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A Roma, il panorama cinematografico sta subendo un cambiamento drammatico. Dopo la chiusura dei cinema d’essai, dei cineclub e delle sale parrocchiali avvenuta negli anni Novanta, è ora il turno delle storiche sale cinematografiche, che vengono trasformate in sale slot o centri commerciali. Questo fenomeno rappresenta un grave danno culturale, come evidenziato dall’appello di Renzo Piano, rivolto a Sergio Mattarella e Giorgia Meloni. La sua iniziativa ha trovato il sostegno di centinaia di autori di cinema, tra cui nomi illustri come Martin Scorsese, Wes Anderson, Francis Ford Coppola e Jane Campion. A tal proposito, Eusebio Ciccotti e Giuseppe Fiori raccontano l’amore per il cinema e la sua evoluzione.
Il cinema negli anni ’60: un’epoca d’oro
Negli anni ’60 del Novecento, il cinema rappresentava una vera e propria festa per gli appassionati. Le giornate si concludevano spesso con una visita al cinema, ben lontana dalla cena a casa o dalle ultime osterie in stile anni Trenta. Le tovaglie di carta o cotone quadrettate, insieme a un vino dei Castelli, facevano da sfondo a serate indimenticabili. Ogni pomeriggio, il quotidiano Paese Sera guidava i romani nella scelta del film da vedere, con le recensioni di Callisto Cosulich, un critico cinematografico triestino noto per il suo stile ironico.
Il cinema Rex, situato in Corso Trieste, era un punto di riferimento per tutti i romani. La sua ampia galleria ricordava l’atrio di una stazione ferroviaria, accogliendo gli spettatori in un’atmosfera di grandezza. Ognuno aveva le proprie preferenze in fatto di sale cinematografiche, affezionandosi al proprio “cinema” e alla posizione che occupava in sala. Le scelte cinematografiche erano spesso un compromesso tra i gusti personali e quelli del compagno di poltrona, creando un’armonia di visioni diverse.
Un viaggio attraverso i generi cinematografici
La varietà dei generi cinematografici era un elemento fondamentale della cultura cinematografica degli anni ’60. I film di spie, a partire da James Bond con Licenza di uccidere nel 1962, erano tra i più amati, con Sean Connery che conquistava il cuore delle donne. I western, con le colonne sonore memorabili di Ennio Morricone, come in Per un pugno di dollari (1965) di Sergio Leone, erano altrettanto apprezzati.
Il neorealismo italiano continuava a esercitare il suo fascino, con opere come Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini e Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli. La filmografia felliniana, che spaziava da La dolce vita (1960) a Otto e mezzo (1963), contribuiva a definire un’epoca. Non si poteva ignorare la nouvelle vague, che portava freschezza e innovazione, con titoli come I quattrocento colpi di François Truffaut e Il disprezzo di Jean Luc Godard.
Il fascino del cinema hollywoodiano, che affondava le radici in film iconici come Casablanca (1944), continuava a incantare il pubblico. I capolavori di Alfred Hitchcock degli anni ’60, come Il sipario strappato (1966), portavano storie avvincenti e colpi di scena che catturavano l’attenzione degli spettatori.
Un’eredità cinematografica indelebile
L’amore per il cinema si manifestava anche attraverso la scoperta di opere internazionali. Film russi come L’infanzia di Ivan di Andrej Tarkovsky e i capolavori giapponesi di Akira Kurosawa come Rashomon (1950) e I sette samurai (1954) arricchivano l’offerta cinematografica. Le opere di registi come Ingmar Bergman e Miloš Forman introducevano tematiche nuove e provocatorie, aprendo le porte a discussioni e riflessioni.
Le piccole sale di proiezione, spesso anguste e scomode, diventavano luoghi di ritrovo per cinefili. I film proiettati in questi spazi, anche quelli considerati incomprensibili, erano accolti con entusiasmo. L’atmosfera che si creava durante l’ultimo spettacolo, con la scelta del film e il buio in sala, era carica di emozione, simile a quella di un evento teatrale.
La frenesia cinefila si manifestava in serate che iniziavano con l’ultimo “sgoccetto” e la consultazione della “pagina dei cinema” sul giornale. La ricerca del film perfetto si trasformava in un rituale, che univa amici e appassionati in una comune passione. Questi momenti, ricchi di attese e sogni, rappresentano un patrimonio culturale che, sebbene minacciato, continua a vivere nei ricordi e nelle locandine della memoria.