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Leon Cino racconta la sua danza | Arte che vola

Danzatore

Facebook: Leon Cino


Esiste un mondo diverso sulla Terra, un mondo dove ogni cosa è leggerezza e forza assieme, dove avere coraggio significa muovere passi, dove ogni minimo gesto è dettato dal modo speciale che si ha di incontrare sguardi e sorridere.
Questo mondo si chiama danza.
Perciò, oggi incontriamo un danzatore che cammina volando. Il suo nome è Leon Cino.
C’è qualcosa in particolare che si evince dalla danza di Leon, ed è il suo avere le ali ma restare sempre con i piedi per Terra; è il suo muoversi con determinazione e naturalezza. E’ il suo esprimersi con tutta la forza che ha in corpo, quella stessa forza che spesso si tramuta in coraggio. 

Leon Cino nasce a Tirana (Albania), dove frequenta l’Accademia Nazionale di danza dal 1993 al 1996. Durante questi anni, considerando il suo straordinario talento e nonostante la giovane età, viene ospitato al Festival della Penisola Balcanica e in numerosi programmi TV albanesi. Nel 1997 si trasferisce con la sua famiglia a Milano, dove frequenta il Carcano, scuola di Danza e Teatro. Nel 1998 entra a far parte dell’Accademia del Teatro alla Scala, dove si diploma nel 2001 in danza classica e accademica, vincendo poi importanti premi scolastici ed esibendosi in vari assoli di famosi coreografi. Nel 2001, subito dopo il diploma, Leon vince il premio Danza&Danza come miglior giovane promessa della danza e si trasferisce negli Stati Uniti d’America dove collabora con il Tulsa Ballet. Nel 2003 torna in Italia, partecipa e vince la terza edizione del programma tv “Amici”, presentato da Maria De Filippi. Si esibisce come protagonista nel musical Footlose, in tour per due stagioni nei teatri delle più importanti città, vincendo il Golden Ticket. Dal 2012, è stato primo Ballerino della Compagnia di Danza Atzewi, di cui è stato anche Direttore e lighting designer. Lavora inoltre in ambito cinematografico. Tra i suoi lavori più interessanti vi sono le partecipazioni nel film “La città invisibile” (2010) di Giuseppe Tandoi e nel film “Nous et Lenine” di Saimir Kumbaro.

Lasciamo la parola a Leon Cino, con l’augurio più grande di continuare a camminare in questo suo mondo.


D: Come si sviluppa la tua passione per la danza?
R: È stato un caso; agli inizi, grazie a mia madre che mi ha portato a fare il test di ingresso. Poi da cosa nasce cosa, e ho continuato a raggiungere anche dei risultati.

D: Hai danzato sin da piccolo con importanti personalità del campo. Quali sono le lezioni che più hai imparato da loro e che hai mantenuto poi per il tuo futuro?
R: Devo dire che ognuno di loro ha un particolare che li contraddistingue, dallo stile alla disciplina. Gli studenti vengono plasmati dagli insegnanti, quindi è come se lo studente rubasse quella particolare cosa e lo facesse per sé, per poi usarla e addirittura trasmetterla agli altri.

D: Hai avuto anche modo di confrontarti con la danza in molte parti del mondo. Hai visto delle differenze su come questa forma d’arte viene vista?
R: Ogni parte del mondo si differenzia nella danza, credo proprio per via della cultura. Invece per quanto riguarda la parte dell’arte e cioè il ballo, tutti la amano però solo alcuni investono con criterio per diffonderla.

D: Nel 2003 hai partecipato al talent show “Amici” condotto da Maria De Filippi che ti ha portato grande visibilità. Qual è il momento che ricordi con maggiore emozione di quell’esperienza?
R: Intanto avere vinto, poi averci lavorato. Studenti nuovi, colleghi…insomma è stata un’emozione continua.

D: Sei stato anche direttore artistico dello spettacolo “Trittico”. Com’è stato cimentarti in questo nuovo ruolo?
R: Mi piace tanto anche ora. Mi piacerebbe continuare questa cosa e sto cercando di portarla avanti.

D: Quale tra i tanti stili di danza con i quali ti sei confrontato credi più ti appartenga? Perché?
R: Alla scuola del Teatro alla Scala di Milano ti insegnano ad avere apertura mentale per tutte le discipline; certamente il genere privilegiato era il classico ma ci tenevano tanto ad insegnarti più stili possibile. Credo quindi che mi appartengano tutti.

D: Ti sei visto anche nei ruoli di attore nel film “La città invisibile”. E’ un’esperienza che rifaresti? Se sì, in che ruolo ti piacerebbe cimentarti?
R: Esperienza molto bella anche questa e la rifarei volentieri ancora e ancora. Mi piacerebbe qualsiasi ruolo ma sarei bugiardo se non dicessi: un personaggio principale.

D: Come definiresti quello che è stato il tuo percorso fino ad ora? Qual è un sogno che vorresti realizzare nel futuro?
R: Il percorso è stato un’avventura. Vorrei poter fare tutto quello che si è detto fino ad ora, dal ballare all’insegnare, avere una scuola mia fino a cimentarmi da attore.

D: In cosa trovi cambiato il mondo dello spettacolo, in particolare della danza, da quando hai iniziato ad ora? E’ cambiato il tuo modo di affrontarlo?
R: No, le battaglie sono sempre le stesse. E ci si adegua alle problematiche.

D: Quali sono i tuoi futuri progetti?
R: Intanto collaboro con due scuole dove i rapporti sono molto buoni: quindi continuerò a mantenere questi buoni rapporti. Il futuro non si sa.


Ringraziamo Leon Cino per la sua collaborazione e per il tempo che ci ha donato, augurandogli di continuare a sorprenderci e a sorprendersi.

Recensione a cura di Stefania Meneghella
Intervista realizzata da Manuela Ratti
Pubblicazione a cura di Roberta Giancaspro

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Stefania Meneghella