Tra le varie interviste ci sono sempre quelle che rubano un po’ di noi, che insegnano e lasciano tracce profonde. È questo il caso di due importanti atleti della Nazionale Paralimpica di atletica leggera, Emanuele di Marino e Arjola Dedaj: La Coppia dei Sogni.
Lei, oro nel salto in lungo ai Mondiali Paralimpici di Londra 2017 Cat. T11 e ben sette medaglie ai Campionati Europei. Ha ricevuto la massima onorificenza dal CONI, cioè il Collare d’oro al Merito Sportivo.
Lui, oro nei 400 m all’Europeo del 2021 Cat. T44 con un tempo di 56”56; detentore di record continentali, europei e nazionali; argento e bronzo ai Mondiali Paralimpici di Londra 2017 e detentore di 5 medaglie europee.
Guardano a Parigi 2024 con la massima determinazione. Simboli di pari opportunità, coraggio e smisurato talento.
Ciao Emanuele, ciao Arjola. Siete due atleti che, attraverso la loro influenza mediatica e i traguardi ottenuti a livello mondiale ed europeo, riescono a trasmettere dei valori alla comunità sportiva che non tutti sono in grado di comunicare. Quali sono i più importanti valori su cui basate la vostra attività sportiva?
Crediamo che i valori più importanti che possiamo dare siano l’umiltà e la resilienza. Lo sport per noi è stato fondamentale, ci ha permesso di crescere e di acquisire fiducia in noi stessi senza paura di essere giudicati. Lo sport come palestra di vita ci ha educato a un allenamento non solo del corpo ma anche della mente. Certo, bisogna saper affrontare la disabilità; se non la accetti ti può portare verso il basso. Se, invece, ritieni la tua disabilità una caratteristica, può essere un valore aggiunto al percorso di vita. Il concetto non è facile da assorbire per chi ascolta e a volte nemmeno per chi la vive in prima persona. Noi, attraverso il nostro vissuto e le nostre esperienze, abbiamo imparato che non dobbiamo lasciare nulla al caso ma lottare con quello che abbiamo a disposizione per rendere la nostra vita serena, felice e integrata nella società. Per fare questo siamo maturati nel tempo grazie allo sport che ci ha permesso di spogliarci dai pregiudizi e di affrontare le sfide della vita con tenacia. Ci teniamo a dire però che non bisogna portare all’estremo questa cultura dello sport paralimpico, né da una parte, né dall’altra (pietismo ed eroismo).
Il vostro palmarès è ricco di medaglie di ogni genere. Quale è stata la competizione che vi ha lasciato qualcosa in più delle altre?
Difficile concentrarsi su una in particolare, perché ognuna ti lascia qualcosa di speciale. Partecipare insieme a Rio alla nostra prima paralimpiade 2016 è stata un emozione unica, era il nostro sogno e l’abbiamo realizzato. Da questo l’ispirazione del nostro progetto “La Coppia Dei Sogni”! La differenza di questo risultato l’ha fatto sicuramente il nostro amore, l’unione l’uno con l’altro e la passione che ci accomunava. Ci abbiamo creduto fino in fondo, abbiamo lavorato duramente per 4 anni come si fa per ogni paralimpiade, non ci siamo abbattuti nemmeno nei momenti più bui ma abbiamo reagito, i momenti difficili ci hanno spronato a non mollare e dare il massimo di noi stessi. Ed ecco qui un altro momento indimenticabile: Londra 2017 dove entrambi abbiamo portato a casa risultati eccellenti; certo, non sempre si riesce a salire sulla vetta, ma quando ci riesci è come aver toccato il cielo con un dito. E’ la gratificazione dei lunghi anni di costante e incessante lavoro senza mai mollare. Ci sono stati anche momenti in cui i risultati aspettati non sono arrivati ma anche questo è stata e continua ad essere una lezione di vita per noi. Rinforzarsi, ricrederci e riprovarci perché c’è una cosa importante che ci accompagna sempre, “la passione”.
Siete una coppia nella vita, con un figlio, e la spalla l’uno dell’altra. Le vostre disabilità si compensano e questo crea un’alchimia unica che dà il meglio di sé in and off the field. Quale è il vostro segreto?
Abbiamo deciso di dare una svolta alla nostra routine, alla nostra vita, da coppia, diventare famiglia. Abbiamo cercato subito al ritorno da Londra un figlio: era un momento importante nel contesto sportivo, eravamo sicuramente all’apice, ma desideravamo tanto diventare genitori. Ed ecco che nel 2018 arriva il nostro bimbo. Complice l’amore, il rispetto l’uno per l’altro, la voglia di stare insieme e di crescere insieme. In questo Leonardo, il nostro meraviglioso bambino, ha contribuito molto. Ci aiutiamo a vicenda per cercare di dargli il massimo possibile in tutti i sensi ma soprattutto di fargli sentire l’amore che proviamo per lui. Essere genitore è il mestiere più difficile al mondo, la paura di sbagliare che ti mette subito alla prova e che ti permette di crescere, una crescita alla pari con il tuo bimbo, la testimonianza più bella al mondo della tua essenza. Ovvio, non siamo diversi dagli altri con o senza disabilità, abbiamo anche noi i nostri litigi, i nostri conflitti o confronti, ma poi la barca continua a remare sincronizzati verso la stessa direzione!
L’emozione di un record continentale a cosa può essere paragonata?
Trovare un paragone non è semplice. Possiamo dire solo che è un’emozione fortissima e una ricompensa ai tanti sacrifici fatti.
Parigi 2024 è il vostro prossimo obiettivo. Quanto è importante porsi degli obiettivi nella vita professionale e personale? Cosa vi aspettate da queste prossime Paralimpiadi?
Nella vita è importante porsi sempre degli obiettivi così come nello sport; è uno stimolo a migliorare, superare i propri limiti e avere la spinta per alzare l’asticella dei propri risultati. Per Parigi 2024 speriamo di poter partecipare al massimo delle nostre capacità e di poter dare il meglio di noi stessi. Se poi dovesse arrivare un buon piazzamento, saremmo veramente strafelici. Quello che ci piacerebbe di più pensare è che nostro figlio, che già capisce l’essenza magica dello sport, possa venire, seguirci e vedere gareggiare direttamente allo stadio olimpico.
Parigi a parte, qualche anticipazione sui vostri progetti futuri?
Vogliamo un mondo più equo, più inclusivo, ma spesso siamo presi d’assalto dagli eventi che ci sfuggono di mano dettagli rilevanti rischiando di inciampare su passi più lunghi della nostra consapevolezza sul trattato di certe tematiche scivolando così in discriminazioni ancor prima delle inclusioni. Il web, la televisione, i media offrono tantissime conoscenze sulla disabilità e hanno aperto le porte su questa realtà che sicuramente ha dato tanto al popolo, rischiando però a volte di interpretare solo una parte della faccia della medaglia della disabilità e creando così a volte falsi miti ed eccessivi illusioni. La nostra testa, con i modelli di vita già strutturati e la conoscenza dell’informazione, deve lavorare ancora tanto per includere realmente il diverso in ognuno di noi offrendo ad ognuno la stessa opportunità in qualsiasi ambito.