PaoloParòn- Una disillusa ironia

Polistrumentista, compositore, autore


 

 

Polistrumentista eclettico, autore e compositore, dopo aver suonato con diverse formazioni nel corso degli anni, Paolo Paron pubblica le prime canzoni originali insieme all’Orchestra Cortile, «un (im)possibile incrocio tra Area, Capossela, Tom Waits e King Crimson». L’Orchestra pubblica due EP autoprodotti prima di aggiudicarsi il Premi Friûl nel 2009 e pubblicare con l’etichetta MusicheFurlaneFuarte “Ondis di glerie”, per poi sciogliersi nel 2011.

Nel frattempo si dedica alla musica per teatro, partecipando a numerose messe in scena e attività laboratoriali in scuole e comunità socio-sanitarie, lavorando soprattutto sull’improvvisazione musicale come principio creativo e compositivo, tratto d’unione tra parola e gesto. Fonda con le attrici Natalie Norma Fella e Paola Aiello la compagnia Harmony Sto.Co.Co., il cui reading comico “Stone Cold Surrender” va in scena in diverse sale italiane e si piazza in semifinale al premio Palladino 2014 allo Zelig di Milano. Nel 2017 cura, con Leo Virgili e Roberto Amadeo, la sonorizzazione della lettura scenica “Fuori Fuoco” di e con Chiara Carminati (Bompiani, Premio Strega ragazze e ragazzi +11 nel 2016). Nel 2012 Paoloparòn esordisce online, come progetto solista, con un primo omonimo EP di cinque brani, «in cui l’amore per certi cantautori ‘difficili’ anni ’70 (più Mauro Pelosi che Lolli, per dire) è ammorbidito da atmosfere musicali che ora virano in forma progressiva, ora scelgono i toni di ballad un po’ stramba».

Lasciamo la parola a PaoloParòn con l’augurio di proseguire in questo meraviglioso percorso 

D: Come nasce la passione per la musica?

R:In famiglia, da bambino. C’erano molti dischi, soprattutto di musica jazz, a casa. E anch’io avevo il mio mangiadischi Penny e un mangiacassette Philips, collegato ad un altoparlante costruito con un fustino di detersivo. I miei cugini più grandi erano anch’essi appassionati di musica e per emulazione dovevo anch’io fare qualcosa. Così cominciai alle elementari ad andare a lezioni di pianoforte e più tardi a strimpellare le chitarre degli amici.

D:  Sei molto versatile in ambito musicale. Come riesci a unire diversi ambiti?

R:Già dai tempi delle superiori ero diviso tra due anime che non riuscivo a conciliare: il blues delle origini di Lightning Hopkins, Muddy Waters, John Lee Hooker e il progressive rock di Banco del Mutuo Soccorso, Orme, Area. Più tardi poi mi sono appassionato alla musica classica contemporanea, a Stockhausen, Luigi Nono. Tenere aperte le orecchie su suoni e linguaggi differenti forse non renderà specialisti in un genere, ma aumenta le possibilità di “sentire”, di “essere dentro” alla musica.

D:  Hai fondato la compagnia Harmony.Sto.CO.Co con le attrici Natalie Norma Fella e Paola Aiello. Raccontaci meglio!

R:Tutto nasce attorno al 2011 da un’idea geniale di Natalie Norma Fella, attrice lombarda. Leggendo per la prima volta un romanzetto rosa, si scoprì a ridere irrefrenabilmente, e pensò che se questo era l’effetto che aveva provocato a lei, portarlo in scena sarebbe stato una bomba. Il sodalizio artistico tra Natalie e Paola era già rodato, ma al duo mancava la musica adatta e così mi hanno contattato come polistrumentista e rumorista: da quel reading nasce il trio. Oltre a “Stone Cold Surrender”, questo il titolo, abbiamo messo in scena altri readings e spettacoli, mantenendo come cifra stilistica una comicità mai scontata, direi quasi intellettuale.

D:Il tuo percorso solista si avvia invece nel 2012, cosa ti ha dato la spinta ad intraprenderlo?

R: Il gruppo con cui suonavo, l’Orchestra Cortile, si era sciolto da poco e io avevo ancora un sacco di materiale inedito che arei voluto far conoscere al pubblico. Così ho preso coraggio e ho cominciato a registrare in casa, sovraincidendo i vari strumenti. Il passo più difficile però è stato presentarmi al pubblico, da solo, munito solo di piano elettrico e di chitarra.

D: Il tuo ultimo album si intitola Vinacce. Come mai hai scelto questo titolo? Quali sono i temi riscontrabili nell’album?

R: Quando ho cominciato a raccogliere le prime idee per un nuovo ciclo di canzoni sembrava che tutte le persone che mi circondassero non desiderassero altro che veder piovere. Sulla propria pelle, per far scivolare via la polvere accumulata; dagli occhi, per liberare i temporali covati in silenzio; sul cuore, per lavarlo dal troppo fango incrostatosi sopra. Le avevo chiamate “Danze della pioggia”. Poi ho cominciato a lavorarci nei tempi morti del mio lavoro stagionale in distilleria, e mi sono accorto di quanto lavoro c’è dietro ogni parola, per distillarne poesia, e così è nata la canzone “Vinacce” e tutto ha preso un senso. Poi a fine 2017 è avvenuto l’incontro con Toks e Music Force che hanno pubblicato e distribuito sia online che fisicamente l’album in tutto il mondo.

D: Una delle tue caratteristiche è l’ironia, un’altra la disillusione, due aspetti molto diversi. Ma tu sei più ironico o disilluso?

R:Sono due facce della stessa medaglia: alla disillusione reagisco con l’ironia. Tuttavia non voglio che questa diventi un espediente che mascheri la difficoltà di raccontare la realtà. L’ironia ad ogni costo a volte mi sembra colmare un vuoto che si fa ancora più vuoto.

D: Quale canzone ti rispecchia maggiormente in questo ep?

R: Direi proprio “Vinacce”. Descrivendo per immagini, in una sorta di montaggio analogico, la vita di ogni giorno di un* trenta/quarantenne e le sue miserie, mi sono messo molto allo specchio.

D: Quali sono i tuoi futuri progetti?

R:Al momento mi sto concentrando sulla scrittura di nuovi brani. Ci sono alcuni spettacoli teatrali che ancora avranno repliche, come “Fuori Fuoco” di e con Chiara Carminati. Sono appena tornato da due esperienze meravigliose come il Microfestival, un festival di arti performative itinerante in paesi che soffrono lo spopolamento, e il Rototom Sunsplash, il festival reggae più grande d’Europa, dove ho avuto la fortuna di esibirmi come tastierista con i Playa Desnuda e diversi ospiti internazionali.

Intervista realizzato da Manuela Ratti

Published by
Stefania Meneghella