Riccardo Foresi ha all’attivo numerosi successi internazionali: la sua permanenza nella città di New York l’ha infatti aiutato a realizzare i suoi sogni più grandi. Nato in un paese delle Marche, decide da giovanissimo di trasferirsi nella Grande Mela: da lì, ha inizio tutto. Viene infatti notato da Eric Beall, che era all’epoca vice presidente della Sony A/R.
Per lui, iniziano infatti numerose e bellissime esperienze, che lo portano a collaborare con importanti produttori e ad esibirsi in celebri locali americani, come il Rockwood Music Hall di New York. Foresi ha inoltre lavorato con grandissimi artisti come Amii Stewart, Ivana Spagna, Albano, Peppino di Capri, Riccardo Fogli, Mogol, Cristiano Malgioglio. Ha inoltre pubblicato ben tre album, e oggi porta in scena il suo spettacolo ‘Riccardo Foresi & That’s Amore‘ (che continua ad avere sempre un grandissimo successo). Ha accettato di incontrarci, e ci ha parlato della sua storia fatta di conquiste, sogni e tanta musica.
Quando hai compreso che la musica sarebbe stata la tua strada? Com’è nata questa fiammella?
I miei genitori mi hanno sempre detto che, sin da piccolo, avevo questa passione. La musica è in realtà sempre stata presente nella mia famiglia: sia mio padre che mio nonno suonavano in banda. Io vivevo in un piccolo paese delle Marche, nel quale c’è una grande tradizione bandistica. Quando ero bambino, ero già attratto dalla musica e dagli strumenti musicali: quando passava la banda, mi bloccavo e restavo abbastanza incantato. L’approccio è iniziato sin da piccolo; quando frequentavo la prima elementare, i miei genitori mi iscrissero ad un Corso di Musica, con lo scopo di entrare appunto nella banda. Ho iniziato come trombettista e, pian piano, la fiamma è cresciuta sempre di più.
Hai all’attivo numerosi successi dal punto di vista musicale. Qual è il momento che ricordi più di tutti e che ti ha lasciato un segno?
Ho fatto tante esperienze, faccio musica sin da ragazzino. Ad un certo punto, quando avevo circa 20 anni, ho deciso di trasferirmi negli Stati Uniti (a New York). Lì, sono avvenute esperienze bellissime: ho iniziato a cantare dinnanzi a un pubblico, che mi ha riconosciuto un talento. Ad esempio, ricordo benissimo quando una signora salì sul palco e mi consegnò dei fiori. Trovarsi in una Terra straniera (dopo tanti sacrifici), è stato sicuramente un momento che mi ha dato il carburante per continuare. Ci sono poi stati tanti concerti e tante avventure musicali, ma quel periodo in particolare mi ha lasciato un segno.
Hai vissuto molti anni in America, in particolare a New York. Com’è il mondo musicale nella Grande Mela? Quali sono le maggiori differenze che si trovano tra l’America e l’Italia, musicalmente parlando?
New York la chiamano ‘La Terra delle Opportunità‘: ci sono moltissime occasioni di fare musica e di connettersi con altri musicisti. Avendo avuto un bagaglio musicale pregresso, sono riuscito a fare il musicista quasi da subito. C’è sicuramente una grande ammirazione per la musica italiana del passato, rappresentata ad esempio da Andrea Bocelli e da cantanti che hanno portato la musica italiana tradizionale. Non ho comunque notato molte differenze: il talento viene riconosciuto. Ci sono senz’altro molte opportunità.
Hai pubblicato ben tre album: dove nasce l’ispirazione per i tuoi lavori?
Il primo album è nato dopo lo spettacolo ‘Riccardo Foresi & That’s Amore‘, nel quale interpreto brani in chiave swing. Al termine del primo tour (realizzato nel 2012), abbiamo deciso di incidere alcuni brani che portavamo in giro. Il secondo album è stato invece una raccolta di canzoni, interpretati sempre con uno stile swing. Il terzo è un insieme di canzoni d’amore, a cui sono legato: ci sono i brani che hanno fatto parte delle varie tappe della mia vita. Tutto nasce dall’esigenza di condividere con il pubblico queste tematiche.
Hai realizzato un noto spettacolo dal titolo ‘Riccardo Foresi & That’s Amore’. Com’è nata l’idea per questo progetto?
L’idea è nata quando sono tornato dall’America, insieme a dei miei amici musicisti: sono da sempre un grande fan di Michael Bublé. Abbiamo così pensato di mettere in scena uno spettacolo dedicato proprio a Bublé: mi sentivo all’altezza della situazione, perché avevo assorbito la cultura americana. Ci siamo trovati, abbiamo contattato Stefano Bianchi (il mio manager), e abbiamo concretizzato questa idea.
Durante il tuo percorso artistico, hai collaborato con numerosi artisti, tra cui Amii Stewart. Com’è stato lavorare con lei? Cosa ti ha insegnato più di tutto?
E’ da annoverare sicuramente tra le esperienze più belle della mia vita. Trovarmi sul palco con un’artista di quel calibro è stato molto significativo. Lei è anche una persona straordinaria, e molto umile: mi ha fatto sentire a casa. Mi ha messo completamente a mio agio.
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Hai qualche progetto in ballo? Cosa ti riserverà il futuro?
Negli ultimi anni, a partire dal lockdown, ho intrapreso anche un percorso cantautorale. Insieme ad altri autori, sto scrivendo e sto pubblicando singoli fondati sulla musica leggera italiana. Il mio progetto è quello di continuare a scrivere, pubblicare, in parallelo con il mio spettacolo ‘Riccardo Foresi & That’s Amore‘ (che continuiamo a portare in scena).
Intervista a cura di Stefania Meneghella