Autore e produttore dei programmi “Dal Pollaio alla Pista” e “Le Regine” su MotorTrend; autore di diversi libri tra cui, per citarne uno, il best seller “478. I diari della Miura Nera”; fondatore di Drive Experience, il canale italiano numero uno per l’auto sportiva che ha un proprio corner al Museo Nazionale dell’automobile di Torino; fondatore della Drive Experience Academy, l’unica scuola al mondo per collaudatori e dell’app DriveMob; protagonista indiscusso e senza precedenti del MotorSport italiano, costruitosi da solo, che con il suo canale Youtube ha al seguito oltre 400 mila iscritti appassionati di motori e di quello che solo lui è in grado di trasmettere: Passione. Lui è Davide Cironi.
Ciao Davide, la tua passione per le auto sportive sembra essere a tratti efferata e cruda quanto bella e travolgente. Quando nasce?
Nasce da prima che potessi accorgermene, da prima che ne abbia memoria e coscienza. Semplicemente è sempre stato così, senza spiegazione e senza l’influenza di nessuno. Ti direi che il più antico documento che giustifica questa mia inclinazione è il video di mio nonno che al primo compleanno mi infila in una Ferrarina a pedali, ma in realtà era così tutti i giorni della mia infanzia. Io vedevo solo potenza, neanche solo macchine direi. Sempre mio nonno, che era un grande amante della natura e delle arti figurative, mi insegnava ad apprezzare gli animali e a studiarli attraverso il disegno, le gigantesche enciclopedie che aveva nella sua biblioteca. Dunque dinosauri, grandi felini, predatori marini, tutte le creature che erano potenti e agili mi affascinavano spasmodicamente. Non potevo controllarle però, non potevo fare altro che ammirarle da fuori, e io a guardare gli altri fare cose sono sempre stato poco capace. Le macchine sportive, le auto da corsa, gli aerei da caccia erano la trasposizione di quel fascino, ma sapevo che un giorno avrei potuto controllare io quella potenza con le mie mani. Con gli aerei da caccia ho desistito presto, quando mi hanno informato che avrei dovuto sapere di matematica e studiare molto più degli altri, che non era come in Top Gun. Le macchine invece, con un po’ di sacrificio, avrei potuto avvicinarle.
Hai dichiarato in passato di rimanere sempre fedele ai tuoi ideali, i quali hanno prevalso e prevalgono su proposte magari allettanti ma che girano soltanto intorno a un discorso di immagine con poco valore reale. Queste scelte rappresentano oggi un modus operandi raro e degno di nota. Quali sono i tuoi ideali? Quanto sono importanti l’etica e i valori nel mondo lavorativo e sportivo?
Sono stato cresciuto in un certo modo, pur essendo tutto tranne che un santo. La differenza forse che c’è tra me e altri sta solo nella chiarezza dell’idea che ho dal giorno zero di questo progetto. Forse dal giorno zero di tutto. Ho sempre saputo che avrei vissuto in modo non convenzionale e che sarebbe arrivato il giorno in cui avrei potuto basare tutta la mia vita solo su quello che amo fare; non era però facile immaginare il “come” quando ero costretto a tenere i termosifoni spenti o a fare 3 lavori per potermi permettere la prima macchina sportiva. Pensa che quando ho comprato la mia attuale Porsche mi allenavo a pagare le spese di una macchina che non potevo permettermi, perché un domani fossi pronto a pagarne di più. Sono cose quasi al limite del tossico, vanno sapute gestire e vanno basate solo e soltanto su una passione sadicamente sana, altrimenti ci si fa male. Questa disciplina mentale mi è stata indispensabile a resistere ai primi anni di Drive Experience in cui si spendeva tutto e non si guadagnava niente, ma ancor più importante, mi è servita a formare la mia tempra morale preparandomi ad affrontare il mondo dei riflettori automobilistici, che è stracolmo di trappole dorate e arrivisti che di passione per le automobili ne hanno poca.
Uno dei tuoi libri, forse il più amato da tutti, è “478. I Diari della Miura Nera”. Un romanzo dalla scrittura imponente, solitaria, riflessiva. Quanto c’è di te nel protagonista Tonino?
Considera che ho scritto quel libro a 21/22 anni, e proprio nel periodo in cui facevo 3 lavori (prima ancora della nascita di Drive Experience), in un periodo in cui avevo cento volte più tempo libero di ora nonostante il triplo lavoro. Sono sempre stato molto appassionato di cinema e di letteratura, nonché di musica. Quindi venne facile distaccarmi dal mio personaggio, creandolo molto più estremista di quanto io non sia, o non fossi almeno a suo tempo. Ha tantissime cose di me, alcune cose di persone della mia vita, e vale lo stesso per la sua Adriana o per altre figure che compaiono nel racconto. Mi è piaciuto crearlo diverso da me sotto alcuni punti di vista, che fa scelte diverse da quelle che avrei fatto io, che non ha alcuni vincoli che ho avuto io, in negativo e in positivo. Dunque siamo la stessa persona, ma non lo siamo affatto. Così credo debba essere la scrittura. Quando lo immaginai, c’era già nella mia testa prima un film che un libro, infatti è scritto in modo molto visivo e cinematografico, già con una musica quasi per ogni scena. Per ora resta un sogno, ma in futuro chi lo sa… Talmente tante cose assurde mi sono successe che non mi stupirebbe poi tanto un giorno vedere un film o una serie “I Diari della Miura Nera“.
Non sei una persona che trova scuse, ma piuttosto sai darti da fare per raggiungere degli obiettivi. E ne hai raggiunti molti. Quale è stato il traguardo che più ti è costato finora?
Sicuramente la TV a livello di stress, impegno, dedizione e sacrifici. La soddisfazione giunta grazie alla televisione e il cambio di passo nella nostra attività di casa produttrice è gigantesca, ma reggere botta è veramente difficile. In questi ultimi tre anni ho perso occasioni importanti, eventi irrinunciabili, ho scontentato persone che mi vogliono bene, trascurato la mia salute spesso. Ora ho finalmente trovato il modo di delegare (con supervisione molto stretta) alcuni miei impegni, a partire dal montaggio video che fino a ieri volevo fare quasi tutto da solo, e mi sto sforzando anche di tornare ad allenarmi. Un’altra mia infinita passione, assolutamente paragonabile alle auto, è sempre stata il Basket. Da quest’anno sto tornando a giocare e togliendo la ruggine proprio come faccio con i vecchi rottami che trovo per la TV. Ad un certo punto uno deve capire che certe cose non tornano indietro, e prima lo capisci meno danno ti fai. Bisogna lavorare duro, al massimo, ma non oltre il massimo come ho voluto fare io troppo a lungo.
Quali sono gli elementi che ti portano a scegliere e provare una determinata auto?
Mi deve affascinare e incuriosire, ma posso sceglierla anche solo perché il pubblico ne ha bisogno. Di mio cerco di evitare le auto che so già non mi piacerebbero per niente. C’è talmente poco tempo a disposizione che sarebbe stupido farlo. Dunque quando avrò finito con le mie “irrinunciabili” (e ne mancano tantissime) inizierò a pormi più domande. Per ora non c’è proprio altro da pensare se non che la lista è lunghissima e ci sarebbe lavoro per decenni.
Per molti sei la dimostrazione che il coraggio va oltre i limiti. Limiti che ti piace superare, provando l’ebbrezza della guida sportiva. Quale è stata l’auto che ti ha dato più emozioni?
Senza dubbio la “mia” F40, per tutti i motivi che spiego nel video. Ce ne sono state tante però, e direi che le mie 5 fondamentali sono state F40, Miura, Lancia 037 Gr.B, Alfa 155 DTM ed F50 (con un posto speciale e incomparabile per la Zonda R guidata a Imola).
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Progetti futuri?
Un bel capannone come sede del Drive Experience, per metterci tutte le nostre cosine, finalmente dare ai ragazzi un posto dove lavorare tutti insieme, riunire tutte le macchine in un posto solo e renderlo accessibile al nostro pubblico con open days per gruppi e famiglie. 2 – Una serie TV o un film, magari basato su uno dei miei libri. 3 – Comprare una F40.4 – Organizzare tutto in modo da tornare ad avere un po’ di tempo per godermi le cose.