Massimo Giletti è tornato alla Rai dopo un periodo di assenza, suscitando molte aspettative.
Il suo nuovo programma, “Lo Stato delle cose” su Rai3, non sta riscuotendo il successo sperato. Gli ascolti sono deludenti: l’ultima puntata ha registrato solo il 3% di share, con 480mila spettatori. Un risultato che pone il programma in una posizione difficile, soprattutto considerando i costi di produzione. Ogni puntata costa alla Rai circa 360mila euro, una spesa significativa che solleva domande sulla sostenibilità economica del progetto.
Un momento delicato per Giletti
Questo flop arriva in un momento delicato per Giletti, che in passato ha affrontato situazioni complesse, come le minacce ricevute per le sue inchieste sulla mafia. Nonostante le difficoltà, Giletti non si è mai tirato indietro, continuando a perseguire la sua missione di giornalismo d’inchiesta. Tuttavia, il suo ritorno alla Rai sembra essere stato segnato da ostacoli imprevisti.
La concorrenza televisiva è feroce. Durante la stessa serata in cui è andata in onda l’ultima puntata di “Lo Stato delle cose”, altri programmi hanno ottenuto risultati molto migliori. Su Rai1, la fiction “Ninfa Dormiente – I Casi di Teresa Battaglia” ha conquistato 3 milioni e 776mila spettatori, mentre su Canale5 il Grande Fratello ha attirato 2 milioni e 219mila spettatori. Anche programmi su canali minori, come “Boss in Incognito” su Rai2 e “Paradise City” su Italia1, hanno superato gli ascolti di Giletti.
Il contesto generale in cui si inserisce il programma è complesso. La Rai, sotto la nuova gestione di Rossi e del direttore generale Sergio, sta cercando di riposizionarsi in un panorama mediatico in evoluzione. La scelta di riportare Giletti in Rai sembrava una mossa strategica per rafforzare l’offerta informativa e di approfondimento della rete, ma i risultati attuali mettono in discussione questa decisione.
Massimo Giletti ha sempre avuto un rapporto controverso con la Rai. Il suo allontanamento iniziale dalla rete fu accompagnato da polemiche e speculazioni, alimentate anche dalle dichiarazioni del procuratore di Caltanissetta, Lari, che suggerì che Giletti fosse stato allontanato per il suo coraggio nel trattare temi scomodi come la mafia. Ora che è tornato, ci si aspetta che riesca a replicare il successo ottenuto in passato, ma i dati attuali non sono incoraggianti.
Le critiche non si limitano solo agli ascolti. La qualità del programma è stata messa in discussione da alcuni esperti del settore. Carmelo Caruso, ad esempio, ha criticato il formato del talk show, definendolo “spaventoso” e sottolineando come la Rai, con Giletti, si faccia battere persino da concorrenti meno blasonati. Questo tipo di feedback negativo rischia di pesare ulteriormente sull’immagine del programma e sulla carriera di Giletti.
Un altro elemento che complica la situazione è la scelta di una produzione esterna per il programma, una decisione che aumenta i costi e complica la gestione delle risorse interne della Rai. In un momento in cui la televisione pubblica è chiamata a fare i conti con budget sempre più limitati, la scommessa su Giletti sembra non essere ripagata dai risultati sperati.
Nonostante le difficoltà, Massimo Giletti rimane una figura di spicco del giornalismo italiano, noto per il suo spirito battagliero e la sua capacità di affrontare temi complessi e controversi. Tuttavia, la sfida attuale è riuscire a trovare una formula vincente che possa attrarre un pubblico più ampio e garantire la sostenibilità del progetto. La strada è in salita, ma Giletti ha già dimostrato in passato di saper reinventarsi e superare gli ostacoli.