Pietro Romano è il protagonista del film Next, un progetto cinematografico di Giulietta Revel e che uscirà nelle sale nel mese di Aprile. L’attore sarà inoltre in scena presso il Teatro Tirso di Molina con il nuovo spettacolo Il Malato Immaginario, a cui si potrà assistere dal 12 aprile. Romano ci ha incontrati e ha parlato piacevolmente di tutto il suo percorso, evidenziando i sogni e i progetti che ha sempre avuto nel cuore.
Com’è nato il tuo primo approccio alla recitazione? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
Questa passione è in me da sempre: da piccolissimo venivo un po’ calamitato dagli attori. Inizialmente c’era la tv in bianco e nero, ma arrivò poi la televisione a colori che era enorme. Venivo attirato da alcune figure, e mi sono così reso conto che mi piaceva moltissimo. Adoravo Proietti, è stato il primo a portare il teatro in tv e ha portato personaggi di cui non avremmo mai saputo. Restavo ipnotizzato da lui e cercavo spesso di imitarlo. Io vengo da una famiglia di teatranti: mia madre cantante lirica e insegnante di educazione musicale, mentre mio pare è stato per dieci anni in polizia ma ha lasciato perché era appassionato di canto e spettacolo. Questo mi portato subito nel mondo artistico e, dopo aver approfondito il teatro, sono passato al Coro delle voci bianche. Devo dire però che stare nel coro mi annoiava, perché percepivo che volevo fare qualcosa da solo. Ho così seguito la recitazione, ma il cinema è arrivato molto più in là.
Ti vedremo sul grande schermo con il film Next, che uscirà ad aprile. Quali sono le vostre aspettative in merito a questa pellicola e, secondo te, quale sarà la reazione del pubblico?
Mi aspetto che il pubblico gradisca moltissimo; questa è la mia vera grande occasione dopo tanti anni di gavetta. Ho avuto la fortuna di fare molte pubblicità, che mi hanno dato una sorta di popolarità nei confronti delle persone. Il cinema è però il mio primo grande sogno sin da bambino. Con il trascorrere del tempo, ho capito che il teatro poteva essere una grande Scuola ma c’era sempre stato quel momento di attesa per il cinema. È tantissimo aver raggiunto questo obiettivo, qualsiasi cosa avvenga per me sarà un regalo. Spero tanto che il pubblico gradisca: è una commedia che si rifà alle commedie degli anni ’80. In questo film ritorna un po’ quell’equilibrio che avevano i film dell’epoca e il cast è davvero stellare. Ci sono Conticini, Alessandro Haber, Buchet: per me loro sono sempre stati un punto di riferimento.
Interpreti il personaggio di Alfredo, uno scrittore pieno di sogni. Quanto c’è di te in lui e cosa ti ha insegnato più di tutto questo personaggio?
C’è tantissimo di me in lui; quando mi è stata proposta la sceneggiatura ho quasi pensato di aver conosciuto la storia da sempre. Aveva dei riferimenti e similitudini incredibili con la mia storia. Alfredo è proprio come me: sognatore, impacciato e pieno di incidenti bonari che ha e che fanno parte anche di me e del mio modo di portare in scena le cose. Mi piace alleggerire la vita delle persone, c’è tantissimo di me: la regista mi ha anche detto in alcuni casi che potevo creare io delle situazioni.
Il 12 aprile porterai invece in scena lo spettacolo Il Malato Immaginario: dove nasce l’idea per questo progetto?
L’idea è un po’ antica, avendo diversi miei percorsi teatrali. Approdai nella compagnia Checco Durante, che era un attore romano e faceva commedie in romanesco. Lui ambientava tutte le commedie a Roma, e quando ho fatto quella esperienza mi sono appassionato alla recitazione del dialetto. Mi ha fatto innamorare della musica della nostra città e, da quel momento in poi, ho iniziato a dirigere gli spettacoli. Ho così pensato di prendere i classici e di spostarli a Roma: è stato uno stimolo importante. Ho creato anche delle situazioni per arrivare a una risata più forte, più alta, poderosa. Alcuni testi erano di riflessione, e c’era una risata amara: Il Malato Immaginario denuncia la psiche di questo uomo che dice a tutti di essere malato. Preferisce pensare di stare male piuttosto che affrontare le cose. Nel mio spettacolo, parlo quindi di queste riflessioni ma inserisco anche momenti molto comici: insomma, si ride molto. Lo spettacolo è fruibile per tutti e ha anche un avvicinamento del tempo: ho infatti spostato il testo alla Roma del 1805.
Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Ora aspetto di debuttare a teatro perché è ancora per me un futuro progetto. La cosa importante è incontrare il pubblico, che spero sia favorevole a quello che gli verrà presentato. Ho tanti sogni nel cassetto: spero che arrivino altri pianeti capaci di farmi arrivare la luce e che mi facciano essere dove vorrei essere.