ANIMA IN PAROLE

Luce contro buio, la storia di Adeba Shaker: la fanciulla che ha scelto il bene

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Gli occhi contenuti nel cosmo sono occhi da guardare ogni sera, quando la Luna assume l’aspetto dell’eternità e tutto diviene realtà. Divengono realtà persino i sogni di fanciulle cristallizzate nel tempo; divengono realtà persino i loro cuori. E i loro, sono occhi contenuti nel cosmo, contenuti in quella parte di vita che crede, in quella parte di vita che ama. Come stelle, brillano i loro occhi. Come stelle, hanno la capacità di trasformare buio in luce. Sono luce, le fanciulle. Sono luce e nessuno le capisce; nessuno, in quelle società in cui sono costrette a vivere. I loro, sono occhi che vivono tra uomini che non conoscono umanità, tra uomini che usano il male solo per comodità, che lottano per apparire dinnanzi ad occhi che stelle non saranno mai.

E vivere impregnate di gocce nell’oceano che si trasformano in lacrime nel cuore…

E vivere tassellate di inconsci lottatori che si trasformano in urla e dolore…

E vivere…

Vivere con il desiderio di sopravvivere, vivere con il sogno di essere.

Ci sono occhi contenuti nel cosmo che vengono guardati ogni sera, quando la Luna assume l’aspetto dell’eternità. Ma ci sono occhi che, invece, si tramutano nella fine del silenzio, nella fine di quell’infinito in cui dovremmo credere quando la vita sorge come un Sole nel cielo.

Sono gli occhi di chi soffre, sono gli occhi di chi spera, sono gli occhi di chi sogna.

Sono gli occhi di fanciulle cristallizzate nel tempo che non vengono amate.. sono come stelle, i loro occhi. Eppure, ogni sera si tramutano nel buio del cielo, abbandonando ogni forma di luce, ogni parte di Luna che rappresenta eternità.

Occhi che guardano altri occhi.

Il male guarda il bene.

Il male guarda il bene quando non riesce a diventare sé stesso, quando pugni sostituiscono carezze, quando il cielo diviene nero anziché azzurro, quando il mondo resta l’inferno che temiamo ogni giorno. E le stelle svaniscono. Svaniscono, e nessuno riesce a riportare luce, la luce che sorge nel cuore quando la vita stessa sorge. Nessuno riesce perché… ormai spenta è quella luce, ormai vittoria rappresenta il male.

Il male guarda il bene. Il bene non sa dove guardare, e ha paura, e spera, e soffre.

Non ha occhi, il bene, in quei momenti. Non ha occhi cristallizzati nel tempo; resta immobile, mentre gli occhi del male lo guardano, mentre gli occhi del male vorrebbero trasformarlo in male. Così, il male guarderebbe il male. E la vita sarebbe inferno, e la vita sarebbe solo e costante buio.

A volte, resta solo il bene. Resta solo, mentre sguardi rivelatori fissano il suo essere diverso, il suo essere speciale. Succede questo quando, la sera, il Sole svanisce e le stelle vengono oscurate. Non ha forze, il bene.

Non ha forze solo quando il mondo lo lascia solo, quando il mondo resta ad occhi chiusi per paura di guardare qualcuno che rappresenti il bene, che sia il bene, che doni il bene. Accade, però, un momento in cui due occhi iniziano a brillare. Sono gli occhi di Dio, sono gli occhi di chi ha ancora la capacità di dare amore, la capacità di amare. Allora, gli occhi del bene cristallizzati nel cosmo iniziano a brillare anch’essi, come due occhi che sorridono, come due occhi che vivono. E quando accade… quando accade tutto diviene magia.

Il male guarda il bene.

Ma il bene inizia ad aprire gli occhi e a guardare il male.

Il male guarda il bene.

Il bene guarda il male.

Ha inizio così una lotta. Lottare. Vivere significa lottare. Significa essere. Significa diventare. Significa dimostrare di essere diversi, di essere speciali, di essere prima di tutto persone.

E il mondo diviene così lotta tra occhi che si guardano: luce contro buio.

Tra tutto quel buio, nei territori della Siria e dell’Iraq, nel giugno 2014 è nato un gruppo terroristico Islamista che ha preso il nome di ISIS, con a capo il leader Abu Bakr al-Baghdadi. Le conquiste territoriali dell’ISIS hanno spinto gli USA e altri Stati occidentali ad intervenire militarmente con bombardamenti aerei, sfociando in quella che potrebbe divenire una vera e propria guerra mondiale. Una guerra di occhi che amano il potere anziché altre anime, una guerra di occhi che guardano altri occhi per trasformarli in quel male in cui credono tanto ma che distrugge intere umanità e soprattutto persone. Una guerra fatta di odio, fatta di sentimenti congelati che non hanno più il potere di sciogliersi al Sole. E’ il male.

E’ il male che guarda il bene.

E’ il male che guarda il bene, anche quando, tra tutta quella luce, compaiono occhi che trovano il coraggio di brillare. Si parla della comunità religiosa dei Yazidi, che vive tra l’Iraq, la Siria e la Turchia e che conta fra i 100mila e i 700mila membri. Questa minoranza religiosa venera sette angeli differenti, motivo per cui viene considerata politeista. Il più importante di questi angeli è Melek Taus, un angelo caduto sulla Terra dopo essersi rifiutato di chinarsi di fronte ad Adamo. Secondo la tradizione Islamica, lo stesso personaggio porta il nome di Shaytan, ovvero Satana, e viene visto come un angelo disobbediente, angelo che, invece, per i yazidi rappresenta indipendenza e coraggio. Agli occhi dei miliziani dell’Isis, i yazidi sono dunque degli adoratori del diavolo. E per questo devono essere puniti.

Per questo, devono essere punite le loro donne, considerate esseri da sottomettere, da trasformare nel male in cui credono. Lo Stato Islamico rapisce ogni giorno le donne yazide e le rende vittime di costanti violenze. Le ragazze vengono obbligate a riferire ai miliziani del gruppo il proprio nome, l’età, la città natale e se sono sposate o se hanno dei figli, per poter essere così schedate su un apposito registro. Le prigioniere vengono anche costrette a segnalare la data esatta del loro ultimo ciclo mestruale, una pratica volta a capire se le ragazze sono incinte, in linea con una regola dello Shariah che afferma che un uomo non può avere rapporti sessuali con la sua schiava se lei aspetta un bambino. Secondo le statistiche dell’Amnesty International, le prigioniere tentano il suicidio pur di non essere violentate, e a volte sono costrette a convertirsi all’Islam. Le schiave appartengono, inoltre, a colui che le ha comprate e dunque possono essere ereditate da un altro uomo dopo la sua morte. Allo stesso tempo, possono essere liberate su volontà del loro sfruttatore, che riceve una buona ricompensa per l’atto effettuato.

E’ così che il male che guarda il bene.

E’ così che il bene resta immobile. E’ così che il bene non sa dove guardare, e ha paura, e spera, e soffre.

Accade, però, un momento in cui due occhi iniziano a brillare. Sono gli occhi di Dio, sono gli occhi di chi ha ancora la capacità di dare amore, la capacità di amare. Allora, gli occhi del bene cristallizzati nel cosmo iniziano a brillare anch’essi, come due occhi che sorridono, come due occhi che vivono. E quando accade… quando accade tutto diviene magia.

E il bene inizia ad aprire gli occhi e a guardare il male.

Tra tutti quegli occhi, compaiono come stelle nel cielo gli occhi di Adeba Shaker, ragazzina di 14 anni che ha saputo guardare il male e vincerlo. Da venti giorni, Adeba era nelle mani di alcuni miliziani dell’Isis, che l’avevano rapita dal piccolo villaggio del nordest dell’Iraq dove viveva con la famiglia appartenente alla minoranza religiosa degli yazidi; essi volevano costringerla a convertirsi e darla in sposa ai jihadisti al fronte.

Erano da poco arrivati in una casa di Raabia, cittadina irachena accanto al territorio siriano, quando uno dei suoi rapitori ricevette una chiamata. Pochi istanti dopo, i cinque uomini armati che la tenevano prigioniera si precipitarono fuori, convinti che una fanciulla così piccola non avesse la forza di urlare al mondo la sua esistenza, di camminare a piedi scalzi sulla sabbia bollente. Il male che ignora il bene. E invece il bene c’era, il bene c’era sempre stato. Il bene era la fanciulla che si ritrovò improvvisamente sola senza armi puntate addosso e con una porta non chiusa a chiave. Accanto al suo corpo, vide improvvisamente una borsa piena di telefoni cellulari; decise così di chiamare suo fratello Samir. Fu proprio lui a suggerirgli di fuggire in una casa vicina e chiedere indicazioni per raggiungere il confine dove i combattenti del Partito dei lavoratori del Kurdistan combattevano contro i militanti dello Stato Islamico.

Ha fatto proprio questo Adeba: è riuscita a guardare il male e a cancellarlo dalla sua vita. Era libera, e lo sarebbe stata sempre. Era stella, e lo era sempre stata.

Adeba Shaker è una delle poche yazide ad essere sfuggita ai militanti dello Stato Islamico; ora è al sicuro in un campo per sfollati in Iraq, dove si è riunita con due dei suoi fratelli. Ma non conosce ancora la sorte di altri 22 parenti che sono nelle mani dello Stato Islamico.

Il male continua a guardare il bene.

Il bene continua a guardare il bene.

La lotta continua tutt’ora.

Ci sono occhi contenuti nel cosmo che vengono guardati ogni sera, quando la Luna assume l’aspetto dell’eternità. Sono gli occhi guardati dal bene, da chi crede nel bene.

Ci sono occhi che, invece, si tramutano nella fine del silenzio, nella fine di quell’infinito in cui dovremmo credere quando la vita sorge come un Sole nel cielo. Sono gli occhi di chi soffre, di chi spera, di chi sogna. Sono gli occhi guardati dal male, da chi crede nel male.

Sono gli occhi di fanciulle cristallizzate nel tempo che non vengono amate.. sono come stelle, i loro occhi. Eppure, ogni sera si tramutano nel buio del cielo, abbandonando ogni forma di luce, ogni parte di Luna che rappresenta eternità.

Occhi che guardano altri occhi.

Il male guarda il bene.

Il bene guarda il male.

Sono sguardi contenuti nel cosmo, cristallizzati nel tempo, sono sguardi che non svaniranno, che resteranno eternità. Perché la lotta esisterà sempre.

Il male guarderà il bene.

Il bene guarderà il male.

Il male porterà odio.

Il bene, amore.

Il male donerà pugni.

Il bene, carezze.

Il male distruggerà persone.

Il bene, le farà rinascere.

Male contro bene.

Luce contro buio.

E Voi, da che parte volete stare?


Articolo realizzato da Stefania Meneghella

Published by
Stefania Meneghella