Patrizia Cirulli torna sulla scena musicale con il nuovo album Fantasia, una trasposizione in musica di dieci poesie di Eduardo De Filippo. La cantautrice è stata per tre volte finalista al Premio Tenco e per tre volte vincitrice del Premio Lunezia. Il 21 aprile, presenterà invece live il suo disco presso l’Auditorium Novecento di Napoli: ecco quello che ci ha raccontato.
Come ti sei approcciata per la prima volta al mondo della musica? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
E’ una passione che mi accompagna da quando ero piccola, è un fatto interiore. Ho sempre percepito la musica come mio canale preferenziale. Da ragazzina ho iniziato a prendere lezioni di chitarra e canto e da lì in avanti ho costruito, esperienza dopo esperienza, fino ad arrivare a oggi, alla pubblicazione del mio quarto album.
Sei stata per tre volte finalista al Premio Tenco e hai vinto per tre volte il Premio Lunezia. Cosa ti hanno lasciato più di tutto questa esperienza e quanto si è evoluto la tua musica da quei momenti?
Riconoscimenti e premi fanno sempre piacere. Fa piacere che un tuo lavoro venga apprezzato e riconosciuto. Si tratta di premi prestigiosi che accompagnano la musica di qualità. Ma questo è qualcosa che al limite viene dopo, i miei lavori hanno origine da strade che intercetto seguendo il mio sentire e la mia passione. La mia musica nasce da questo, da momenti che sento profondamente e mi dedico quindi alle cose che mi piacciono, non seguo mode.
Parliamo del tuo nuovo album, che vuol essere una trasposizione in musica di dieci poesie di Eduardo De Filippo. Dove nasce l’idea per questo progetto?
Questo disco è in qualche modo figlio di un mio album precedente dal titolo “Mille baci”, dove ho musicato poesie di grandi poeti quali Catullo, Quasimodo, Merini, D’Annunzio, Garcia Lorca e altri, in forma canzone. In questo disco c’era anche una poesia di Eduardo, “Quanno parlo cu te”. Incontrando la poesia di Eduardo mi sono fortemente appassionata al suo mondo poetico, tanto da musicare altre sue nove poesie che sono però rimaste nel cassetto per qualche anno, fino alla recente pubblicazione del disco.
Cosa rappresenta per te De Filippo e quanto ha influito la sua poesia sul tuo stile musicale?
Eduardo è un monumento della cultura italiana ed è un personaggio internazionale, rappresentato e molto amato anche all’estero. C’è una grande profondità nei suoi testi, musicare le sue poesie mi ha permesso di viaggiare nel suo mondo e le melodie che ho creato evocano colori e immagini che rimano in qualche modo all’immaginario partenopeo.
Come ti sei approcciata invece a questo genere musicale? Chi sono stati i tuoi maestri musicali?
Non ho avuto nessun riferimento per musicare le poesie di Eduardo. Quando musico testi di grandi poeti in forma canzone (come è successo per l’altro mio album “Mille baci”), mi metto in ascolto del testo, del suo significato, del suo “suono”, del suo aspetto emotivo. Da qui nasce in me un’idea musicale che cerca di tradurre in melodia il testo. Deve essere un matrimonio riuscito, non si deve capire che si tratta di una poesia musicata. Ha senso tutto ciò, se il risultato finale produce un’alchimia fra musica e testo, tanto da sembrare che siano nati insieme.
Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Per ora concentrarmi sulla promozione di questo lavoro su Eduardo a cui tengo molto e farlo conoscere il più possibile. Il 21 aprile ci sarà il concerto di presentazione del disco a Napoli all’Auditorium Novecento e ci saranno due ospiti d’eccezione: Fausta Vetere (NCCP) e Dario Sansone (frontman dei FOJA), due grandi artisti con cui ho avuto il privilegio di duettare nel disco, sarà un onore dividere il palco con loro.