Roberta Bruzzone è una professionista che ama il suo lavoro, e il suo volto è ormai fisso nel piccolo schermo italiano.
Diventata famosa grazie alla sua attività di psicologa forense e criminologa, è specializzata in psicopatologia forense ed è conosciuta dal grande pubblico perché ha affrontato in tv numerosi casi di cronaca nera. Le sue partecipazioni televisive sono infatti sempre state moltissime, e le hanno permesso di affrontare diverse tematiche importanti e significative. Il suo volto è anche apparso nel talent show Ballando con le Stelle, da cui ha però deciso di andare via.
La criminologa si è raccontata a tutto tondo sulle pagine di Kosmo Magazine, affrontando la sua infanzia e il suo inizio di un percorso di studi che l’ha poi portata a raggiungere grandi risultati.
Una vita all’insegna dello studio e della criminologia, ma che bambina è stata? Come si è avvicinata al mondo del mistero?
Sono sempre stata una bambina molto curiosa e determinata, e la maggior parte della mia infanzia l’ho trascorsa a cercare di sperare una serie di situazioni che mi venivano raccontate per incentivare la mia curiosità. Se mi dicevano che succedeva da qualche parte di pericoloso, in automatico questo innescava un desiderio di verificare. Ci sono quindi nata con questa predisposizione, ed è stato per me qualcosa di molto naturale. Ho costruito un percorso di studi e professionale che assecondasse questa mia predisposizione, anche perché ho sempre voluto lavorare in questo ambito. Sono molto curiosa e altrettanto ostinata.
In un’intervista ha detto “invece di avere paura dell’uomo nero, io lo andavo a cercare“. Cosa è per lei la paura? Cosa direbbe a coloro che vivono di paura?
Non ero una bambina facile da spaventare: a volte la paura c’era, ma c’era anche la voglia di andare fino in fondo. Consiglierei di farsi aiutare, perché vivere nella paura credo che sia uno dei modi peggiori di trascorrere la propria esistenza. A un certo punto bisogna fare in modo che quella paura diventi uno stimolo anziché un limite, perché altrimenti è qualcosa di destabilizzante. La paura è un’ottima emozione e può essere anche utile, perché ci dà delle informazioni straordinariamente importanti. Deve però esser anche uno stimolo per superarla, altrimenti diventa un limite nella qualità della vita e delle relazioni.
Insomma è bene ascoltare la paura, perché vuol dire che una parte della nostra mentre ha colto una minaccia o un pericolo, ma bisogna far in modo che il pericolo esista davvero. Chi vive di paura, inizia ad avere paura anche della paura stessa, e quindi la vita ti scorre davanti ma tu non riesci più ad afferrarla. Chi vive nella paura, non si concede nemmeno la possibilità di mettersi alla prova.
La mente umana è contorta e spesso fa fare cose inconcepibili e commettere errori da cui è impossibile tornare indietro. Pensa che riusciremo mai a capire a fondo la mente degli esseri umani?
Io credo che oggi abbiamo una serie di nozioni e informazioni che ci consentono di comprendere quello che è accaduto nella mente di una persona che commette fatti gravi. Dal punto di vista neurobiologico, sappiamo quello che può accadere in determinate circostanze e se la persona non è riuscita a creare la giusta strutturazione psicologica per affrontare le emozioni negative. Oggi abbiamo tutti gli strumenti per decifrare quello che succede nella mente, anche se a volte non vogliamo utilizzarli fino in fondo.
Nel corso della sua carriera, ha affrontato diversi casi, come quello del delitto di Avetrana. È difficile per lei affrontare il dolore della gente ed entrare in contatto con esso?
Il dolore è parte integrante della mia attività e può avere diverse sfaccettature. C’è il dolore di stare in relazioni sbagliate, di aver perso una persona cara o di non vedere giustizia in una situazione complessa. Ci sono quindi tanti dolori che io affronto nella mia quotidianità, e cerco di far in modo che le competenze tecniche di cui sono in possesso possano alleviare, in una certa percentuale, il dolore delle persone che si rivolgono a me assicurando loro di arrivare alla verità di quello che è realmente successo. Credo che avere chiarezza su questo aspetto possa essere determinante per consentire a queste persone di elaborare la perdita e il dolore che li ha trafitti e poter andare avanti. Quel tipo di dolore non si supera, ma di certo la verità aiuta ad elaborarlo.
Tra le sue tante esperienze, c’è stata anche quella di Ballando con le Stelle in qualità di giudice. Cosa ricorda di quel periodo e come fu lavorare con Milly Carlucci?
Sono stata chiamata a Ballando con le Stelle per fare una valutazione psicologica del modo in cui il concorrente affrontava sia il percorso che il momento clou del programma. Per me è stata un’esperienza molto interessante e stimolante, anche perché mi ha dato modo di farmi conoscere ad un pubblico più ampio rispetto a quello che segue i programmi di cronaca nera. A un certo punto, dopo cinque edizioni, ritenni però che era arrivato il momento di terminare questa esperienza perché non avevo più gli stimoli dell’inizio e la situazione era abbastanza ripetitiva.
Roberta Bruzzone: “Perché sono andata via da Ballando con le Stelle”
Io odio stare in situazioni ripetitive e ho quindi deciso di dedicarmi ad altro. Sicuramente è un’esperienza che rifarei: è stato interessante anche vedere il dietro le quinte di tanti personaggi televisivi ed è stato anche un viaggio nella fragilità. Molti dei concorrenti si sono svelati durante il programma, mostrando degli aspetti di vulnerabilità che non erano così scontati. A me questo aspetto piaceva molto perché strappava la maschera dal volto del concorrente e lo mostrava nella sua umanità.
Nel 2014 ha fondato la CSI Academy sulla formazione e le consulenze in scienze forensi e criminologia investigativa. Come nacque l’idea per questo progetto?
Ho sempre avuto l’idea di costruire un contenitore che potesse raccogliere giovani talenti e voglia di approfondire determinate tematiche.
Ho ritenuto che quella fosse la strada corretta, anche per rivolgere a un pubblico più ampio la possibilità di formarsi in maniera molto concreta su tematiche legate alla psicologia e alla scienze forense. Questo progetto ha avuto molto successo ed è oggi una realtà consolidata.
Quali sono i suoi futuri progetti invece?
C’è un programma che conduco e di cui sono autrice, “Nella mente di Narciso”, che andrà in onda su Rai Play con la prima puntata a fine novembre e che è dedicato alla ricostruzione di alcuni casi di cronaca nera nell’ottica di quello che è accaduto davvero nella mente dell’assassino. Ci sarà il nuovo spettacolo teatrale che sarà nei teatri italiani il prossimo anno, e poi nuovi libri di cui uno esce domani e si chiama Narcisismo Mortale (dedicato al caso di Giulia Tramontano). E’ appena uscito un altro volume sul caso Mirella Gregori dopo 4 anni di studi del fascicolo, e a breve usciranno altri miei testi: uno dedicato al patriarcato nella forma più estrema e un altro dedicato ai ragazzi che uccidono, che è un altro problema molto difficile da superare.