Roma, il cinema Fiamma riapre grazie all’intervento del gruppo Caroli

L’emergenza legata alla desertificazione delle sale cinematografiche a Roma ha trovato un risvolto positivo il 2 gennaio 2025, con l’annuncio della riapertura del cinema Fiamma, storica sala situata in via Bissolati, nei pressi di piazza Barberini e via Veneto. Questo cinema, che ha avuto l’onore di ospitare la prima proiezione de La dolce vita nel 1960 e di 8 e ½ nel 1963, era chiuso dal 2017. L’acquirente è il gruppo Caroli, noto per le sue attività nei settori commerciale e turistico, che ha deciso di affidare la gestione a PlaytownRoma, un’associazione che da anni promuove il cinema e l’audiovisivo nella capitale, sotto la direzione di Gianluca Giannelli e Fabia Bettini, noti per il loro operato nella sezione spin off della Festa del Cinema di Roma, Alice nella Città. La proposta di norma regionale, se fosse stata approvata, avrebbe potuto portare al cambio di destinazione d’uso del cinema Fiamma, ma l’acquisizione da parte del gruppo Caroli ha salvaguardato un importante simbolo della storia cinematografica italiana, trasformandolo in uno spazio di incontro e studio.

Le reazioni alla riapertura del cinema Fiamma

La notizia della riapertura del cinema Fiamma è stata accolta con entusiasmo dalla Cgil di Roma e del Lazio e dalla Slc-Cgil di Roma e del Lazio, che hanno espresso il loro sollievo attraverso un comunicato. Hanno sottolineato l’importanza di preservare gli spazi culturali, evidenziando come la proposta di legge regionale, che mira a trasformare i cinema dismessi in attività commerciali, possa rappresentare una deriva speculativa dannosa per il patrimonio culturale di Roma. Secondo i sindacati, i cinema non sono semplici sale di proiezione, ma veri e propri luoghi di aggregazione e cultura, fondamentali per la comunità.

Tuttavia, nonostante la riapertura del Fiamma, rimane alta la preoccupazione per le altre sale cinematografiche che continuano a trovarsi in una situazione precaria. Molti di questi spazi, spesso situati nelle periferie della capitale, sono gli unici presidi culturali in aree svantaggiate e rivestono un ruolo cruciale nella promozione dell’arte e del dibattito all’interno delle comunità locali.

Problemi di speculazione e occupazione

Il tema della speculazione edilizia è strettamente legato alla questione della desertificazione cinematografica. La Cgil ha messo in evidenza che il problema non riguarda solo il rischio di chiusura delle sale, ma tocca anche la qualità del tessuto sociale e la salvaguardia dei posti di lavoro. La Settima Arte è considerata una forma d’arte accessibile e popolare, supportata da finanziamenti pubblici. Per i sindacati, il cinema in sala è un patrimonio da difendere, così come i diritti di chi lavora nel settore, dai tecnici agli attori.

Le organizzazioni sindacali hanno ribadito la loro volontà di proteggere il settore cinematografico, richiedendo un dibattito pubblico e partecipato sulla proposta di legge regionale. È fondamentale coinvolgere la Commissione Cultura, le parti sociali e le associazioni che operano nel campo del cinema, per garantire una voce a tutti gli attori coinvolti e per promuovere iniziative che possano rilanciare il cinema nelle sale, creando opportunità di sviluppo per i giovani talenti.

Prospettive future e norme regionali

Il 1° gennaio 2025 ha segnato un passo importante nella revisione della normativa regionale. È stato stabilito che non ci sarà alcun cambio di destinazione d’uso per le sale chiuse dopo il 31 dicembre 2024. Questa decisione è stata presa al termine di un incontro tra il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, e rappresentanti di associazioni di categoria come Anec e Anica, oltre a produttori e membri di commissioni culturali. Questo incontro ha aperto la strada a ulteriori discussioni sulla normativa, con incontri previsti fino alla fine di febbraio, per affrontare le questioni ancora irrisolte riguardanti il futuro delle sale cinematografiche nella capitale.

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Gianni Losaco