Dopo l’anteprima fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, il 6 marzo 2025 verrà presentato al pubblico il nuovo film di Pupi Avati, intitolato L’orto americano. Questa pellicola rappresenta il cinquantacinquesimo lavoro del regista bolognese, che continua a dimostrare una straordinaria passione per il cinema e per la vita, nonostante i suoi 86 anni. Avati ha recentemente affrontato una lunga serie di interviste, tornando da Los Angeles, mentre si prepara a nuove avventure lavorative. La sua energia e la capacità di gestire produzioni complesse con budget limitati lo pongono come un punto di riferimento nel panorama cinematografico italiano.
L’orto americano segna un ritorno per Avati a quel **cinema di genere** che ha caratterizzato gran parte della sua carriera. Tuttavia, non si limita a essere un semplice **film horror**. La pellicola, infatti, incorpora numerosi elementi che riflettono la **poetica unica** del regista. Antonio Avati, fratello e produttore, ha condiviso le sue esperienze, evidenziando come abbia sacrificato le proprie aspirazioni attoriali per supportare Pupi nella realizzazione dei suoi film. Nonostante le sue lamentele riguardo ai **fallimenti economici** della DueA, Antonio ha avuto un ruolo cruciale nel **casting** e nelle **scelte stilistiche**, come l’uso del **bianco e nero**.
Durante la conferenza stampa di presentazione, insieme ai produttori e ai distributori, erano presenti anche gli attori protagonisti. Tra questi, Filippo Scotti, che ha recentemente esordito con Paolo Sorrentino e ha trovato in Avati un nuovo maestro. Scotti ha accettato di unirsi al progetto all’ultimo minuto, sostituendo un attore indisponibile. Al suo fianco, Chiara Caselli, che ha collaborato con Avati in passato, Roberto De Francesco e Armando De Ceccon hanno interpretato ruoli chiave, mentre Romano Reggiani e Morena Gentile hanno completato il cast, contribuendo a dare vita a una **trama complessa** e **intrigante**.
Durante un incontro informale, Pupi Avati ha affrontato vari temi, tra cui la proposta di creare un **ministero per il cinema**. Questa idea ha ricevuto un consenso bipartisan e potrebbe evolversi in un’agenzia simile a quella francese. Secondo Avati, è fondamentale tornare a un sistema meritocratico e virtuoso che eviti sprechi di budget, specialmente in un periodo difficile per l’economia del Paese. Ha sottolineato come molti **film italiani**, nonostante costi elevati, siano stati proiettati solo per brevi periodi prima di scomparire.
Il regista ha anche condiviso il suo entusiasmo per l’uso del bianco e nero, che ha portato a **scelte stilistiche** più classiche. La **colonna sonora**, in particolare, ha incluso suoni insoliti, come una sega suonata con l’archetto, evocando atmosfere inquietanti. Avati ha parlato del suo legame con il **cinema di genere**, sottolineando l’importanza di ritornare a modelli del passato che hanno reso grande il **cinema italiano** negli anni ’70 e ’80.
Filippo Scotti ha condiviso la sua esperienza di ingresso nel progetto, descrivendo come ha scoperto il mondo di Avati solo dieci giorni prima dell’inizio delle riprese. La sua prima impressione è stata di meraviglia, trovandosi di fronte a un ambiente nuovo e stimolante. Scotti ha evidenziato come il regista riesca a far sentire gli attori valorizzati e amati, creando un’atmosfera di lavoro unica.
La sua testimonianza mette in luce l’approccio affettuoso di Avati, che incoraggia i suoi collaboratori a esprimere il loro talento con libertà e serenità. Questa empatia ha reso l’esperienza di lavorare con Avati non solo professionale, ma anche umanamente gratificante.
Uno dei temi centrali di L’orto americano è l’idea dell’**amore a prima vista**. Avati ha spiegato come un semplice sguardo possa rivelare una connessione profonda tra due persone. Raccontando aneddoti personali, ha condiviso la sua convinzione che esista una persona destinata a ognuno di noi, un concetto che ha permeato la sua vita e la sua opera.
Il film esplora la tensione tra **romanticismo** e **horror**, offrendo spunti di riflessione su temi universali. Avati ha concluso il suo intervento parlando del potere duraturo dell’amore, un tema che permea la narrazione del film, rendendolo non solo un **thriller gotico**, ma anche una **storia d’amore** profonda e complessa.
L’orto americano sarà quindi disponibile nelle sale a partire dal 6 marzo 2025, un’opera che promette di arricchire il panorama cinematografico italiano con la sua **complessità** e la sua **profondità emotiva**.