Facebook: Raffaella Cesaroni
Il tema di oggi è l’informazione.
Quella che ci apre gli occhi sul mondo.
A lei la parola.
D: Come nasce la tua passione per il giornalismo?
R: Probabilmente dall’amore per l’italiano della mia maestra elementare, Assunta. Me l’ha trasmesso. Instillò in me la capacità di raccontare attraverso le parole quello che mi circondava, quello che accadeva, le persone, le emozioni, tutto. Ha creato in me la capacità di esprimermi con facilità, disinvoltura e di coinvolgere gli altri. Finito il Liceo pensai per qualche giorno di fare il medico come mio papà. Lui stesso mi dissuase. Oggi, a distanza di tanti anni, la ma predisposizione per il giornalismo scientifico mi suggerisce che i geni non sono uno scherzo. Forse sono un medico mancato.
D: Come ti sei avvicinata a questo mondo? Quali erano gli articoli che preferivi scrivere?
R: Nell’estate dei miei sedici anni, anziché passare le giornate al mare, cominciai a collaborare con una televisione regionale. Cercavo i comunicati stampa più interessanti che rielaboravo per il telegiornale. Imparai alcuni trucchi del mestiere. Avrei dovuto passarci l’estate. Collaborai alcuni anni con Tele Lazio. Lì condussi, giovanissima, il mio primo telegiornale perché un tardo pomeriggio, con l’edizione quasi pronta per la diretta, i due conduttori furono cacciati. Non ricordo cosa avessero combinato. Avevo meno di 18 anni. Andai bene, perché continuai un bel po’. Curavo anche molti servizi. Senza alcuna specializzazione. Scrivi quello che serve, quello che capita. Oggi spesso accade ancora, ma io amo la cronaca e il giornalismo scientifico.
D: Cosa ricordi della tua prima diretta?
R: Della prima diretta ricordo che non ebbi molto tempo per emozionarmi. Mi dissi: buttati, in fondo non hai nulla da perdere. E così feci. Non ebbi ansia da prestazione, ero giovane e incosciente. O forse in fondo sapevo che era tutto nelle mie corde. La sicurezza e fiducia in me non mi mancava.
D: Qual è il momento che definisci come il più bello della tua carriera?
R: I momenti più belli li ho vissuti a Sky Tg24 e sono quelli legati a fatti importanti nei quali mi sono trovata in mezzo. Forse il più appassionante fu il ritrovamento del covo “freddo” delle nuove Brigate Rosse in via Montecuccoli a Roma nel dicembre 2003. In quella cantina furono ritrovati i volantini originali con cui le Br comandate da Mario Galesi, Nadia Desdemona Lioce e Diana Blefari Melazzi rivendicarono gli omicidi D’Antona e Biagi. Quella cantina era accanto al contatore della luce della casa in cui io vivevo. Per mesi avevo dormito su 100 chili di esplosivo da cava. Fu un grosso scoop. Ricordo ancora l’adrenalina della diretta. Come ricordo il lungo racconto da Monaco del funerale di Ranieri III nella primavera 2005, qualche mese dopo le stragi della Metro di Londra. Allora gli attacchi terroristici erano ancora rari. Oggi sono diventati tristemente frequenti. Un altro scoop fu il racconto della fuga dagli arresti ospedalieri di Danilo Coppola. Intervistai un evaso. Una storia da prima pagina.
D: Qual è un tema su cui la gente non è ancora sensibilizzata e ti piacerebbe comprendesse meglio?
R: Le persone attingono informazioni da più parti ormai. Per fortuna ma anche purtroppo. Perché sul web, non essendoci filtri e controlli, si possono trovare anche enormi strafalcioni, inesattezze, bugie. Vorrei che soprattutto su temi delicati come quelli della salute e della sanità, le persone si affidassero a comunicatori seri. Molto seri. Per evitare che l’anti scienza dilaghi.
D: Cosa pensi quando capita di rivedere le tue dirette?
R: Raramente rivedo le mie dirette. Il mio più grande critico è mio marito. Critiche per ottenere il meglio da me, ovviamente. Agli inizi faticavo a capire i suoi suggerimenti. Col tempo li ho apprezzati. Oggi so che se supero il suo giudizio vuol dire che ho fatto un buon lavoro.
D: Quali sono i commenti che più ti hanno formata e aiutata in questo percorso?
R: Chi entra nelle case attraverso il video automaticamente si offre a molti giudizi. Soprattutto adesso in cui i mezzi attraverso cui commentare sono molti. Io ho un profilo Facebook Official piuttosto vivo. Non mi è mai capitato di ricevere critiche feroci. Quello che mi sembra venga apprezzato è la naturalezza con cui comunico le notizie. Il Direttore Emilio Carelli, che mi scelse per la conduzione di Sky Tg24, sin dal primo giorno di messa in onda, apprezzava soprattutto questo. I suggerimenti che accetto sono quelli delle persone che mi vivono accanto e che mi conoscono veramente.
D: Cosa non deve mai mancare a chi, come te, decide di fare questo percorso?
R: La voglia di verità, la voglia di capire, la curiosità. Abbasso la pigrizia mentale e fisica. Un giornalista non può essere pigro in alcun senso.
D: Quali sono le figure da cui trai più ispirazione inizialmente?
R: Non ho mai avuto un mito giornalistico a cui ispirarmi. Anche oggi leggo e ascolto ottimi colleghi di diverse testate. Così come noto che in giro ci sono pessimi rappresentanti della categoria. Quando iniziai io mi piaceva il piglio e la sicurezza di Lilli Gruber, come l’eleganza e la erre molto arrotata di Carmen Lasorella. Ecco, che peccato che una brava giornalista e conduttrice come lei non si veda più.
D: Quali sono i tuoi futuri progetti?
R: Progetti futuri? Continuare a fomentare la mia passione per questa professione. Ecco perché ogni tanto è necessario rimettersi in gioco. Sto moderando, ultimamente, molti simposi e convegni scientifici. Ne traggo molto valore professionale. Il mio obiettivo è formarmi sempre di più come giornalista scientifica. E firmare delle buone inchieste per Sky Tg24. Ho già diverse idee. E soprattutto la voglia di raccontarle.
Ringraziamo Raffaella Cesaroni per la sua collaborazione e per il tempo che ci ha donato, augurandogli di continuare a sorprenderci e a sorprendersi.
Recensione a cura di Stefania Meneghella
Intervista realizzata da Manuela Ratti
Pubblicazione a cura di Roberta Giancaspro