Marta Zoffoli è tornata nel piccolo schermo con la serie tv Prisma, un progetto in onda su Prime Video e che vede come protagonisti diversi adolescenti. Prima di questa sua ultima esperienza, la sua carriera è stata però ricca di avventure e interpretazioni: tutto è iniziato quando era solo una bambina. Oggi è una donna, e ha all’attivo ben 40 anni di esperienza nel mondo teatrale e cinematografico. L’attrice ci ha così raccontato tutto, e ci ha reso ancora più consapevoli di quanto la passione vada sempre oltre ogni cosa e anche oltre ogni sogno.
Nella tua carriera hai avuto numerosi successi, ma com’è nata questa fiammella per la recitazione? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
A differenza di tanti miei colleghi, non ho avuto questa chiamata nel fare l’attore. Mi sono ritrovata a fare l’attrice da piccola, perché fu una cosa che capitò a mio fratello in modo casuale. C’ero anche io e sono stata così reclutata. Non ho mai avuto la percezione di averlo scelto, ma è stata una cosa che ho fatto finché avevo 16 anni in maniera molto assidua. Avevo all’attivo più di dieci film. Dopo gli studi, dovevo scegliere cosa fare e fu un amico a consigliarmi di continuare questo percorso. A quel punto è diventata una scelta consapevole, ed è stato proprio un ragionamento fatto a tavolino. Avevo un bagaglio culturale con il cinema e ho investito lì. Ho così studiato la Scuola Nazionale di Cinema, sono stata presa, ho iniziato a fare la gavetta ed è diventato il mio lavoro. Forse l’innamoramento c’è stato con il mezzo cinematografico: mi sono innamorata della magia del cinema, ho imparato a montare, ho fondato una casa di produzione. La cosa assurda è che nella mia vita ho fatto il montatore, il direttore di produzione, il fonico, l’ispettore di produzione, il casting director. Tutto questo è secondo me un valore aggiunto e mi rendo conto che, quello che porto in classe, è il fatto che non possono più esistere attori inconsapevoli. Punto infatti moltissimo a formare giovani attori che conoscano il mezzo.
A proposito di questo, cosa consiglieresti ai giovani che stanno per approcciarsi per la prima volta al mondo della recitazione?
Mi confronto spesso con i ragazzi: c’è sicuramente una percezione un po’ distorta per chi è fuori da questo mondo. C’è questa idea erronea secondo cui basta il colpo di fortuna o la visibilità. Il mestiere dell’attore è invece un mestiere artigiano che va imparato, studiato e che ha bisogno di tanta pratica. I giovani hanno fretta, anche perché vedono i loro coetanei lanciati nel mondo dello spettacolo. Sono punte dell’iceberg e non si costruisce una carriera su questo: c’è invece bisogno di continuo studio e di tanta dedizione. Ci vuole tanta passione e molta costanza.
Uno dei tuoi ruoli di spicco è stata nella serie tv I Cesaroni, in cui hai interpretato il ruolo di Emma. Qual è il ricordo più bello che conservi di quell’esperienza?
Uno degli aneddoti da raccontare è sicuramente il modo in cui ho vinto il provino. Nonostante una carriera di successo da bambina, ho ricominciato da zero dopo la scuola. Avevo 20/25 anni, e facevo tanti tipi di lavoro nel cinema. Gli anni passavano, e mi ricordo che conoscevo un direttore di produzione della casa di produzione che ha prodotto anche I Cesaroni. Mi avevano offerto un piccolo ruolo, l’ho rifiutato e lui mi chiese perché. Io le dissi che avevo voglia di fare la protagonista, ma lui mi disse che non sarebbe mai accaduto. Poi mi chiamò per avvisarmi che stavano cercando la nuova protagonista de I Cesaroni, e partecipai al provino. Non seppi più nulla, perché stavano cercando nomi importanti. Tutte le attrici che avevano in mente avevano però degli impegni: mancava una settimana dalle riprese e non avevano una protagonista. Ci fu così una riunione con tutto lo staff: erano le 22 e nessuno riusciva a mettersi d’accordo. La casting propose così il mio nome. Pare che Claudio Amendola vide il provino ed esclamò: “E’ lei! E’ perfetta“. Ricevetti così una telefonata alle 23, e mi proposero il ruolo. Posso inoltre raccontare un aneddoto legato al personaggio: Emma era un po’ goffa, e io parlai con il regista chiedendogli se potevamo andare in quella direzione perché la sentivo molto vicina a me.
Parliamo adesso della serie tv Prisma, trasmessa su Prime Video. Qual è secondo te il messaggio principale che questo progetto vuole trasmettere?
Io sono di un’altra generazione, faccio la madre di Nina. Li guardo un po’ come se li guardassi da un altro pianeta questi prodotti, portano con sé un’atmosfera così rarefatta. Raccontano questi universi che non comunicano, la difficoltà di parlare e questo mi dispiace perché mi rendo conto che c’è un cambiamento generazionale. Parla di come questi ragazzi si sentano depressi e ansiosi, e sicuramente la serie racconta l’epoca e la società in cui siamo proiettati oggi. Ludovico sa raccontare con la macchina da presa, e questo è sicuramente un prodotto interessante.
Tu interpreti la madre di Nina. Quanto c’è di te in lei e cosa ti ha lasciato più di tutto questo ruolo?
Era molto piccolino, questi genitori sono abbastanza sullo sfondo. Amo vedere le cose attraverso la lente dell’ironia, perché fa riflettere con il sorriso. Mi piace quando si possono girare le cose verso la commedia e, vedendo me nel film, sembra improvvisamente che ci sia un tono commedia. Sono empatica, solare, chiacchierona e qui bisogna lavorare su personaggi che non sanno comunicare. E’ stata una sfida, ed è stato molto bello: Ludovico ha dovuto dirigermi, e questa è una cosa rara.
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Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Al momento non ho nulla da anticiparti. La vita dell’attore è fatta di attese, incertezze, momenti in cui non ci sia nulla. Sono 40 anni che faccio questo lavoro, ed è un lavoro nel quale non puoi fare programmi. Tutto può cambiare, sono abituata a vivere in questo modo. Ho fatto un provino per un progetto straniero, e ho la fortuna di lavorare anche all’estero. Per la prossima stagione, mi hanno proposto la mia prima regia teatrale: nella seconda parte dell’anno inizieranno infatti le prove di una commedia. Mi sto dedicando molto all’insegnamento, e sto scrivendo il libro della mia biografia con il metodo di recitazione cinematografica. Ho scoperto di essere una coach bravissima, e sto riportando i miei 40 anni di esperienza in questo libro.