Il telescopio spaziale James Webb, realizzato grazie alla partnership tra NASA, ESA (Agenzia Spaziale Europea) e CSA (Agenzia Spaziale Canadese), ha catturato una marea di galassie di diversa natura e forma: alcune appaiono come piccoli puntini luminosi, altre possiamo ammirarle in tutta la loro bellezza e nitidezza. La protagonista della nuova immagine di Webb è la galassia a spirale LEDA 2046648, situata nella costellazione di Ercole a circa 1 miliardo di anni luce dalla Terra.
Per osservare o scaricare l’immagine in alta definizione, è possibile consultare il sito internet EsaWebb.org (clicca QUI).
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PRINCIPALI OBIETTIVI DI WEBB
Uno dei principali obiettivi scientifici di Webb è osservare le galassie lontane nell’Universo primordiale, per comprendere i dettagli della loro formazione, evoluzione e composizione. L’acuta visione infrarossa di Webb aiuta il telescopio a guardare indietro nel tempo, poiché la luce proveniente da queste galassie lontane viene spostata verso il rosso, verso le lunghezze d’onda dell’infrarosso.
Il confronto tra le galassie più antiche con quelle più vicine a noi, aiuterà gli astronomi a capire come sono cresciute e come si sono evolute nel tempo. Webb sonderà anche la composizione chimica di migliaia di galassie, per far luce su come gli elementi pesanti si sono formati e accumulati con l’evoluzione delle galassie.
PERCHE’ WEBB E’ UN TELESCOPIO AGLI INFRAROSSI?
Webb è il primo telescopio capace di osservare le primissime galassie, e forse anche alcune delle prime stelle nate dopo la creazione dell’Universo che conosciamo (dopo il Big Bang). L’Universo conosciuto è nato 14 miliardi di anni fa con il Big Bang.
Con il telescopio Webb potremo quindi vedere la luce proveniente da 13,5 miliardi di anni fa, cioè poco dopo l’inizio di tutto. Con gli attuali telescopi ottici classici a luce visibile, riusciamo a vedere la luce proveniente da 13,2 miliardi di anni fa. Ciò vuol dire che con Webb ci spingeremo oltre, molto più vicino alla Genesi.
Per capire l’importanza e la necessità dell’osservazione agli infrarossi, dobbiamo ricordarci che la famosa “espansione dell’Universo”, cominciata dopo il Big Bang, non espande solo lo Spazio (allontanando fra loro stelle e galassie), ma espande anche la luce. Quest’ultima, col passare dei miliardi di anni di viaggio, inizia a subire gli effetti dell’espansione: viene talmente “stirata” e allungata da non essere più visibile ai nostri occhi o dai telescopi ottici classici.
La luce visibile ai nostri occhi è formata da onde corte e strette; la luce agli infrarossi è invece formata da onde più lunghe. Perciò, per osservare fino a 13,5 miliardi di anni luce, occorre un telescopio che capti queste onde allungate, cioè un telescopio agli infrarossi.
Queste onde, per esempio, hanno viaggiato per 13,5 miliardi di anni per arrivare fino a noi, e nel frattempo hanno subìto gli effetti dell’espansione dell’Universo. Questo vuol dire che sono partite dalla loro stella come luce visibile, cioè con onde corte e strette, ma strada facendo si sono allungate, diventando luce infrarossa.
- Cover image credits: ESA/Webb, NASA & CSA, A. Martel