Matilde Benedusi fa il suo debutto su Rai 1 nella serie Vivere Non è un Gioco per Ragazzi: un prodotto Rai che vedrà la sua messa in onda in prima serata il 15, 22 e 23 maggio. La tematica è la tossicodipendenza che colpisce l’età giovanile e che diventa un problema frequente nelle famiglie. La Benedusi – che interpreta il personaggio di Serena – ce ne ha parlato in questa intervista, raccontandoci il significato più profondo di questo progetto.
Com’è nato il tuo primo approccio alla recitazione? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
E’ nato quando ero bambina, verso l’età di 5 anni. Da giovanissima molti mi facevano notare di avere un timbro di voce molto simile a quello della doppiatrice italiana di Emma Watson, e io mi divertivo molto a recitare. Ho così chiesto a mia madre di iniziare un corso di teatro, e da lì non ho più smesso.
Ti vedremo presto in tv con la nuova serie Vivere non è un gioco per ragazzi: quali sono le vostre aspettative e quale sarà secondo te la reazione del pubblico?
Mi auguro innanzitutto che questa serie possa essere vista il più possibile, proprio perché offre tematiche importanti e dà una rappresentazione autentica e vera della realtà di oggi. E’ fondamentale prendere visione e consapevolezza del mondo dei giovani e degli adulti, ed è fondamentale vedere questo progetto. Essendo un prodotto di Rai 1, si è cercato di trovare un equilibrio tra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi. Il tema della droga è sicuramente un tema molto spinto e che può provocare qualche reazione, dato che è indirizzato ad un target molto vasto.
Com’è stato il tuo primo provino e com’è stato prendere parte a questa serie?
Il primo provino l’ho fatto – se non sbaglio – nel 2018, dato che il progetto era in ballo prima del Covid. L’avevo trovato su un sito, ho chiesto a mio fratello di aiutarmi con le battute e ho inviato il mio selftape. Mi hanno così chiamato a fare un provino in presenza a Bologna, ma successivamente è scoppiata la pandemia e il Covid ha fermato un po’ tutto. Verso la fine di quel periodo, io mi sono trasferita a Berlino per studiare recitazione ma, mentre ero lì, mi hanno riproposto il provino per questa serie e mi hanno selezionata. A quel punto dovevo scegliere se restare a Berlino e continuare a studiare oppure tornare a Roma e provare questa esperienza: non ci ho pensato due volte e ho deciso di lavorare per questo progetto.
Tu interpreti il personaggio di Serena, la Reginetta della scuola che nasconde però un segreto. Cosa ti ha lasciato più di tutto questo ruolo e qual è l’insegnamento più grande che hai avuto da lei?
Il mio ruolo mi ha insegnato sicuramente a gestire i propri sensi di colpa e le proprie responsabilità; ho potuto valutare gli errori che si fanno nei rapporti con i genitori: mi sono rivista e ho capito determinate tematiche. Lei ha un rapporto difficile con il padre ma ama tantissimo la madre: questa sua condizione mi ha insegnato che la comunicazione è importantissima. Nella vita si può anche evitare l’amore o le situazioni che portano a mettersi in gioco, ma così facendo ci si fa del male da soli. Serena ha paura di Lele, cerca di evitarlo, ha paura di vivere una relazione con lui, non è mai pronta: questo è però sbagliato, perché la vita bisogna viverla e bisogna vivere soprattutto i legami che si hanno.
In questa serie si parla di giovani e dei problemi che sono spesso molto presenti durante il periodo della gioventù. In particolare, si parla di droghe e di quello che può comportare. Pensi che questo progetto possa – in qualche modo – prevenire determinate vicende? Secondo te, qual è il modo migliore per contrastare la tossicodipendenza?
Questo progetto insegna tantissimo ai ragazzi che assumono droghe, e porta anche a capire che il contrario della droga è la verità. Questa porta infatti a fuggire dai problemi e dalle debolezze; all’inizio può essere un rimedio ma, a lungo termine, è un modo per mettere in pausa tutto e non risolvere nulla. Questo può far sì che lo spettatore capisca qualcosa e cerchi una comunicazione vera con i propri figli.