Oggi è la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, e a parlarne è stata anche Roberta Bruzzone in una recente intervista.
Diventata famosa in tv grazie alla sua attività di psicologa forense e criminologa, si è specializzata in psicopatologia forense ed è conosciuta da tutti perché ha affrontato diversi casi di cronaca. Tantissime sono infatti state le sue partecipazioni televisive, durante le quali ha avuto modo di affrontare tematiche tanto delicate quanto difficili, svelando così al pubblico italiano quanto sia complicato il cervello umano e quanto misteriosi siano i meccanismi al suo interno.
In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che si tiene ogni anno il 25 novembre, la Bruzzone ha espresso tutto quello che pensa su questo tragico fenomeno che continua purtroppo a colpire migliaia di donne in tutto il mondo e da cui non si riesce a fuggire via.
Roberta Bruzzone e la violenza sulle donne: “Non normalizziamo”
La criminologa e psicologa forense ha sempre lavorato con i sentimenti e le emozioni della gente, ma spesso anche con il dolore da cui sembra quasi impossibile scappare. Non poteva quindi non mancare il suo punto di vista anche in questa giornata così importante e delicata, finalizzata a ricordare tutte le donne vittime di violenza e a sensibilizzare questo fenomeno non ancora sconfitto. Tutto quel che c’è da sapere sull’argomento è stato svelato nel corso di un’intervista rilasciata per Velvet Style, a cui la Bruzzone ha parlato apertamente di tutto quello che c’è dietro un gesto di violenza, o semplicemente dietro una parola che può fare male, un pugno di troppo, un gesto nascosto ma comunque distruttivo.
“La violenza psicologica mira a mettere l’altro in una condizione di assoggettamento e di conseguenza di dipendenza“, ha infatti esordito lei, parlando anche di questa forma di abuso che diventa spesso un controllo progressivo di tutte le aree di funzionamento della persona. Chi è vittima di violenza, viene allontanato da tutto: relazioni, famiglia, lavoro, momenti ludici. Le uscite sono limitate e si riducono le opportunità di vita sociale al di fuori della coppia. Libertà e rispetto reciproco: se una relazione non ha questi due elementi fondamentali, bisogna scappare via e capire che è tutto sbagliato, che quella situazione non è affatto normale.
Il tempo può passare, e la violenza diventa più forte, in modo da destabilizzare la vittima e farla dubitare di sé e delle proprie qualità. Dubitare persino della propria vita e del proprio passato. “La negazione dell’evidenza diventa sempre più frequente“, ha spiegato Roberta Bruzzone, “spingendo la vittima a convincersi di aver compreso o ricordato male determinate situazioni“. A tutto questo vengono aggiunte frasi intimidatorie, minacce, offese, umiliazioni, denigrazioni, volte a distruggere lentamente la donna e a farle perdere completamente il controllo di sé stessa e di quella che era stata prima di allora. Tra tutto questo caos, resta un problema ancora più grave: “Molte donne sono convinte che essere umiliate, sminuite sia una sorta di consuetudine. Fanno grande fatica a riconoscere la violenza che subiscono“.
Spesso le parole non bastano e non basteranno mai per sconfiggere il male, il terrore, la paura di camminare da sole, il confronto con gli altri, la vita che diventa buia, il niente. Non basteranno mai le frasi che si dicono per cercare di cambiare il mondo. Per farlo bastano solo i gesti, bastano gli abbracci, le carezze, gli sguardi dolci, la vita che rinasce. E la speranza: che un giorno queste parole possano non servire più, perché sarà tutto diverso. Migliore.