo. L’attore ci ha incontrati e ci ha parlato dei suoi progetti tra passato, presente e futuro, svelando anche la grande importanza che Checov ha avuto per lui e per il suo show teatrale.
Com’è nato il tuo primo approccio alla recitazione? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
Il mio approccio alla recitazione è nato sin da subito, probabilmente perché da bambino mi annoiavo molto, ero molto silenzioso e forse poco felice. Mi sono tuffato presto nella recitazione e ho iniziato a nutrirmi di film, teatro, di spettacoli comici, di tutto quello che riguardava questo mondo. Da lì non ho mai smesso ed è iniziata l’avventura.
Ti abbiamo visto recentemente in tv con Il Nostro Generale, dove hai interpretato il ruolo di Felice Maritano. Cosa ti ha lasciato più di tutto questo personaggio e com’è stato prendere parte a questo importante progetto?
Ho sempre avuto una grande passione per la storia, soprattutto per quella contemporanea. Avevo già studiato in passato le vicende del Generale Dalla Chiesa e degli anni di piombo ed è quindi stato per me un terreno non proprio sconosciuto su cui lavorare. Non conoscevo però la storia di Maritano, che è stato il primo deceduto tra i carabinieri italiani per mano delle Br ed è stato molto interessante interpretarlo.
“Il giardino dei ciliegi” con cui ora sei in scena è stato scritto da un Checov malato e vicino alla morte, ma legato più che mai alla vita. Cosa ti sta lasciando questa narrazione e qual è il significato principale che vuole trasmettere?
Checov scrisse questa opera quando era gravemente malato e rappresenta la sua riflessione su quanto gli esseri umani siano incapaci di vivere, perché colpiti da una sorta di strabismo esistenziale che li ostacola nel guardare con chiarezza nella propria anima. In questo spettacolo abbiamo evidenziato l’importanza dei giovani, che possono immaginare una nuova vita fatta di speranza. Checov è stato uno scrittore diventato grande già da giovane, che era vicino alla morte e che sentiva come questo stesse cancellando la sua vita. Nonostante tutto, credeva fermamente che i sensi avrebbero potuto essere eterni e restare al di là della sua stessa esistenza. In questo c’è sicuramente un valore molto metafisico.
Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Conclusa la tournée de “Il giardino dei ciliegi”, con cui farò tappa a Genova, a Napoli e a Roma, ci sarà la ripresa di uno spettacolo molto fortunato che si chiama “Edificio 3 – Storia di un intento assurdo”. Con questo spettacolo andrò in tournée con Claudio Tolcachir (attore e regista argentino). Tra le città che toccheremo, c’è anche Roma al Teatro Argentina. Inoltre da giugno porterò di nuovo in giro il mio monologo, “Giusto”, partendo dal teatro Elfo Puccini di Milano.