La felicità è un concetto semplice. Una storia, appunto. Una storia di cui spesso non conosciamo l’esistenza, e nemmeno la natura.
A volte esiste, e basta. Altre volte ci sfugge via. Improvvisamente.
Ma cos’è davvero la Felicità?
Ce lo domandiamo spesso, ma nessuno di noi ha mai saputo definirla.
Sì.. perché la Felicità è fatta di cose essenziali, e in queste c’è il mare, la natura, il mondo che ruota attorno senza perché, e l’amore. Il romanzo di Lorenza Gentile è qualcosa di delicato, ma anche di coraggioso. Qualcosa di intenso, e allo stesso tempo sensibile.
Lascio la parola a Lorenza Gentile con l’augurio più grande di proseguire in questo meraviglioso percorso.
D: Come nasce l’ispirazione per “La felicità è una storia semplice”?
R: Ho passato un’estate in Sicilia e in quell’occasione ho visitato un paese di cui alcune parti erano abbandonate, Palazzolo. Sono rimasta molto colpita. Lì qualcuno mi ha parlato di Gibellina. Sulla corriera, in seguito, mi è venuta in mente la storia: prima è arrivata la nonna, che con le sue paturnie voleva tornare “a casa”, da Milano alla Sicilia, poi suo nipote Vito, disperato e pasticcione e, subito dopo, l’iguana, alter ego di Vito e mascotte del romanzo.
D: Come definiresti il legame tra Vito Baiocchi e sua nonna?
R: Vito e la nonna sono così simili che pensano di essere agli antipodi. In realtà sono due facce della stessa medaglia: entrambi incapaci di relazionarsi agli altri, entrambi con un mondo intero nella testa, eppure entrambi pronti a negarlo. Sono malinconici, romantici, poco coraggiosi, ma brave persone, con un grande cuore. Tra loro esiste conflitto solo perché non fanno che ricordarsi i propri difetti a vicenda, agendo da specchio l’uno per l’altro.
D: Quanto c’è di te nel tuo romanzo?
R: Molto più di quello che sembra. All’essenza sia Vito che la nonna sono l’espressione dei miei turbamenti più intimi e il riflesso della tendenza che ho avuto, talvolta, a isolarmi, a sentire pesi sulle spalle più grandi di me, che forse non mi sarebbero dovuti appartenere.
D: La felicità viene descritta spesso implicitamente tra le tue pagine come un atto di semplicità. Secondo te, qual è il modo migliore per raggiungerla?
R: Arrivare a capire che la felicità è una storia semplice è complicato. Questo è il paradosso del libro. Non credo di avere la formula per la felicità, ammesso che esista una formula, ma ho osservato che abbandonare le proprie ossessioni in favore della realtà rende più forti e quindi, forse, anche più felici.
D: C’è un motivo preciso per cui hai scelto la Sicilia come ambientazione, che ha permesso poi ad entrambi i personaggi di ritrovare loro stessi?
R: Ho scelto la Sicilia perché è una terra che amo molto e la storia mi è venuta in mente quando ero lì ed è quindi imprescindibile da questa terra. Ma poi anche io ho origini siciliane, e questo ha senza dubbio avuto il suo peso.
D: C’è una scena particolare che ti ha emozionato maggiormente scrivere?
R: Mi ha emozionato moltissimo scrivere il finale: dare una seconda possibilità al mio protagonista mi ha riempito di pura gioia. Magari potessi farlo con tutte le persone che amo nella vita vera.
D: Qual è il messaggio principale che vorresti trasmettere al lettore?
R: Lasciarsi andare alla vita è l’unico modo per viverla davvero.
D: Quali sono i tuoi futuri progetti in merito alla promozione del tuo romanzo?
R: Sto per partire per un mini tour dell’Italia con varie tappe: Torino, la Sicilia, Terni, Rovigo, Monza, Vigevano, Gallarate, Aosta, Viareggio, Fiuggi… Forse non è poi così “mini”! Per rimanere aggiornati: www.lorenzagentile.com
Recensione ed intervista a cura di Stefania Meneghella
Pubblicazione a cura di Roberta Giancaspro