Max Nardari è il regista del nuovo short Ritorno al Presente, che è stato trasmesso dal 6 marzo in esclusiva su Prime Video worldwide. Il progetto – che vede la partecipazione di Daniela Poggi, Attilio Fontana e Clizia Fornasier – si interroga sul ruolo dei social network nelle vite delle persone, e ci mette in allarme sul rischio di dipendenza e incomunicabilità dei giorni nostri.
Come ti sei approcciato al mondo del cinema e della regia? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
Io ho fatto un percorso molto variegato; mi sono infatti laureato al Dams di Bologna ma ho poi iniziato ad approfondire la musica per poi tornare alla regia.
Parliamo del tuo nuovo cortometraggio Ritorno al Presente: dove nasce l’idea per questo progetto?
Nasce da una chiacchierata con Daniela Poggi, che mi ha portato a scrivere questo corto con Fausto Petronzo, che è il mio co-sceneggiatore del film La mia famiglia a soqquadro. Daniela e io ci siamo incontrati spesso nel corso dei vari Festival, e io vedevo in lei un aspetto signorile. Volevo giocare sul contrasto tra questo aspetto e l’idea del drammatico. Volevo tirar fuori una storia che raccontasse il tema del pesce fuor d’acqua, dato che lei si ritrova improvvisamente in un mondo cambiato. E’ una commedia che mette davanti a tutto il tema dei social e della dipendenza dai social, della follia in cui siamo dentro. Con questa storia vorrei invitare le persone a guardarsi dentro, a ritornare a quel presente che a volte ci sfugge.
Il film parla del problema della dipendenza dai social e dell’importanza di riflettere su sé stessi e di ritrovarsi. Cosa consiglieresti ai giovanissimi che sono nati nell’era virtuale e che quasi non riescono a staccarsi dagli apparecchi tecnologici?
Noi abbiamo vissuto in prima persona questo passaggio dall’analogico al digitale; per loro è invece stato sempre normale. Li invito a riflettere sul passato e su quello che abbiamo vissuto. La relazione fisica con una persona è tutto: abbiamo bisogno di avere relazioni personali e umane con gli altri, e vedere ragazzini che stanno tutto il tempo a chattare a volte spaventa. A livello di indagini, c’è stato un incremento di persone chiuse in casa, soprattutto dopo il lockdown. Il corto vuole quindi trasmettere questo messaggio: io l’ho realizzato per fare una serie, ed è uscito su Prime per iniziare una collaborazione con le piattaforme.
Qual è il feedback che state avendo da parte del pubblico?
C’è stato un ottimo riscontro. Abbiamo vinto ben 15 Festival e abbiamo ottenuto il Leone di Vetro al Festival del Cinema di Venezia. Penso che abbia un destino indirizzato alle scuole, e vorrei poter creare una serie che tratta queste stesse tematiche.
Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Ho vinto un bando con la regione Umbria che ha scadenza a breve. Gireremo quindi a giugno un nuovo film che parla di omofobia.