I Whiteshark – il duo urban della provincia milanese – tornano sulla scena musicale con l’album Brezis vol.1, un progetto discografico che contiene 10 tracce tra cui i singoli Stavolta No, Non Risponderò e Cachet (usciti nei mesi scorsi). I due ragazzi hanno anche iniziato ad esibirsi nelle scuole medie, in modo da sensibilizzare i giovani a credere nei loro sogni.
Ci siamo sentiti in occasione dell’uscita del vostro singolo Cachet: adesso avete pubblicato un album. Cosa è cambiato da allora?
Più che cambiato, il nostro percorso si è prolungato. Avevamo già le idee chiare sulle mosse che dovevamo fare. Dopo i tre estratti, avevamo deciso di far uscire questo album che si è costruito da solo. Ci siamo resi conto che era un prodotto lineare, e abbiamo così pensato di dedicare questo titolo ai nostri supporters per per dare valore proprio a loro.
Parlando appunto del vostro album Brezis vol.1: dove nasce l’idea per questo progetto?
L’idea nasce dalla nostra volontà di insegnare alla gente l’importanza di credere in quello che si sta facendo. Volevamo far capire questo: credere nei propri sogni è necessario. Vogliamo mandare questo messaggio: tutto è possibile, bisogna solo crederci.
La domanda sorge spontanea: ci sarà anche un volume 2? Potete anticiparci qualcosa a tal proposito?
Al momento non c’è in programma il volume 2, ma pensiamo che possa esserci in futuro.
Questo disco riprende diversi generi musicali come il rap, trap e pop ma anche la dance e il raggaeton. Com’è nato il vostro approccio a questi stili? Chi sono stati i vostri maestri musicali?
C’è sicuramente una grande influenza, ma facciamo quello che sentiamo. Ci piace soprattutto creare qualcosa di originale e che possa piacere al nostro pubblico.
State suonando anche nelle scuole, rivolgendo la vostra attenzione a numerosi giovani: qual è il consiglio che vi sentite di dare ai ragazzi che vorrebbero approcciarsi per la prima volta al mondo della musica?
Daniele: Ci teniamo sempre a precisare che non vogliamo insegnare nulla a nessuno; vogliamo raccontare le nostre esperienze, far capire che nella vita è importante credere e provare a realizzare i propri sogni. Se iniziano un percorso, devono essere sicuri di quello che fanno e dell’obiettivo che hanno: devono avere le idee chiare; l’approccio è fondamentale per capire come affrontare le varie situazioni.
Simone: Bisogna credere in quello che si fa, credere nei propri sogni, portare avanti quello che inizi a fare. Proprio come fa lo squalo: per questo inseguiamo questa cosa e cerchiamo di farla al meglio nonostante i problemi che possono esserci.
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Quali sono i vostri futuri progetti?
Porteremo sicuramente avanti il progetto delle scuole: vogliamo trasformare la nostra musica in mezzo con cui parlare con i giovani. Per il momento, stiamo visitando le scuole della Lombardia ma c’è anche la possibilità di espanderci. Vogliamo far capire ai ragazzi che è giusto sempre andare lì a consigliare. Ci saranno poi i live in programma, e quelli sono in fase di dettaglio. Ci sarà l’apertura del concerto di The Kolors, e l’apertura – a metà luglio – di un concerto che vedrà la presenza di tanti artisti tra cui Caparezza.
Intervista a cura di Stefania Meneghella