Canoista della Nazionale italiana, specializzato nel Kayak, parte del Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle. Dalla sua Sicilia arriva alle Olimpiadi di Tokyo, passando per varie medaglie europee e mondiali, scivolando sull’acqua con forza e passione. È Samuele Burgo, classe ’98, l’atleta top che si racconta attraverso questa intervista.
Ciao Samuele, la canoa è una passione di famiglia. Da piccolo hai mai sognato di poter arrivare alle Olimpiadi?
La mia è una famiglia in cui lo sport è sicuramente un “affare di famiglia“. Ho avuto la fortuna di poter crescere in questo ambiente e, ovviamente, tutto ciò mi ha stimolato molto nel praticare uno sport ad alto livello. L’Olimpiade ho iniziato a sognarla dai 16/17 anni e, andando avanti nel tempo, ho capito che questo sogno sarebbe potuto diventare realtà. Ci ho sempre creduto finché non si è realizzato.
Come trovi la concentrazione prima di una competizione? Puoi descriverci gli attimi prima di entrare in canoa durante una gara?
Sicuramente ognuno di noi ha un diverso modo di concentrarsi e diversi riti per vivere l’attesa del pre-gara. Ad esempio, io cerco di essere me stesso senza stravolgere troppo la mia routine. Uso molto le cuffie perché amo ascoltare la mia musica; riesco a trovare la mia calma interiore in questo modo e mi dà sempre la carica giusta.
Cosa ti aspetti dal tuo futuro professionale?
Mi aspetto davvero molto. Sto lavorando abbastanza bene dopo Tokyo e ci troviamo in un Triennio che ci porterà verso Parigi. E’ già trascorso un anno e tutto sarà sempre più ravvicinato. Credo che essere ad alto livello per molti anni non sia facile, ma basta trovare l’allenamento giusto e la giusta convinzione.
C’è una barriera reale e costante che andrebbe abbattuta: quella del divario tra sport “minori” e sport a cui viene concessa più visibilità. Cosa ne pensi?
Viviamo purtroppo in un’epoca in cui si dà sempre più peso ad alcuni sport, e quelli cosiddetti “minori” (tra cui il mio) trovano sempre meno spazio. La fatica che si fa per emergere è enorme. Credo che in Italia sia una questione culturale e questo dispiace molto, perché con il passare degli anni nulla cambia e tutto rimane come prima. Spero che in futuro possa modificarsi qualcosa, ma non sarà facile: fin quando si darà poco spazio in tv, sarà difficile competere con gli sport più seguiti.
La gara più bella e quella più difficile a cui hai partecipato?
Le due gare che ricordo con più piacere sono il Mondiale del 2019 (che mi ha permesso di ottenere il pass) e ovviamente i Giochi Olimpici di Tokyo. La prima è un ricordo fantastico perché io e il mio compagno di barca sapevamo che avremmo potuto arrivare alla qualifica olimpica; ricordo in particolare tutte le infinite attese di quei giorni e gli istanti prima della Semifinale in cui abbiamo vinto. Questo ci ha permesso di arrivare alla Finalissima dove abbiamo poi raggiunto le prime 6 posizioni e quindi il pass olimpico. Poi ci sono stati i Giochi Olimpici che, per ogni atleta, rappresentano La Gara. Ricordo esattamente ogni istante sia in gara che in pre-gara: è stata un’emozione fantastica arrivare tra i primi 9 del mondo in k1. Spero di poter vivere ancora momenti come quello di Tokyo.
Progetti in corso?
Nel mio imminente futuro, ci sono diversi progetti ma allo stesso tempo obiettivi. Ci sarà il mondiale di qualificazione per le Olimpiadi di Parigi 2024 e la Laurea Magistrale in Giurisprudenza. Ho terminato gli esami e adesso mi sto concentrando sulla tesi, ma ammetto che andare in canoa mi viene più facile e naturale.