Aumento delle pensioni nette per i pensionati italiani: un sollievo economico che arriva in un momento difficile
Negli ultimi mesi di quest’anno, i pensionati italiani possono aspettarsi un gradito incremento delle loro pensioni nette. Una notizia che arriva come un raggio di sole in un panorama economico spesso nuvoloso. Registriamo, dunque, un’opportunità per i pensionati di gestire meglio le loro finanze. Soprattutto in un periodo come quello di fine anno, caratterizzato da spese aggiuntive legate alle festività.
È una dimostrazione di come le attuali regole fiscali possano, in alcuni casi, fornire benefici concreti senza la necessità di interventi legislativi complessi. Tuttavia, è importante per i pensionati rimanere informati sui dettagli delle loro specifiche situazioni fiscali, poiché le variazioni economiche congiunturali possono influenzare l’importo finale ricevuto.
Gli aumenti sulle pensioni
Questo aumento non deriva da modifiche strutturali o nuove politiche fiscali, ma piuttosto dall’applicazione delle regole esistenti relative alle addizionali regionali e comunali che, a dicembre, non verranno applicate sui cedolini pensionistici. Nei mesi di gennaio e febbraio, inoltre, i pensionati pagheranno solo una parte di queste addizionali, portando a un ulteriore, seppur minore, beneficio economico.
Le addizionali regionali e comunali rappresentano una parte delle imposte trattenute direttamente dalla pensione lorda e servono a finanziare rispettivamente le casse delle Regioni e dei Comuni di residenza. Ogni ente locale ha la facoltà di stabilire le proprie aliquote. Il che significa che l’impatto delle addizionali può variare significativamente da una zona all’altra del Paese. A dicembre, tuttavia, queste trattenute vengono sospese, permettendo ai pensionati di ricevere un importo netto più alto.
Per comprendere meglio l’impatto di questa sospensione, prendiamo ad esempio diverse regioni italiane. Nel Lazio, l’addizionale regionale arriva fino al 3,33% per i redditi superiori a 15.000 euro. Considerando una pensione lorda annua di 30.000 euro, l’addizionale regionale ammonta a circa 754,5 euro, una cifra che, spalmata su 11 mensilità, corrisponde a circa 68 euro al mese. In Lombardia, invece, le aliquote variano da 1,23% a 1,73%, con un’addizionale di circa 424,30 euro per lo stesso importo di pensione lorda, equivalenti a circa 38 euro mensili. In Campania, le aliquote partono dall’1,73% e arrivano fino al 3,33%, generando un’addizionale di circa 708,30 euro, o 64 euro al mese.
Anche le addizionali comunali, seppur generalmente inferiori a quelle regionali, sono sospese a dicembre, contribuendo ulteriormente all’aumento dell’importo netto della pensione. Ad esempio, nel Comune di Roma, l’aliquota comunale è dello 0,9%, il che significa un’addizionale annua di circa 270 euro su una pensione lorda di 30.000 euro. Da marzo a novembre, la trattenuta di un acconto del 30%, pari a circa 10 euro al mese. Mentre i restanti 180 euro sono suddivisi in 11 rate da gennaio a novembre, con un’ulteriore trattenuta di circa 16 euro al mese.
Nel mese di dicembre, pertanto, i pensionati non vedranno queste trattenute sui loro cedolini, portando a un aumento netto della pensione. Considerando sia le addizionali regionali che quelle comunali, un pensionato residente a Roma con una pensione lorda di 30.000 euro potrebbe vedere un aumento di circa 94 euro nel mese di dicembre. A gennaio, le addizionali torneranno a essere applicate, ma solo per il saldo dell’anno precedente, il che significa che l’impatto sarà ridotto rispetto a dicembre. Tuttavia, l’addizionale comunale in acconto per il 2025 inizierà a essere trattenuta solo da marzo, offrendo un piccolo sollievo anche nei primi due mesi del nuovo anno.