La sonda Juno della NASA, giunta nell’orbita polare di Giove nel 2016, ha catturato una serie di enormi vortici al polo nord del pianeta Giove.
I suddetti uragani gioviani, osservati il 5 luglio 2022 dallo strumento JunoCam di Juno, hanno un’altezza di 50 chilometri e una larghezza di centinaia di chilometri.
Studiare la formazione di queste tempeste ci aiuta a comprendere l’atmosfera di Giove, la dinamica dei fluidi e la chimica delle nuvole gioviane.
MISSIONE ESTESA FINO AL 2025
La missione nell’orbita polare di Giove, partita nel 2011 e arrivata nel 2016, è stata estesa fino al 2025.
A bordo della sonda vi sono numerosi strumenti scientifici, tra cui due a partecipazione italiana con supporto dell’Agenzia spaziale italiana (Asi): lo strumento Jiram, realizzato in Italia dalla Leonardo e guidato dall’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf); e lo strumento di radioscienza KaT (Ka-band Translator), realizzato da Thales Alenia Space e guidato dall’Università La Sapienza di Roma.
La suddetta missione ha compiuto scoperte sulla struttura interna, sul campo magnetico e sulla magnetosfera di Giove. E non solo: ha compreso che le dinamiche atmosferiche del pianeta sono molto più complesse di quanto gli scienziati pensassero in precedenza.
LEGGI ANCHE –> Hubble cattura una maestosa collisione tra due galassie
La missione, estesa fino al settembre 2025, non solo continuerà le osservazioni chiave di Giove, ma amplierà anche le sue indagini al sistema gioviano, con sorvoli ravvicinati alle lune Ganimede, Europa e Io.
Articolo a cura di Fabio Meneghella