
La celebrazione dei 150 anni dalla nascita di Elvira Notari, pioniera del cinema italiano e tra le prime in Europa, offre un’importante opportunità per esplorare il volume Napoli/New York Andata e Ritorno. Questo libro, scritto dalla storica del cinema Giuliana Muscio e pubblicato da La Valle del Tempo/Quaderni di Cinema Sud, rappresenta un’opera fondamentale per comprendere la comunità italiana nello spettacolo e le origini del cinema italoamericano. Il volume, disponibile in edizione bilingue italiano/inglese, è frutto di un’accurata ricerca che ha portato alla luce fonti americane, molte delle quali inedite, grazie al supporto di Italea, il programma del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nell’ambito del progetto Pnrr.
Il cinema muto napoletano e la sua specificità
Il cinema muto napoletano, di cui Elvira Notari è una figura chiave, si differenzia nettamente dalle produzioni di altre città italiane come Torino e Roma. Questo genere cinematografico si distingue per l’uso limitato di risorse e per l’integrazione della canzone napoletana, che funge da elemento distintivo e arricchente per le pellicole. La canzone, con la sua forte carica narrativa e drammatica, diventa un elemento centrale, contribuendo a creare un’atmosfera unica che caratterizza il cinema di questo periodo. La presenza di una canzone napoletana in un film muto garantiva un legame profondo con il pubblico, che si recava in sala non solo per vedere, ma anche per “sentire” le melodie interpretate dal vivo da artisti e piccole orchestre.
Questo legame tra musica e cinema si radica nella tradizione popolare napoletana, trasformando le proiezioni in eventi comunitari. Il cinema muto, quindi, non è solo un prodotto artistico, ma un vero e proprio dispositivo di spettacolo che riflette la cultura e le emozioni di un’epoca, creando un ponte tra il pubblico e le storie raccontate sullo schermo.
L’emigrazione italiana e il rinnovamento culturale
Il libro di Muscio offre uno sguardo nuovo sull’emigrazione italiana, illustrando come i migranti portassero con sé un bagaglio di competenze che contribuiva a rinnovare il panorama culturale americano. Tra le figure emblematiche, spicca Francesco Pennino, nonno materno di Francis Ford Coppola, che si trasferì a New York nel 1905. Pennino, compositore e distributore cinematografico, riuscì a esprimere il suo amore per Napoli e l’America attraverso la sua attività, lasciando un’impronta duratura nel settore.
La ricerca di Muscio evidenzia come il cinema popolare napoletano svolgesse un ruolo cruciale nella rinegoziazione dell’identità italiana in America. Attraverso il cinema, gli emigranti trovavano un mezzo per rivivere le proprie radici e rimanere connessi alla loro cultura d’origine. Negli anni del nickelodeon, le sale italiane di New York, come il Teatro Garibaldi e il Grand Theatre, diventavano luoghi di ritrovo per la comunità, dove il cinema si trasformava in un’esperienza collettiva e condivisa.
La sovrapposizione tra italianità e napoletanità
Negli anni Venti, la distinzione tra italianità e napoletanità si faceva sempre più sottile, con un aumento della diffusione di film napoletani a New York. Questi film, spesso privi della censura, permettevano uno scambio di storie e culture tra gli emigrati, che continuavano a riconoscersi in quei racconti anche vivendo lontano dalla loro terra natale. La narrazione di passioni e sentimenti attraverso il cinema muto napoletano rappresenta quindi un’importante eredità dell’emigrazione italiana, un aspetto che merita di essere riscoperto e valorizzato.
Il panorama cinematografico di quel periodo non si limitava al solo cinema, ma si intrecciava con la musica e il teatro, creando un ricco tessuto culturale che ha segnato profondamente la storia del cinema italoamericano. La ricerca di Muscio, con il suo approccio rigoroso, ci invita a riflettere su come il cinema possa essere un potente strumento di identità e appartenenza, capace di unire le comunità attraverso storie condivise e tradizioni viventi.