Un team di scienziati della NASA ha escogitato un metodo che potrebbe rivoluzionare le future indagini spaziali. Ecco di cosa si tratta.
Nella nostra galassia, la Via Lattea, ci sono ben 400 miliardi di stelle e una miriade di mondi alieni che ruotano attorno ad esse. Tuttavia – secondo uno studio pubblicato su The Astronomical Journal – i pianeti che potrebbero ospitare la vita, così come la conosciamo sulla Terra, potrebbero però essere “soltanto” 6 miliardi. Questi ultimi sarebbero quindi rocciosi, caratterizzati da un’atmosfera e capaci di mantenere l’acqua allo stato liquido sulla propria superficie, poiché si troverebbero nella famosa “zona abitabile“.
Ciò significa che solo il 7% dei mondi extraterrestri, presenti nella Via Lattea, avrebbe tutti gli ingredienti per la vita. Questo risultato complica notevolmente la ricerca degli alieni, soprattutto perché quei potenziali pianeti abitabili girovagano in una galassia larga più di 100.000 anni luce (un anno luce corrisponde a circa 9.461 miliardi di chilometri).
Il nuovo metodo utilizzato dalla NASA per cercare la vita
Cercare la vita nell’universo non è affatto semplice, poiché la galassia in cui viviamo è davvero gigantesca: come ho scritto precedentemente, la Via Lattea ha un diametro di circa 105.000 anni luce e uno spessore di 1.000 anni luce. Ricordiamoci poi che nell’intero universo osservabile ci potrebbero essere altre 100 miliardi di galassie, all’interno delle quali tantissime altre stelle e pianeti. Ciononostante, alcuni strumenti super sofisticati sono comunque riusciti a scovare più di 5.000 esopianeti, cioè pianeti che non appartengono al nostro Sistema Solare. Tuttavia – fino ad oggi – soltanto 63 risulterebbero potenzialmente abitabili. Si tratta quindi di un numero piccolissimo, se consideriamo la grandezza della nostra galassia.
La NASA, per migliorare e per velocizzare la ricerca di vita aliena, ha recentemente deciso di utilizzare la famosa intelligenza artificiale. L’obiettivo è quindi quello di sfruttare le potenzialità dell’IA per gestire enormi set di dati e, al contempo, per individuare tutte quelle anomalie che sfuggirebbero all’occhio umano. Secondo gli esperti, questo software basato sull’intelligenza artificiale è in grado di elaborare ben 2 TeraByte al secondo. Per capire la sua grandiosità, è sufficiente ricordare che i computer che abbiamo in casa hanno solitamente uno spazio di archiviazione di 1 TeraByte (a volte anche meno). Immaginate quindi di dover analizzare in un solo secondo tutte le informazioni salvate su due PC.
Un essere umano non riuscirebbe mai a svolgere un’operazione del genere, ed è per questo che l’intelligenza artificiale aprirà sicuramente delle nuove porte verso il futuro. Hamed Valizadegan, scienziato NASA, ha inoltre rivelato che dal 2025 il nuovo telescopio Vera C. Rubin Observatory, attualmente in costruzione in Cile, inizierà a studiare circa 1 milione di supernove (esplosioni stellari gigantesche) ogni anno. E non solo: scruterà anche decine di asteroidi e altri corpi celesti. Come faranno allora gli esseri umani ad analizzare centinaia di migliaia di dati provenienti da milioni di stelle, pianeti e altri oggetti? La risposta è semplicissima: i migliori scienziati del mondo saranno aiutati dall’intelligenza artificiale, la quale in pochissimo tempo elaborerà una mole infinita di dati.