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Manuela Zero: “Creerò panico in Italia”, l’attrice e cantante a cuore aperto sul progetto dei Brotti: l’intervista

Manuela Zero ci presenta il nuovo concept multimediale ideato scritto e composto da lei da Davide Santi, direttore artistico del progetto.

Brotti! e non ridere che sei come loro traduce in musica parole e immagini, con un linguaggio nuovo, “infantile” e cinematografico, le storie di otto esseri umani storti, buffi, brutti e rotti che raccontano, senza pregiudizi, diversi aspetti critici della società. Uno sguardo al dolore che a volte può trasformare la vita delle persone rivelandone però la straordinaria forza d’animo. Nella totale frenesia di questi tempi, una girandola di vite meravigliosamente sfortunate.

L’artista si è raccontata ai microfoni di Kosmo Magazine, e lo ha fatto con tutta la sua spontaneità ed energia.

Una vita all’insegna del teatro e dell’arte, ma com’è nato tutto? Ricordi il tuo primo approccio con questo mondo?

Da bambina avevo già in mente l’idea di fare questo lavoro: scrivevo recite per i miei amici e per le mie amiche, e poi al mare facevamo queste recite in acqua. Creavo personaggi e li facevo interpretare: in me c’era già questa indole. Sono arrivata molto presto in teatro: dopo aver studiato al Teatro San Carlo di Napoli, è nato un percorso di danza e musica. Da bambina sono infatti quasi cresciuta in teatro a contatto con l’opera lirica, la musica e la danza e ho partecipato anche a tantissime opere, tra cui una con Gerard Depardieu.

Oltre alla recitazione, ti dedichi anche alla musica. Sono due ambiti apparentemente diversi, ma tu come riesci ad accomunarle? Cosa c’è di simile tra le due arti?

La comunicazione è unica, non c’è l’arte unica. Trasmette sempre qualcosa, c’è un messaggio di trasmissione di qualcosa, che è unico. Non c’è differenziazione, c’è la differenza di come lo porti. Avendo avuto la fortuna di studiare moltissimo, ho cercato di unire questi linguaggi e per me trasmettere attraverso queste tre arti è importantissimo. È un grande mezzo che ho di comunicazione molto più grande, credo che sia necessario avere questa tipologia di approccio all’arte. Solo in Italia siamo abituati a categorizzare: l’arte è una forma di comunicazione in cui se sei capace e se hai studiato puoi essere quello che vuoi. Questo che ho appena realizzato è un disco – anche se la piattaforma Spotify lo rigetta – ma è anche uno spettacolo teatrale e un corto. Credo di aver fatto, senza volerlo, un progetto che creerà panico in Italia. Questo è un disco di una cantante che fa l’attrice e che è tutta queste cose qui. Spero che questo aprirà le porte a quello che faccio io, perché è molto difficile farlo.

Tra i tuoi più recenti progetti c’è “Brotti! E non ridere che sei come loro”. Come nasce l’idea per questo concept multimediale?

I brotti sono dei personaggi inventati e, con loro, volevo parlare di umanità. Parlo di diversi temi senza giudizio, li racconto, li interpreto: c’è un’anziana in solitudine, una ragazza che regala il suo cuore al suo fidanzato perché pensa che va bene così, una ragazza che vive attaccata al proprio ragazzo, una bambina in carcere. Il tutto si risolve perché i brotti si rialzano da questo dolore che vivono e cercano di andare avanti.

Manuela Zero intervista esclusiva (foto gentilmente concessa dall’uff.stampa Antonella Matranga) kosmomagazine.it

Parlo di esseri umani come degli eroi: quando la vita ci spezza, tentiamo di rialzarci. La cosa che mi piace di più è che le persone sono tutte in piedi commosse, perché penso che io e Davide Santi – con cui ho scritto il progetto – abbiamo trovato un linguaggio che tocca la gente e rende tutti uguali. Il dolore ci rende simili: non c’è più il ricco e il povero, l’influencer e la persona sola. Il dolore appiana tutto, ci fa sentire un brotto e le persone si sentono più vicine. Questo progetto è un viaggio attraverso l’umanità, perché i brotti siamo tutti. Parlo anche di compassione, che è un argomento molto difficile in questa società, dato che c’è sempre giudizio in questa società. Io racconto la vita in maniera molto cruda, ma alla fine tutto si appiana e si riappacifica.

Si parla di otto esseri umani buffi, brutti e rotti, raccontando come le imperfezioni possano rendere in realtà perfetta e bella una persona. Secondo te, a che punto siamo con questo concetto? In una società in cui l’apparenza si fa sempre più spazio, stiamo riuscendo a capire che la parte interiore di un essere umano è quella più importante?

Assolutamente no. In Italia non riusciamo a fare attraverso il contenuto ma mediante la forma. La massa si muove qui con il gossip e con il corpo. Ci sono, a mio parere, molte artiste che potrebbero smuovere le masse con la propria arte ma non lo fanno perché credono nel concetto della libertà di far vedere il proprio corpo. Lo trovo in realtà un concetto arcaico. La cosa più difficile da fare è far trovare all’arte il contenuto, ed è per questo che indosso, nello spettacolo dei Brotti, una maglietta e un pantalone. Voglio far notare sempre il contenuto.

Raccontare anche il dolore e la sofferenza, da cui spesso può esserci una rinascita inaspettata. Quanto il dolore ci può cambiare?

Il dolore cambia a mio parere, ma non so se si migliora o se si peggiora. Il mio album termina proprio così, ma penso che sicuramente si è più Brotti.

Manuela Zero intervista esclusiva (foto gentilmente concessa dall’uff.stampa Antonella Matranga) kosmomagazine.it

Sicuramente la vita ti porta a soffrire, ma ognuno affronta il dolore in modo diverso. Io parlo soprattutto di resistenza, di come resistere quando ci capita un dolore nella propria vita.

Com’è stato lavorare con Davide Santi e cosa ti ha insegnato professionalmente parlando?

Ci siamo incontrati perché ci ha presentato un nostro amico in comune, e abbiamo in comune il modo di vedere l’arte. Da un gioco, questo progetto è diventato una cosa seria. Lui è molto diverso da me perché, mentre abbiamo lo stesso linguaggio, è anche molto più calmo di me. Questo lavoro è stato a tratti anche faticoso, dato che abbiamo avuto orari molto severi.

Futuri progetti?

Sono i Brotti. Adesso ho girato una piccola parte su un set del film, però io spero in questo progetto. E’ arrivato il momento di portare in giro le mie cose, mi aspetta tanto teatro e anche tanti concerti. Nella vita voglio scrivere i miei progetti, come facevano le artiste di una volta come Mariangela Melato.

Published by
Stefania Meneghella