Sere che lasciano nell’aria profumi di nostalgie, profumi di mancanze che lacerano nei cuori dell’intera umanità; sono indimenticabili, quelle sere.. indimenticabili come resti di sentimenti cristallizzati nel cosmo e nel tempo. E avere sempre la costante sensazione di esser lì, di partecipare a dolori che ognuno sente propri, di esserlo per ali volati in cielo troppo presto, e per quei tasselli di umanità che ancora brillano di luce, come occhi che guardano e sorridono. La sera del 31 agosto 1997, il mondo si è fermato. E la Terra è divenuta un luogo in cui potersi sempre rifugiare, mentre anime impregnate di umiltà hanno preso il volo. Il mondo si è fermato, mentre storie immortali sono morte davvero, e allora tutto è divenuto incubo, un inferno da cui dover sempre fuggire. E’ vero.. ci sono anime che da sempre e per sempre hanno il potere di conquistare cuori fragili, spiriti deboli, esseri impauriti, ma quando il mondo si ferma, le anime divengono angeli, e gli angeli divengono sogni. Sogni immortali ruotavano nell’aria, quella sera.. sogni che odoravano di libertà, libertà che odorava di infinito. E allora dolori incorporati in donne fragili avevano ancora la capacità di trasformarsi in desideri, desideri di evasione, desideri di eternità. Era maschera, quella donna. Cristalli che sostituivano occhi, corpo che sostituiva anima. E dover uscire con la costante sensazione di essere osservata; camminava da sola per le strade, con sguardi sfuggenti e sorrisi forzati. Il mondo le ruotava attorno, e i suoi occhi divenuti cristalli vedevano anziché guardare: vedevano riflettori sempre puntati su una vita che non era la sua, e gente che sorrideva per incontrarla, vedevano mondi che sarebbero stati diversi se solo l’intera umanità si fosse fermata per un momento e l’avesse guardata davvero. Solo allora i suoi occhi sarebbero divenuti pupille, e il corpo anima. Ma non era così.. non lo era mai stato. La vita di Lady Diana era un continuo rincorrere le proprie emozioni con la paura di perderle per sempre; la sua vita era un continuo fuggire, fuggire da chi non la amava, da chi non la capiva, da chi vedeva i suoi occhi cristallizzati e non li riconosceva. Impregnata di eleganza e femminilità, era sola, anche se sola non lo era mai stata. Amava la solitudine, e nello stesso momento la odiava più di qualsiasi altra cosa. E guardarsi allo specchio, convinta di non essere abbastanza, abbastanza per quel mondo che le ruotava attorno e non aveva il coraggio di fermarsi e parlarle. Il suo cuore era lacerato da sentimenti che nessuno avrebbe mai capito, da amori spezzati, dal suo essere prima di tutto donna, prima di tutto persona. Era questa la vita di Lady Diana, prima di quella sera. Aveva trentasei anni e aveva appena cominciato a vivere, essendo stata costretta in tutta la sua esistenza ad essere maschera anziché donna.
Diana Frances Spencer, nata nel 1961 nella contea di Norfalk e appartenente a una delle famiglie più importanti di Inghilterra, a soli sedici anni, incontrò per la prima volta il Principe Carlo in occasione di una battuta di caccia. Non ci fu mai un reale sentimento tra i due, ma solo il doversi sposare, perché il loro destino era stato già scritto. I due convolarono a nozze cinque mesi dopo il loro primo incontro, presso la Cattedrale di St. Paul, a Londra. Al matrimonio furono invitate circa duemila persone, per la maggior parte appartenenti a famiglie nobili o reali di tutto il mondo, e il lieto evento consacrò Diana principessa del Galles. La sua corona significava due cose: per la famiglia reale, la possibilità di essere regina; per Diana, la possibilità di non essere mai donna. A quattro mesi di distanza dal matrimonio, la coppia annunciò di essere in attesa del primo figlio, il futuro principe William Arthus Philip Louis; dopo due anni, la principessa diede alla luce il secondo bambino, Harry Charles Albert David. Era maschera, Diana.. era maschera quando era principessa, quando usciva costretta a lottare contro chi la vedeva senza guardarla; era maschera, quando mostrava al mondo intero la sua forza, la sua determinazione, nascondendo debolezze sorte improvvisamente. Era maschera con Carlo, uomo che non amava e che la tradiva. Lo era davvero, in alcuni istanti. Ma c’erano dei momenti in cui Diana abbandonava quella maschera, e lo faceva involontariamente.. ma lo faceva spesso. Era donna, Diana.. era donna quando usciva e mostrava al mondo intero il suo sorriso, sorriso che trasmetteva serenità, semplicità, quell’umiltà che l’intera umanità aveva sempre cercato; e ci si poteva rifugiare nel suo sorriso, e i giorni divenivano sempre migliori. Era donna, quando porgeva la mano a cuori tremanti e fragili, ad anime deboli, ad esseri impauriti, e la sua mano era sicurezza, era poter essere sempre al sicuro.. era donna con i suoi figli, magiche scintille partorite dal suo cuore. Da metà anni Ottanta, il suo essere donna tramutava desideri in realtà: Diana iniziò a viaggiare, inizialmente con il marito, poi da sola. Italia, Camerun, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Giappone, Nepal; si muoveva tra scuole, ospedali, orfanotrofi, occupandosi di lebbrosi, malati di HIV, homeless, tossicodipendenti, affamati, vittime di guerra, sempre convinta che il mondo, un giorno, si sarebbe fermato e avrebbe iniziato a pensare. Il suo impegno sociale si spinse fino alle mine anti-uomo: la ricordiamo negli anni Novanta, con un giubbotto protettivo e l’elmetto, nell’atto di ispezionare un campo minato nella ex Jugoslavia. Queste sue attività sociali la portarono a capire che la maschera che indossava nei momenti di debolezza sarebbe dovuta svanire, per permettere all’intera umanità di conoscere la donna che era sempre stata. La sua relazione con Carlo, tassellata di incomprensioni, tradimenti, bugie, maschere, terminò. Diana non perse però la sua corona: continuò ad essere la principessa del popolo, nonostante la famiglia reale da cui si era distaccata rese la sua vita un vero e proprio inferno. Il suo volto era costantemente presente su giornali e stampe; il suo nome era invece accompagnato sempre da qualche frase disprezzativa, o aggettivi negativi, con scandali giornalistici, telefonate piccanti, fotografie rubate. Era una donna, e nessuno l’aveva capito. Era sola, e i suoi occhi divennero nuovamente cristalli. Si rinchiuse nel suo io, convinta di non essere abbastanza, convinta di non poter essere persona, ma sempre e costantemente maschera. Le pressioni che riceveva, il peso delle richieste e delle aspettative la portarono a soffrire di depressione. Nei momenti più difficili, Diana era colta da attacchi di bulimia nervosa, sempre alla ricerca di sé stessa, alla ricerca della donna che era, alla ricerca di quella donna che era stata da sempre ispirazione per l’intera umanità, capace di abbandonare il protocollo reale, per seguire regole diverse, regole che si fondavano sui principi dell’umana convivenza e del sincero affetto fraterno. Tra le poche persone che non videro la principessa, ma la donna, ci fu Madre Teresa di Calcutta che, alle numerose critiche per aver accolto Diana, rispose che aveva accolto una giovane che aveva bisogno di conforto e che nel lavoro della carità trovava forza per alimentarsi nella fede. Il loro primo incontro avvenne a Roma nel febbraio 1992, incontro e amicizia che rappresentò quasi uno scandalo per le visibili differenze tra queste due donne che in realtà erano molto simili. Madre Teresa, fragile di costituzione, aveva una grandissima forza interiore. Diana, esteriormente forte e decisa, era invece debole, squilibrata e sofferente nella ricerca di amore. Ma, in una società fondata sull’edonismo, sulla ricchezza esteriore, sull’ipocrisia, il messaggio di Madre Teresa penetrò anche nel cuore di Diana, trasmettendole quell’amore per una vita che, seppur difficile, avrà sempre un senso, trasmettendole l’importanza di essere donna. E lo era davvero, Diana.. lo era davvero per il popolo che la amava, per le anime fragili, gli spiriti deboli, gli esseri impauriti. Ci si rifugiava nei suoi cristalli divenuti occhi per avere quella consapevolezza di poter sempre fare qualcosa, di poter sempre amare, e diventare la donna che si è sempre stati. Il sogno di Diana era vedere il mondo fermarsi, anche solo per un istante: fermarsi e pensare. Pensare a quanta bellezza ci sia nel mondo, pensare a chi in quella bellezza non ha mai creduto, pensare a chi ha preferito puntare il dito verso qualcuno che in realtà aveva sempre ammirato, solo per orgoglio, solo per una maschera che si era costretti ad indossare; pensare alle persone fragili, privi di tutta quella ricchezza di cui un matrimonio può usufruire, pensare ai cuori che amano davvero, e a quelle storie nate per la volontà di nascere. Era questo il sogno di Diana: era vedere l’umanità restare immobile dinnanzi all’intera famiglia reale, famiglia che preferisce maschere a volti, e dimostrare come poter restare in silenzio, come potersi fermare.
La sera del 31 agosto 1997, il mondo si è fermato. E la Terra è divenuta un luogo in cui potersi sempre rifugiare, mentre anime impregnate di umiltà hanno preso il volo. Il mondo si è fermato, mentre storie immortali sono morte davvero, e allora tutto è divenuto incubo, un inferno da cui dover sempre fuggire. E’ vero.. ci sono anime che da sempre e per sempre hanno il potere di conquistare cuori fragili, spiriti deboli, esseri impauriti, ma quando il mondo si ferma, le anime divengono angeli, e gli angeli divengono sogni. Sogni immortali ruotavano nell’aria, quella sera.. sogni che odoravano di libertà, libertà che odorava di infinito. E allora dolori incorporati in donne fragili avevano ancora la capacità di trasformarsi in desideri, desideri di evasione, desideri di eternità. Lady Diana morì tragicamente quella sera, nella città di Parigi, a causa di un incidente stradale in una galleria, forse per un eccesso di velocità dell’automobile, nel tentativo da parte dell’autista di schivare i fotografi che la volevano immortalare con il nuovo compagno, Dody Al- Fayed. Era una di quelle sere…
Sere che lasciano nell’aria profumi di nostalgie, profumi di mancanze che lacerano nei cuori dell’intera umanità; sono indimenticabili, quelle sere.. indimenticabili come resti di sentimenti cristallizzati nel cosmo e nel tempo. E avere sempre la costante sensazione di esser lì, di partecipare a dolori che ognuno sente propri, di esserlo per ali volati in cielo troppo presto, e per quei tasselli di umanità che ancora brillano di luce, come occhi che guardano e sorridono. Così il mondo si è fermato, quella sera.. e l’immagine dell’umanità immobile dinnanzi all’intera famiglia reale, famiglia che preferisce maschere a volti, mentre dimostra come poter restare in silenzio, come potersi fermare, è stata cristallizzata nel cosmo e nel tempo, in quei sogni divenuti angeli.
E, trasformata come in un cigno, Lady Diana è volata via. I suoi cristalli sono divenuti occhi, il suo corpo anima e la sua maschera donna e, immortalata nel suo ricordo, il mondo è ancora capace di fermarsi quando il suo sorriso resta ancora l’unico luogo in cui potersi rifugiare.. e diventare la persona che si è. Per l’eternità.
Articolo realizzato da Stefania Meneghella