Marco Gesualdi ha alle spalle una carriera ricca di successi musicali e altrettante esperienze. Tutto è iniziato dalla band 666, lo storico gruppo prodotto da Pino Daniele, che ha permesso al musicista di farsi conoscere nel panorama musicale italiano. E’ oggi tornato sulla scena artistica con il nuovo singolo Ho piantato un albero, e ce ne ha parlato in questa intervista.
Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
A casa mia si è sempre ascoltata buona Musica; avevamo una bella radio ed era sempre accesa. Mio padre, appassionato di jazz, comprava i dischi di Luis Armstrong ma anche di Miles Davis, i miei mi hanno trasmesso belle vibrazioni. A 12 anni ho avuto la prima chitarra e poco dopo purtroppo mio padre è “andato via”. Forse anche per questo, La Musica si è presa dentro di me uno spazio enorme ed è diventata una compagna di vita. Sono cresciuto frequentando ragazzi con la mia passione e suonato in tante band e appena maggiorenne, avendo voglia di guadagnare e di essere indipendente, ho iniziato a suonare nei locali, feste, serate danzanti… questo mondo mi piaceva, e soprattutto mi piaceva guadagnare suonando. Il resto è venuto da sé.
Sei stato il chitarrista dei 666, lo storico gruppo prodotto da Pino Daniele. Cosa ricordi di quel periodo e cosa è cambiato da allora?
L’esperienza con i 666 è stata molto bella; devo dire che quasi da subito abbiamo avuto un discreto successo che ci ha permesso di suonare in tutta Italia, partecipare a festival, spesso dividendo il palco con i Denovo e gli Avion Travel. Ricordo tra le altre, la nostra partecipazione a DOC, San Remo Rock, al film Blues Metropolitano, dove Maurizio Capone – all’epoca nostro percussionista – era tra i protagonisti. Questa esperienza ci ha portato a conoscere tanti Musicisti importanti tra cui Pino Daniele, con il quale abbiamo lavorato per diverso tempo nel suo studio e da cui abbiamo imparato molto.
Parliamo del tuo nuovo singolo Ho piantato un albero: dove nasce l’idea per questo progetto?
Ho piantato un Albero, oltre che essere il primo singolo è il “concept” dell’intero album, e nasce da una riflessione profonda. E’ gesto-Azione dai molti significati: sentire le proprie radici, ascoltare sé stessi e le proprie attitudini, cercare rapporti veri, vivere in un mondo di pace e nella Natura, lasciarsi andare al flusso e al suono del vento. Un ritorno all’essenza, che cerco di trasmettere e raccontare nei vari brani dell’album. E nel brano in particolare ho due grandi ospiti: Maurizio Capone, grande musicista e amico da sempre. Ha saputo reinventare il suo set di percussioni con oggetti riciclati, creando un sound originalissimo. E Simona Boo, una delle voci più interessanti della nuova scena napoletana già 99 Posse. Nel disco ci sono anche le voci di Rossella Rizzaro, Silvia Romano, Marcello Coleman, mia figlia Eleonora Gesualdi, e in un brano la grande Maria Pia De Vito.
Come ti sei approcciato a questo genere musicale? Chi sono stati i tuoi maestri musicali?
La Musica che scrivo è la somma dei miei ascolti, metabolizzati in quella che io chiamo la “Miniera Emozionale” . Ascolto di tutto, dai Beatles a Frank Zappa e poi tanto Jazz, che forse è la Musica che ora amo di più. Mi piace l’elaborazione istantanea del materiale Musicale e la libera improvvisazione. Durante i concerti spesso lasciamo le strutture dei brani aperte, e giochiamo molto di interplay. Questa cosa ci diverte, il pubblico apprezza e si diverte insieme a noi.
Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Al momento sono molto concentrato sul presente e sulla presentazione di questo nuovo lavoro che, come i miei due dischi precedenti Open Heart e Now (Naples Open Worlds), vedono la coproduzione artistica di Claudio Poggi, storico produttore della scena napoletana, che mi ha dato sempre ottimi consigli.