Un team di ricercatori ha compiuto una scoperta sensazionale su Van Gogh: le sue opere celano un qualcosa di straordinario. Ecco qual è.
Vincent Van Gogh è senza dubbio uno degli artisti più geniali e amati della storia dell’arte, soprattutto perché è considerato il precursore dell’espressionismo e leader indiscusso dell’arte contemporanea. Le sue opere, che oggi sono conservate nei più grandi musei del mondo, continuano infatti ad influenzare milioni di pittori in ogni angolo della Terra.
Alcuni dei suoi quadri più prestigiosi, come ad esempio la “Terrazza del caffè la sera, Place du Forum, Arles”, “I girasoli di Van Gogh”, “La camera di Vincent ad Arles” o “La notte stellata” si trovano ad esempio nei Paesi Bassi, a New York, a Londra e a Parigi. Alcuni ricercatori, dopo aver analizzato attentamente questi capolavori, hanno però scoperto un qualcosa di eccezionale.
Van Gogh, ecco cosa celano i suoi dipinti
Il famoso pittore olandese, che in vita non era purtroppo apprezzato e valorizzato, nacque il 30 marzo 1853 a Zundert (Paesi Bassi) e morì ad Auvers-sur-Oise (Francia) il 29 luglio 1890 all’età di 37 anni, dopo essersi sparato con un revolver. In realtà, la sua morte è tuttora avvolta dal mistero, poiché ci sono degli episodi non del tutto compresi perfettamente. Ad ogni modo, durante i suoi tre decenni di vita produsse una grande quantità di opere: si pensa che abbia realizzato quasi 900 dipinti, oltre 1.000 disegni e tantissimi schizzi. Oggi, un team di ricercatori cinesi e francesi guidato da Yongxiang Huang, un ricercatore della Xiamen University di Xiamen (Cina), ha scoperto cosa si cela dietro una delle opere più importanti di Van Gogh.
Il dipinto “La notte stellata”, realizzato nel 1889 e attualmente conservato al Museum of Modern Art di New York, suggerisce infatti che l’artista aveva perfettamente compreso la struttura matematica del regime turbolento, che i fisici studiano nella Fluidodinamica. In altre parole, dietro ogni movimento di un fluido (come ad esempio l’acqua) ci sono sempre delle regole matematiche, che spiegano le dimensioni dei vortici che si generano dopo aver “smosso” un liquido. Se provate ad esempio a muovere l’acqua in una vasca, vedrete sicuramente formarsi una serie di grandi vortici, che in pochi secondi si dividerebbero in più parti, diventando poi sempre più piccoli. Ebbene, Van Gogh ha portato questo fenomeno naturale nel suo cielo azzurro, creando così una serie di vortici di varie dimensioni.
Ciò che però sorprende maggiormente è il fatto che questi vortici, dipinti dal pittore olandese, seguano uno schema matematico ben preciso. In altre parole, non li ha realizzati casualmente, ma ha seguito delle regole descritte dalle equazioni matematiche. “La notte stellata” ci mostra quindi 14 forme vorticose che, interagendo tra di loro, portano alla nascita di vortici più piccoli e più grandi. Tutto – come ho scritto precedentemente – segue però uno schema molto dettagliato, poiché i ricercatori hanno scoperto che dietro queste bellissime forme vorticose si celano degli schemi matematici. Van Gogh conosceva quindi la matematica e la Fisica? Quasi sicuramente no. Secondo gli esperti, potrebbe esserci riuscito perché osservava quotidianamente il movimento dell’acqua, in particolar modo quella dei fiumi o dei laghi.