La NASA ha selezionato due nuove missioni su Venere: “DAVINCI+” (Deep Atmosphere Venus Investigation of Noble gases, Chemistry, and Imaging, Plus) e “VERITAS” (Venus Emissivity, Radio Science, InSAR, Topography, and Spectroscopy).
PERCHE’ IL PIANETA VENERE?
L’obiettivo delle due missioni è capire come Venere sia diventato un pianeta quasi infernale, pur avendo molte caratteristiche simili alla Terra. Infatti, si pensa che sia stato il primo pianeta abitabile del nostro sistema solare, e il primo ad avere un oceano.
Le domande più importanti, a cui devono rispondere queste missioni sono: “La Terra, un giorno, potrebbe diventare come Venere?” e “Perché un pianeta quasi gemello alla Terra, si è trasformato in uno dei luoghi più infernali del sistema solare?”
ALCUNE CARATTERISTICHE DI VENERE
Venere è il secondo pianeta del sistema solare, nonché il più vicino alla Terra (la distanza Terra – Venere varia tra i 38 milioni e i 260 milioni di chilometri).
Solitamente è chiamato il “gemello della Terra”, perché entrambi hanno dimensioni e densità simili: il diametro di Venere è di 12.103 km, quello della Terra è di 12.745 km. Ma vi sono altre caratteristiche completamente differenti dalla Terra: ad esempio, Venere ha un’atmosfera densa e tossica, perennemente avvolta da dense nuvole giallastre, ricche di acido solforico, che intrappolano il calore, provocando un effetto serra.
E non solo: l’aria è piena di anidride carbonica, e le sue temperature raggiungono i 475° Celsius (con questo calore si potrebbe fondere il piombo). La sua superficie, che ha un colore simile alla ruggine, è costellata da montagne screpolate e da migliaia di vulcani, alcuni dei quali si pensa che siano attivi.
Un’ultima caratteristica spaventosa del pianeta è la sua pressione dell’aria, la quale è più di 90 volte quella della Terra, capace di schiacciare e comprimere anche il metallo (in pratica, stare sulla superficie di Venere, è come trovarsi a 1600 metri di profondità nel nostro oceano terrestre). Venere, in conclusione, è il pianeta più caldo e inospitale del sistema solare (perfino le missioni robotiche non possono viverci per più di qualche minuto).
Per quanto riguarda le caratteristiche orbitali e dell’asse del pianeta, Venere ruota su se stesso, come la Terra, ma la differenza è che ruota all’indietro. Questo significa che sulla Terra il Sole sorge ad Est, mentre su Venere sorge ad Ovest.
COME SARA’ LA MISSIONE “DAVINCI+”?
La missione “DAVINCI+” della “NASA’s Goddard Spaceflight Center” e della “Lockheed Martin”, dedicata al grande genio Leonardo da Vinci, è la più ambiziosa del “Discovery Program“. Tra il 2029 e il 2030 partirà verso l’orbita di Venere con una sonda, la quale orbiterà attorno al pianeta, e un veicolo spaziale chiamato “DAVINCI”, agganciato alla suddetta sonda.
Dopo circa due anni di missione, nell’orbita venusiana, il veicolo “DAVINCI” si sgancerà dalla sonda madre, per penetrare l’atmosfera di Venere e atterrare sulla superficie.
COSA FARA’ “DAVINCI” NEL DETTAGLIO?
Il veicolo spaziale “DAVINCI”, mentre precipiterà lentamente tra le dense nuvole, misurerà e campionerà la composizione dell’atmosfera venusiana, compresi i venti e le temperature, per capire come si sia formata ed evoluta, e se ci siano tracce di un passato oceano, evaporato nell’aria.
Inoltre, “DAVINCI” scatterà foto in alta risoluzione della geologia di Venere, per scoprire se il pianeta abbia una tettonica a placche come la Terra.
Una curiosità: “DAVINCI” impiegherà un’ora per attraversare le nuvole e posarsi sulla superficie di Venere, proprio perché le nuvole sono talmente dense da rallentare il veicolo, durante la discesa (possiamo dire che le nuvole saranno una specie di “secondo paracadute”). Nel dettaglio, “DAVINCI” avrà cinque strumenti scientifici, uno dei più importanti è il “VMS” (Venus Mass Spectrometer).
Il compito del “VMS” sarà ingerire i gas presenti nell’atmosfera, durante la discesa, per analizzare le loro composizioni chimiche.
E non solo: alcuni sistemi del “VMS” dovranno essere adattati per funzionare nell’atmosfera altamente inospitale di Venere, con nubi di acido solforico e temperature superficiali sufficientemente alte da fondere il piombo. Infatti, gli ingegneri della NASA stanno creando delle modifiche da apportare, alcune delle quali sono le seguenti: l’aggiunta di ingressi riscaldati con filtri, che proteggeranno dall’ostruzione e dalla corrosione, poiché il “VMS” ingerirà gas distruttivi e corrosivi.
In più, per proteggere i cinque strumenti di “DAVINCI” ci saranno altre protezioni aggiuntive, per il forte calore e l’altissima pressione dell’aria, come ad esempio il titanio, che ricoprirà il veicolo spaziale, il quale avrà una larghezza di 1 metro e una forma sferica (il titanio è uno dei materiali più forti al mondo).
Non dobbiamo dimenticarci del paracadute, il quale dovrà avere un tessuto resistente alle nuvole ricche di acido. Esso sarà utilizzato solo per la prima metà del percorso; infatti, nella seconda metà sarà sganciato, poiché le dense nuvole sono sufficienti a rallentare il veicolo.
“DAVINCI” RIUSCIRA’ A SOPRAVVIVERE SU VENERE?
Il veicolo spaziale “DAVINCI” ha come obiettivo principale la discesa nell’atmosfera venusiana, e lo studio dei gas di cui è composta. Quando si poserà sul suolo di Venere il suo futuro sarà incerto, si pensa che potrebbe sopravvivere per 17 minuti (questi minuti sono sufficienti per studiare l’ambiente circostante). Purtroppo la pressione dell’aria è talmente grande, da schiacciare anche il metallo (in pratica, vivere sulla superficie di Venere è come vivere con due elefanti sulla testa).
COSA FARA’ L’ALTRA MISSIONE NASA “VERITAS”?
Anche la missione “VERITAS” fa parte del “Discovery Program”, e sarà una sonda costruita dalla NASA JPL (Jet Propulsion Laboratory), la quale sarà lanciata tra il 2028 e il 2030, e orbiterà attorno al pianeta Venere. Il suo obiettivo sarà mappare la superficie venusiana, per determinare la geologia del pianeta, e capire come sia diventato così diverso dalla Terra. Inoltre, avrà anche un radar, per le ricostruzioni in 3D della topografia del pianeta, affinché si possa avere una conferma sui processi come la tettonica a placche, e se vi siano vulcani attivi.
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Articolo a cura di Fabio Meneghella