Ci sono romanzi che restano nel cuore, altri che sorridono e vanno via. Come ossigeno, le parole. Come ossigeno, persino le pagine. Davvero, ci sono romanzi che si attaccano alla pelle e ne restano incollati finché quelle parole non entrano nell’anima diventandone i protagonisti.
Ci sono romanzi che il cuore lo conoscono così bene che preferiscono non entrarci; diventano solo strade di passaggio, o momenti che abbiamo vissuto e dimenticato. Le parole, a volte, si trasformano in cicuta e ci avvelenano i pensieri.
Esistono pagine capaci di salvarci e pagine che avremmo preferito non incontrare, perché troppo vere le intensità delle loro parole, troppo veri i sentimenti che coincidono con i nostri, con la nostra storia. Allora preferiamo chiudere noi stessi gli occhi e fuggire in luoghi che spesso esistono solo nella nostra mente.
E’ il potere della lettura, e a volte anche della scrittura.
Ma ci sono romanzi… ci sono romanzi che potremmo anche gettarli via, che potremmo rifiutare di guardare, che potremmo cancellare persino dalla nostra memoria. Loro… loro non svaniranno mai. Resteranno come incollati alla pelle, per anni e anni, e saranno il modo migliore per sconfiggere il tempo.
Ci sono romanzi che fanno parte di noi da sempre, nonostante sappiano descrivere al meglio il nostro sentirci strani, il nostro amare strano, il nostro vivere in un modo diverso da come avremmo voluto. Sì… ci sono davvero questi romanzi che restano lì. Sempre.
“Il buio oltre la siepe” di Harper Lee è uno di questi. Un libro come tanti in apparenza, un libro da cui non possiamo aspettarci tanto. Un libro che nasconde.
Un libro che ho letto per la prima volta quasi per gioco, ma che mi ha riservato non ben poche sorprese.
La protagonista è diversa dagli altri, diversa da tutti i protagonisti incontrati in precedenti pagine.
La protagonista è una bambina.
E sono state tante le impressioni che ho avuto non appena fatta questa scoperta. “Come può una bambina raccontare l’intero libro in prima persona?”, “Come può una bambina andare ad intendere tematiche importanti che affrontano solo gli adulti?”.
“Come può una bambina…..?”
Come può una bambina.
Eppure… è stata proprio quella bambina, quella protagonista in cerca di risposte, quella piccola creatura che vaga per tutto il paese, quell’angelo incarnato in fanciulla che ha occhi per assaporare le meraviglie del mondo.
E’ stata proprio lei a rendere questo libro, questo romanzo, un vero capolavoro.
Siamo in una cittadina del Sud degli Stati Uniti e, l’avvocato Atticus Finch, padre della piccola Scout, viene incaricato della difesa d’ufficio di un afroamericano accusato di violenza carnale, in realtà innocente.
Siamo nel celebre scenario razziale diffuso negli anni ’50 nel territorio americano; migliaia di neri non potevano sedere sugli stessi autobus dei bianchi, non potevano lavorare con loro. Il bianco e il nero erano due colori che non si sarebbero mai incontrati.
La gente del paese li derideva, e rideva dinnanzi a ogni loro passo. La gente del paese non capiva.
Non capiva nessuno, tranne la piccola Scout.
La piccola Scout non è una bambina come tante. Lei è la figlia di Atticus, ed essere la figlia di Atticus significava pensarla diversamente, significava sostituire ogni cosa con la giustizia, significava diventare speciali.
Ebbene, leggere questo romanzo significa compiere un viaggio diverso dagli altri, solo andata senza ritorno. Senza ritorno perché si resta talmente intrappolati nella storia che la nostra realtà, la nostra vita ci sembra così inutile, così futile.
Per tutte le pagine, ci si pone l’importante domanda di cosa sia quel buio oltre la siepe che fa da cornice alla storia; solo alla fine, si comprende il significato e, sebbene esso non può essere svelato così esplicitamente, rappresenta un elemento essenziale e di importanza vitale per i protagonisti, ma soprattutto per la società, passata e odierna.
Così quando si chiude il libro definitivamente, quando i personaggi diventano solo fantasia, quando la storia termina davvero, sorge spontaneo il desiderio di essere come la piccola Scout, come quegli occhi che osservano tutto minuziosamente, e comprendono, e capiscono davvero. Il buio oltre la siepe diviene quindi un obiettivo da raggiungere, un modo per essere coraggiosamente sé stessi, l’essenza di ciò che siamo e di ciò che vogliamo diventare.
Un romanzo, questo, che non termina mai, sebbene continua nelle nostre vite, incastrandosi nei nostri pensieri, con il sogno di cambiare un mondo che preferisce l’apparenza all’essenza.
La piccola Scout è dentro di me, ora, è nelle cose che guardo, è in quello che voglio cambiare, è nel modo migliore che ho di continuare a sognare che si può essere speciali in ogni istante della nostra vita.
Articolo realizzato da Stefania Meneghella