Il mondo non ha tagli sul cuore
L’universo ha da sempre l’aspetto di un punto interrogativo: innumerevoli sono i nostri pensieri, così come i quesiti che ci poniamo sulle esistenze che sorgono e poi svaniscono. L’universo è costruito su misteri, anche quando la vita ci pone davanti le certezze che abbiamo sempre desiderato, anche quando il mondo si trasforma in realtà. Restiamo lì, immobili, mentre fiumi di parole ci scorrono dinnanzi ai nostri occhi e noi non sappiamo come coglierli, mentre vorremmo scoprire il senso della vita che ci appartiene, ma non riusciamo. E’ troppo grande l’universo per noi, è troppo grande persino per i nostri cuori così piccoli. Sono davvero tante le domande che ci tassellano le giornate, e sono di vario tipo: da dove vengo? chi sono davvero? come sono nato? E’ così il mondo: è tutto un riempirsi di misteri e poche certezze.
Mentre noi siamo impotenti.
Il bisogno e la continua ricerca di risposte è il tema principale del libro di Luca Granieri,
“Dio c’è e la scienza”, al cui interno viene brillantemente spiegato il mondo da varie prospettive, analizzando l’importante rapporto che da sempre e per sempre esiste, quello tra scienza e fede. Un rapporto messo in discussione da filosofi, scrittori, scienziati, teologi, una tematica che il libro affronta da occhi diversi, analizzando prospettive religiose, scientifiche e filosofiche. Sarebbero tante le risposte che questi due elementi potrebbero darci, risposte in continuo conflitto tra di loro ma che, come affermato dall’autore, possono coesistere per dare così vita a un mondo armonioso. La scienza è necessaria alla fede, afferma Granieri, e la fede alla scienza. E’ dunque un libro di risposte, un libro di continue scoperte che ci portano alla consapevolezza che il mondo non ha tagli sul cuore, né sulla coscienza. E, sebbene vivessimo mille anni, non riusciremmo a percepire ancora il senso di una vita sorta nel mistero; sarebbe solo vita, e noi saremmo solo noi. Forse questo basta per vivere davvero.
D: Quando è nata l’idea di scrivere un libro con il fine di trattare i costanti conflitti presenti nell’uomo tra scienza e fede?
R: E’ un interesse di vecchia data; essendo credente e compiendo studi scientifici, mi sono sempre interessato a queste tematiche. L’idea è nata una decina di anni fa: all’epoca, facevo il dottorato di ricerca all’Università di Pisa. Questo tema è sempre stato ovviamente molto discusso, ma in quel periodo iniziò ad avere un ampio successo mediatico il Prof. Piergiorgio Odifreddi. Curiosando, mi imbattei in un’intervista immaginaria che lui scrisse a Gesù, a mio parere molto curiosa e per molti versi inattendibile (e ovviamente “impertinente”, come lui stesso forse direbbe). Inizialmente per divertimento, scrissi anche io un’intervista immaginaria, indirizzandola allo stesso Odifreddi, pubblicandola sul mio sito web. Riuscii ad entrare realmente in contatto con lui, e si susseguirono brevi scambi di mail tra di noi; iniziai dunque ad interessarmi sempre di più a questa tematica e, avendo in mente l’idea di poter dare un contributo, ho deciso qualche anno fa di iniziare più seriamente questo percorso di scrittura.
D: Pensi di aver conosciuto, in primis, la scienza o la fede?
R: Temporalmente, sicuramente la fede, nonostante io non abbia avuto una piena educazione religiosa dalla mia famiglia. Ma, riguardando gli eventi passati, posso affermare che l’interesse per la scienza era presente già dalla giovane età, quando sognavo di diventare scienziato, campione nello sport, musicista ecc.. Tra le fantasie giovanili, il mestiere a cui mi sono avvicinato di più penso sia proprio quello di scienziato (in particolare di matematico).
D: Nel libro, descrivi la metafora del treno che rappresenta il senso della ricerca religiosa, filosofica e spesso scientifica. Credi che nella vita dell’uomo ci siano momenti in cui nascano più certezze che misteri?
R: La metafora del treno, come detto nel libro, è stata citata da un libro di Vittorio Messori (Ipotesi su Gesù ) che, nel mio periodo adolescenziale, trovai per caso nella libreria di casa mia; quel libro mi interessò molto, avendo anche il merito di farmi scoprire la figura di Pascal, uno dei pensatori a cui mi ispiro maggiormente. La vita è fatta di ricerche di certezze, in particolare sulla propria visione del mondo; la realtà ci pone però dinnanzi a molte incertezze. Forse, l’equilibrio tra questi due elementi è ciò che dovremmo perseguire; anche la scienza ha compiuto questo percorso, conoscendo il passaggio dalla ricerca di certezza assoluta alla consapevolezza che ciò è quasi impossibile se non inutile. Basandoci sul relativo, abbiamo però fatto molte conquiste: Dio non è una certezza ma possiamo cercarlo (e trovarlo) sempre nel nostro cammino.
D: Pensi che oggi il nostro pensiero abbia avuto un’evoluzione circa il modo di approcciarsi a Dio?
R: Forse dovremmo parlare di un’involuzione; un grosso problema è oggi una certa indifferenza verso le tematiche spirituali. Ciò si ripercuote anche sulla scienza, essendoci un’indifferenza anche verso le domande ultime dell’uomo: Chi sono? Perché esisto? Perché esiste il mondo? Questo lo percepiamo anche nella perdita di valori (e di ideali) di oggi; la maggior parte delle persone guarda solo il pratico della vita di tutti i giorni, e sono sempre più rari coloro che si pongono quesiti sul senso della vita.
Anche l’insegnamento delle scienze in generale, e in particolare della matematica, non aiuta; diventando sempre più tecnico-nozionistico, non favorisce le domande di “senso”, anche filosofico, su quello che si fa e sul suo significato.
D: Nella società, troviamo ogni giorno opinioni contrastanti su come conciliare la scienza e la fede. Secondo te, in che modo l’uomo può allontanarsi da questo conflitto che il mondo gli impone e comprendere che i due elementi possano coesistere tra di loro?
R: C’è sicuramente una fetta della cultura, diciamo così, che vuole trasformare il discorso scienza-fede in un conflitto, per vari motivi, la maggior parte de quali sono di tipo ideologico, talvolta anticlericale, con il desiderio di presentare la fede come qualcosa di arretrato, anacronistico, in conflitto con lo spirito moderno e la scienza. E tali presunti conflitti riposano spesso su idee piuttosto distorte di ciò che scienza e fede sono davvero. In realtà, non c’è però alcuna imposizione di considerare questo come un conflitto, né da parte della scienza, né da parte di qualunque altra cosa. Le domande di “senso” e di “significato” hanno interesse per tutti, scienziati compresi. E in questo si incastra il problema religioso. Scienza e fede sono due dimensioni dell’essere umano che vanno armonizzate tra loro.
Recensione e intervista a cura di Stefania Meneghella