Il mondo del cinema si arricchisce di una nuova esposizione che esplora il ruolo fondamentale degli storyboard nella creazione di film iconici. Fino all’8 settembre 2025, l’Osservatorio della Fondazione Prada di Milano ospita “A Kind of Language: Storyboards and Other Renderings for Cinema”, una mostra curata da Melissa Harris. Questo evento offre ai visitatori l’opportunità di scoprire come i registi utilizzino questi strumenti visivi per pianificare le loro opere.
La mostra si apre con un esempio emblematico: la celebre scena della doccia in Psycho di Alfred Hitchcock. Per realizzarla, il regista ha impiegato solo 45 secondi di girato, ma ha utilizzato ben settantadue angolazioni della macchina da presa per massimizzare la tensione emotiva. Saul Bass, il disegnatore di storyboard, ha creato quarantotto schizzi per pianificare ogni dettaglio di quella sequenza memorabile. Questo è solo uno dei tanti storyboard esposti, che coprono un arco temporale che va dagli anni Venti fino ai giorni nostri.
Nelle sale dedicate della cupola della Galleria Vittorio Emanuele II, i visitatori possono ammirare schizzi, note scritte a mano, bozzetti, fotografie e filmati. Tra i pezzi in mostra ci sono anche opere di Walt Disney e dei Fleischer Studios, fino a progetti contemporanei come Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki. Altri lavori significativi includono Un chien andalou di Luis Buñuel, realizzato in collaborazione con Salvador Dalì, e l’ultimo film di Jia Zhangke, Caught by the Tides (2024), che utilizza immagini d’archivio delle sue opere precedenti.
La mostra non si limita a presentare solo i lavori di registi famosi, ma celebra anche il contributo di artisti specializzati in storyboard. Non tutti gli schizzi sono realizzati dai registi stessi; ad esempio, Federico Fellini, noto per il suo approccio visivo, ha disegnato i quadri per Amarcord, mentre Sofia Coppola ha creato schizzi preparatori per Il giardino delle vergini suicide. Tra i registi che amano occuparsi personalmente della fase preparatoria ci sono Pier Paolo Pasolini con Mamma Roma, Martin Scorsese con Toro scatenato, e Todd Haynes per Io sono ancora qui, il film su Bob Dylan.
Anche Jean-Luc Godard, con il suo lavoro su Le livre d’image (2018), e Ingmar Bergman, con i suoi diari e manoscritti per Fanny e Alexander e Persona, sono rappresentati. Wim Wenders, Agnes Varda, Akira Kurosawa, Terry Gilliam e Wes Anderson completano il panorama di artisti che hanno utilizzato lo storyboard come strumento creativo.
Tra i nomi più noti nel campo degli storyboard, Saul Bass spicca per il suo contributo a film iconici come West Side Story (1961), dove ha aiutato a strutturare le coreografie. Anche David Byrne ha lasciato il segno con il documentario Stop Making Sense, realizzato per il concerto dei Talking Heads al Pantages Theatre di Hollywood nel 1983.
Un altro artista di rilievo è Gabriel Hardman, che ha lavorato su Interstellar di Christopher Nolan, contribuendo con la sua esperienza a film complessi come Indiana Jones e Il pianeta delle scimmie. Pablo Buratti, un talentuoso storyboard artist argentino, ha collaborato con registi come Terry Gilliam e Pedro Almodóvar, creando schizzi che catturano le emozioni dei personaggi, come nel caso di Julieta.
Buratti, laureato in graphic design a Buenos Aires, ha lavorato con Almodóvar dal 2008 e ha contribuito a numerosi film, culminando con il Leone d’oro La stanza accanto (2024). Il suo studio a Madrid è diventato un punto di riferimento per il cinema spagnolo, dimostrando come gli storyboard possano influenzare profondamente la narrazione cinematografica.